In una lunga intervista Antonella Viola, immunologa e professoressa di Patologia generale all’università di Padova, ha raccontato la sua esperienza riguardo al problema delle molestie sessuali e delle discriminazioni per le donne che lavorano in ambito sanitario. “All’epoca avevo 22 anni e non denunciai. Ma avrei dovuto, il ricatto sessuale è un reato”, spiega.
L’immunologa Antonella Viola – Foto Instagram
“Posso raccontare due episodi diretti di molestia sessuale. Molti altri invece mi sono stati riferiti perché mi occupo di problemi di genere nella mia università. È un’esperienza abbastanza comune purtroppo”.
A parlare è l’immunologa Antonella Viola, professoressa di Patologia generale all’università di Padova, che ha deciso di rendere la sua testimonianza in un’intervista a Repubblica, confermando così quanto emerso nell’ambito di un’inchiesta sulle molestie e le discriminazioni subite dalle professioniste che lavorano in ambito sanitario.
Il racconto dell’immunologa Antonella Viola
“Anche a me da ricercatrice, è capitato. Subito dopo la laurea in Biologia, proprio durante l’esame di ammissione al dottorato di ricerca“, ricorda Viola. “Un professore ordinario cercò in ogni modo di mettermi in difficoltà con le domande. Vinsi il dottorato lo stesso e dopo qualche giorno lui mi chiamò nel suo ufficio. ‘Come vedi posso renderti la vita complicata’, disse, ‘ma se prendi l’abitudine di passare dal mio studio tutti i tuoi problemi si risolveranno’”.
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All’epoca la professoressa aveva solo 22 anni e riconosce che “trent’anni fa non c’era nemmeno coscienza di questioni simili. L’unica cosa che mi venne in mente, ed è la stessa che consiglierei a una studentessa oggi, fu parlare con un professore di cui mi fidavo, quello della tesi. Lui mi promise che avrebbe discusso con il collega e per fortuna tutto si appianò. Non ebbi più a che fare con quel docente, ma ripensandoci oggi – ragiona – con il mio carattere avrei potuto denunciarlo. Il ricatto sessuale è un reato“.
Da un secondo episodio che Viola ha raccontato emerge anche il fatto che non si tratterebbe di un problema soltanto italiano. “Ero all’estero, in Europa”, ricorda l’immunologa. “Anche lì un superiore mi fece un’avance sotto forma di ricatto. Nonostante avessi già fatto passi avanti come ricercatrice, mi ritrovai paralizzata. Provai a parlarne con qualche collega, ma capii che sarei stata io a pagare il prezzo della battaglia. Allora, scelsi di fare le valigie e tornai in Italia“.
Dottoresse e specializzande non denunciano: “Hanno paura di ripercussioni”
Il problema resta quello della denuncia che non arriva e dei colleghi che non vengono puniti. “Sono nel direttivo del Centro Elena Cornaro per le questioni di genere dell’università di Padova e le studentesse lamentano di continuo episodi simili: ricatti sessuali da parte dei docenti e minacce di ritorsioni contro la loro carriera”, spiega Antonella Viola.
“Nessuna però denuncia, si limitano a parlarne in forma anonima per paura. Le ritorsioni contro la carriera sarebbero a quel punto certe, ci sarebbero ripercussioni sulla loro reputazione. Nessuna sceglie di andare fino in fondo”, conclude.
Fonte : Fanpage