Insieme alla tredicesima per i dipendenti pubblici è arrivato anche il maxi anticipo derivato dal rinnovo dei contratti. Ma per i redditi fino a 35 mila euro – cioè quelli che beneficiano del taglio del cuneo fiscale – sono stati prelevati tutti i contributi.
Con la tredicesima i dipendenti pubblici aspettavano anche il maxi anticipo previsto dal rinnovo dei contratti, ma per molti la sorpresa è stata meno “sostanziosa” del previsto: per i redditi fino a 35 mila euro, infatti, sono stati prelevati i contributi, nonostante il taglio del cuneo fiscale rinnovato dal governo.
Facciamo un passo indietro. In Manovra il governo Meloni ha deciso di stanziare otto miliardi di euro per il rinnovo dei contratti degli statali, di cui tre miliardi per la sanità. Il decreto Anticipi, licenziato a metà dicembre, stabiliva che con la tredicesima venisse versato un anticipo in busta paga, una sorta di acconto per gli aumenti in arrivo dal prossimo anno. Per le fasce di reddito più basse, cioè quella fino ai 25 mila euro e quella tra i 25mila e i 35 mila, però sono stati prelevati i contributi, nonostante queste due categorie abbiano diritto rispettivamente al taglio del cuneo fiscale del 7% e del 6%.
Risultato? Il maxi anticipo è stato più “leggero”. In realtà era tutto previsto: sempre nel decreto Anticipi, infatti, si stabiliva che che quanto versato in più con la tredicesima fosse “neutro” dal punto di vista contributivo, per evitare che i dipendenti con reddito di 35 mila euro superassero questa soglia facendo perdere diritto al taglio del cuneo.
Leggi anche
Cosa sono le pagelle ai dipendenti statali che il governo Meloni vuole lanciare e come funzionano
In un messaggio dell’Inps si legge:
Il decreto Anticipi (decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145) prevede, per il personale delle amministrazioni statali, che l’anticipazione dei benefici del rinnovo contrattuale (legge 30 dicembre 2021, n. 234) a dicembre 2023 sia incrementata di un importo pari a 6,7 volte il relativo valore annuale attualmente erogato. Questo avviene nell’attesa della definizione dei rinnovi contrattuali per il triennio 2022-2024.
Allo stesso tempo una circolare dell’Istituto di previdenza sottolinea come i contributi vadano versati nella loro totalità e che gli importi anticipati siano di conseguenza soggetti “a ritenute previdenziali e assistenziali” e invece esclusi “dalla gestione dell’esonero contributivo“.
Fonte : Fanpage