In una recente intervista Mike McCready, chitarrista dei Pearl Jam, ha raccontato uno degli aneddoti più divertenti della loro storia. Era il 1991, il momento in cui la loro carriera decolla grazie al successo del primo album Ten, lanciato con un lungo tour americano in cui suonano anche come special guest dei Red Hot Chili Peppers, prima di partire per l’Europa con il concerto a Monaco di Baviera del 13 marzo 1992 in cui suonano tutto Ten dall’inizio alla fine.
“Ten era essenzialmente una scusa per suonare dal vivo” hanno dichiarato i Pearl Jam, “Abbiamo detto alla casa discografica: sappiamo di poter diventare una grande band, fateci andare in giro a suonare”. Come tutte le band, i Pearl Jam si muovono attraverso gli Stati Uniti con il tour bus: «L’autista che avevamo era un tipo di nome Frank che noi chiamavamo Dirty Frank perché avevamo paura di lui. Pensavamo fosse un serial killer».
Durante le lunghe ore di viaggio tra un concerto e l’altro, sul tour bus i Pearl Jam cominciano a scherzare tra loro: “Gli altri ragazzi mi prendevano in giro dicendo che ero io la prima vittima, perché ero quello più magro”. Lo scherzo diventa anche una canzone, Dirty Frank, un b-side di Even Flow pubblicato nella edizione inglese e in quella tedesca e poi nella raccolta Lost Dogs del 2003.
“Abbiamo rubato la parte musicale di mezzo dai Red Hot Chili Peppers dopo aver aperto il loro concerto” ha detto Mike McCready, “E abbiamo immaginato la storia delle cose terribili che il nostro autista faceva mentre noi suonavamo”. Una chicca nella produzione dei Pearl Jam, una gloriosa jam session funk rock con un groove molto simile a quello dei Red Hot Chili Peppers e un testo ironico in cui Eddie Vedder chiama il loro autista “Dirty Frank Dahmer” come il celebre serial killer di Milwaukee. Nessuno sa se Frank avesse davvero qualcosa da nascondere, ma Mike McCready ha detto di non essersi mai sentito molto sicuro durante quel tour: “Ogni tanto dopo un viaggio lungo tutta la notte trovavamo delle lattine di birra vuote nascoste sotto il suo sedile. Ci dicevamo: siamo fortunati ad essere ancora vivi!”.
Fonte : Virgin Radio