Ogni nostra famiglia nasconde un romanzo. Bisogna però saperlo leggere. La storia familiare di Thaisa Bestetti, 43 anni (foto sopra), parte da lontano. I bisnonni lasciarono a fine Ottocento Trezzo sull’Adda e Colnago, oggi province di Milano e Monza. Il nonno Arlindo, nato in Sud America, tornò da soldato dell’esercito brasiliano per liberare dal nazifascismo l’Italia dei suoi genitori. Ora tocca a Thaisa, la nipote, ripercorrere i suoi passi.
A gennaio visiterà i luoghi della guerra del nonno: da Livorno a Genova attraversando l’Appennino e le colline in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria. Porterà con sé le cartoline che Arlindo Bestetti aveva spedito alla sua famiglia, per restituirle ai sindaci dei luoghi d’origine. Un gesto di amicizia, ma anche una necessità: incontrare le famiglie degli italiani che diedero ospitalità al nonno militare e, almeno in un caso, lo hanno salvato. Per questo Thaisa, dalle pagine di Today.it, lancia un appello affinché il passaparola dei nostri lettori le permetta di riallacciare i nodi con il passato della sua famiglia. E anche con il nostro.
Castel di Casio e le storie di Rocchetta Mattei
Il viaggio di Thaisa, dal 3 al 12 gennaio 2024, è un progetto sostenuto dal Museo nazionale dell’emigrazione italiana, con la collaborazione dell’Unione delle pro loco d’Italia, l’Associazione di amicizia Italia-Brasile e le sedi regionali dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani. Arlindo Bestetti, nato nel 1910, sbarca a Livorno con la Forza di spedizione brasiliana nel 1944. E da lì comincia la risalita attraverso la Toscana e le montagne. Il primo paese dove Thaisa cerca le famiglie che aiutarono il nonno è Castel di Casio, nell’Appennino Tosco-Emiliano.
“Venne ospitato – racconta Thaisa Bestetti – nella casa del signor Augusto, sposato con la signora Maria. Avevano quattro figli. Una di loro si chiamava Augusta e aveva 15 anni nell’ottobre del 1944. Vivevano nella zona tra i fiumi Limentra e Reno. Lo invitavano sempre a cena e parlavano molto della storia del castello di Rocchetta Mattei e delle storie della regione”. Castel di Casio ha poco più di tremila abitanti. Se non sono a loro volta emigrati alla fine della guerra, Thaisa spera che qualcuno possa portarla dai figli o dai nipoti di Augusto e Maria. Di loro non conosce altro.
A Collina di Savignano la fuga dall’incendio
A Collina di Savignano, 53 chilometri da Bologna, Arlindo Bestetti, che allora ha 34 anni, rischia due volte di morire. La prima per un incendio, poi di freddo. “All’inizio – spiega Thaisa Bestetti – mio nonno si fermò nella stalla di un contadino, il signor Paselli. Doveva dormire con cinque mucche. Rimase in questa zona per quasi tre mesi. Il primo gennaio 1945 si svegliò con il fuoco da tutte le parti. Uscì dalla stalla in mutande e perse nel fuoco tutto ciò che aveva, comprese le armi che scoppiarono. Rimase senza nulla e senza un luogo dove ripararsi. Dovette dormire in una tenda, mentre intorno la neve era alta fino a un metro. Dopo che se ne andarono i sudafricani, trovò la casa di una signora chiamata Elena, che si è presa molta cura di lui, perché ha avuto la febbre alta per più di una settimana”. Del signor Paselli e della signora Elena, Thaisa Bestetti cerca i familiari, o almeno qualcuno che li abbia conosciuti.
La gentilezza dei contadini in Val Tidone
Una volta guarito, il nonno risale l’Italia con le truppe brasiliane fino alla provincia di Piacenza. L’altro paese dove la nipote cerca contatti con il suo passato è Pianello Val Tidone: “Qui mio nonno – dice Thaisa Bestetti – divenne molto amico di un signore che si chiamava Cesare Berdomi e della sua famiglia. Questo succedeva già alla fine della guerra, perché il suo gruppo rimase a Borgonovo Val Tidone, aspettando di tornare in Brasile, per quasi tre mesi. Andava spesso a casa loro e facevano passeggiate insieme. Ci sono le fotografie. A mio nonno è mancata tanto la loro gentilezza e diceva che le loro terre erano a Pianello. Gli davano il vino che producevano. Quando è partito, gli chiesero di scrivere e di tornare con la famiglia, che sarebbero stati loro ospiti”. Il cognome annotato nel suo diario di guerra, che Arlindo Bestetti ha lasciato ai familiari, potrebbe essere impreciso: Berdomi potrebbe infatti essere Bergomi, cognome ancora oggi molto diffuso a Pianello Val Tidone.
Ultima tappa della ricerca, ma non del viaggio di Thaisa, è il paese di Borgonovo Val Tidone (nella foto sopra, le cartoline spedite da Arlindo Bestetti nel 1945). “C’è un convento di frati francescani, che il 3 giugno – ricorda Thaisa Bestetti – commemoravano il giorno del patrono, San Salvatore del giardino, o qualcosa del genere, e invitarono mio nonno alla festa. Ci sono molte foto di questo giorno”.
I bisnonni partiti da Colnago e Trezzo sull’Adda
I genitori di Arlindo Bestetti si erano imbarcati nel 1891 dal porto di Genova su due navi per il Brasile. Il padre era partito da Colnago, la madre (Biffi) da Trezzo sull’Adda. Lavoravano come coloni in una fattoria e, nel 1898, si sono sposati. Arlindo Bestetti si è arruolato nel 1928 a 18 anni. È morto nel 2002, a 92 anni. La nipote Thaisa è nata a Jundiaí, la città dello Stato di San Paolo con più del 75 per cento di abitanti discendenti da emigranti italiani. Ha vissuto a lungo a Barcellona. Oggi lavora con la Fondazione Real Madrid per la diffusione delle scuole di calcio in tutto il Brasile. Ha incontrato le famiglie d’origine dei suoi bisnonni in un precedente viaggio.
“È il primo evento che il Museo nazionale dell’emigrazione italiana realizza nell’anno del turismo delle radici – spiega Paolo Masini, presidente della fondazione che sostiene il museo –. Un viaggio emozionante che, più di altri, disegna un’umanità che travalica i confini spazio-temporali, riportando alla luce anche un aspetto della guerra di liberazione poco conosciuto”.
Tutte le tappe del viaggio di Thaisa Bestetti
In nove giorni, Thaisa Bestetti seguirà il percorso che per quasi un anno ha impegnato l’esercito brasiliano nella risalita del fronte: Viareggio, Marina di Pisa, Livorno, San Rossore, Pisa, Montecatini, Pistoia, Castel di Casio, Lodio di Là, Ponte di Verzuno, Vigo, Vimignano, Rocchetta Mattei, Collina di Savignano, Riola, Castelnuovo, Porretta Terme, Bombiana, Bologna, Vignola, Maranello, Sassuolo, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Borgonovo Val Tidone. Per concludere ad Alessandria, Rapallo, e, infine, Genova, da dove salparono i suoi bisnonni. Tra i passeggeri di quegli anni, dallo stesso porto che accoglierà Thaisa, partì uno scrittore, Edmondo De Amicis: “Quando arrivai, verso sera, l’imbarco degli emigranti era già cominciato da un’ora, e il Galileo, congiunto alla calata da un piccolo ponte mobile, continuava a insaccar miseria”. Se avete contatti, potete scrivere a fabrizio.gatti@today.it
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Fonte : Today