Milleproroghe 2023, cosa c’è nel decreto

Meno tasse per i calciatori, medici in pensione più tardi, meno smart working e ulteriori strette al superbonus edilizio. Sono questi alcuni dei provvedimenti contenuti nel cosiddetto decreto Milleproroghe in arrivo il 28 dicembre sul tavolo del Consiglio dei ministri. Diventato ormai una consuetudine annuale, e spesso abusato nella sua ampiezza, il decreto ha lo scopo principale di far prorogare scadenze di legge vicine al termine, ma spesso include leggi che il governo di turno non è riuscito a inserire nella legge di bilancio, la cui approvazione deve arrivare entro il 31 dicembre di ogni anno.

Cos’è il Milleproroghe

In un colpo solo, il Milleproroghe consente di approvare velocemente una serie di leggi che altrimenti potrebbero restare bloccate nell’iter parlamentare. Essendo un decreto legge, le norme entrano subito in vigore appena ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri ma hanno bisogno di essere presentate al Parlamento entro 5 giorni e del voto del Parlamento per essere confermate entro 60 giorni, pena il decadimento. Data la sua natura sbrigativa, il Milleproroghe è stato spesso farcito di tantissime micro disposizioni richieste da parlamentari o gruppi politici, tanto da provocare l’intervento della Corte costituzionale, nel 2010, a causa degli eccessi.

Per quest’anno non sembrano esserci esagerazioni e la bozza circolata contiene 23 articoli. Sul piatto ci sono norme relative alla pubblica amministrazione, la sanità, la previdenza sociale, l’istruzione e rinvii legati ai singoli ministeri.

Le misure del 2023

Tra le misure più discusse si trova sicuramente la possibile estensione delle agevolazioni per accedere allo smart working oltre il 31 dicembre 2023, per lavoratori e lavoratrici della pubblica amministrazione in condizione di fragilità o genitori di minori di 14 anni. C’è poi la questione delle pensioni per i medici, con l’ipotesi voluta dal governo Meloni di innalzare ulteriormente la soglia di vecchiaia, portandola a 72 anni invece che gli attuali 70 previsti in legge i bilancio.

Si parla anche della possibile fine del mercato tutelato per il gas, sulla scia di quanto già fatto per quello dell’elettricità. Tuttavia, entrambi i provvedimenti resteranno a lungo sospesi, dato che il presidente dell’Autorità per l’energia (Arera), Stefano Besseghini, ha già firmato una delibera che fa slittare al primo luglio 2024 la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica, per consentire ai circa 8,7 milioni di clienti interessati di adattarsi al nuovo regime.

Fonte : Wired