“Molestate e discriminate dai colleghi uomini”: la denuncia di dottoresse, infermiere e specializzande

Dalle battute sessiste alle molestie fisiche, fino alla richiesta di favori sessuali in cambio di avanzamenti di carriera. È quello che hanno denunciato sui social dottoresse, infermiere e specializzande, costrette a lavorare in ambienti resi ostili dai colleghi uomini. Secondo una ricerca, nel nostro Paese circa sei su dieci hanno subito abusi in corsia.

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Immagine di repertorio

Allusioni non troppo velate, molestie fisiche e verbali, pressioni e minacce legate alla carriera e alla maternità. È quanto hanno denunciato tante professioniste del settore sanitario, costrette a vivere un ambiente lavorativo reso ostile dai colleghi uomini. Come riporta Repubblica, il tema è stato affrontato da una ricerca sulle discriminazioni di genere realizzata dall’associazione di riferimento per le chirurghe, Women in surgery (Wis), a cui hanno partecipato circa 3mila dottoresse, infermiere e specializzande.

In maniera anonima le professioniste hanno risposto a un questionario con 83 domande, da qui è emerso che il 57% delle chirurghe e il 65% delle specializzande ha subito o subisce violenze di natura sessuale, circa sei su dieci. Poche però hanno il coraggio di denunciare, perché, sempre secondo i dati, del 10% delle donne che riferiscono un abuso solo il 25% viene ascoltato, e comunque sempre senza ripercussioni sull’autore della violenza. Un altro 24% non è stato creduto e si è beccato un “Sei esagerata”.

Gaya Spolverato, presidentessa di Wis Italia, che ha redatto il paper introduttivo del report, osserva come alla questione non sia ancora mai stata data la giusta importanza nel nostro Paese. Anche se il problema è davvero molto diffuso, come è possibile capire dalle testimonianze raccolte dalla pagina Instagram “Mamme a nudo” che qualche tempo fa ha dedicato un intero post all’argomento e ha raccolto decine di commenti.

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Secondo quanto hanno raccontato le donne che lavorano in ambito sanitario, chi diventa primaria si sente dire che “ha ancora i lividi alle ginocchia per quanti ne ha succhiati“. Purtroppo, in molti casi dagli avanzamenti di carriera promessi in cambio di favori sessuali si arriva alle molestie fisiche, con contatti non richiesti, mani sul seno e in altre parti del corpo. Una ragazza ricorda che un noto primario di Padova le promise l’esclusiva in sala operatoria se fosse andata in hotel con lui, “come fosse prassi”.

Un’altra, anestesista, racconta che in una clinica privata di Padova, ha temuto di essere molestata o stuprata da un gruppo di colleghi durante i turni di guardia. “Una collega mi disse di chiudermi a chiave e di non aprire per nessun motivo. Poi capii: quella notte bussarono in tre. Lei sapeva”. ‘Apri la porta che ci divertiamo, è il tuo battesimo‘, le avrebbero detto.

“Non ci viene riconosciuto il ruolo di medici: restiamo ‘signorine’ che devono sentirsi lusingate da palpate e battute di uomini più anziani dei nostri genitori“, spiega un’altra che lavora in un ospedale di Milano. La stessa racconta ancora che, quando era al terzo anno di Medicina, un cardiochirurgo usava il suo fonendoscopio solo per poterglielo rimettere al collo “con fare viscido”.

Tante anche le violenze che devono subire le professioniste che vorrebbero diventare o diventano madri. “Ti assumo ma te la cucio per due anni”, si è sentita dire una; “La cardiochirurgia non è l’ambiente più indicato. Vi conosco voi donne: dite di non voler avere figli ma poi vi chiudete in casa”, ricorda invece un’altra.

Sasha Damiani, la dottoressa che gestisce l’account Mamme a nudo, racconta di contratti a tempo determinato con clausola che vieta le gravidanze e, nel merito delle molestie, spiega che mancano strumenti di sostegno per le vittime. Chi subisce abusi può rivolgersi ai Cug, Comitati unici di garanzia per le pari opportunità. Spazi poco noti e che spesso non funzionano perché sono occupati da medici interni che, quando non abusanti, loro amici e sottoposti.

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Fonte : Fanpage