Il camping per i senza casa con reddito chiude tra le proteste

AGI  – Si chiama ‘Camping No Stress’, nome che nel tempo ha assunto un significato beffardo. Da qualche anno è diventato un luogo dove vivono persone che hanno un reddito, da lavoro o di cittadinanza, ma sono costrette dai costi sempre crescenti degli affitti e da situazioni personali o familiari delicate a cercare soluzioni alternative.

Entro il sei gennaio del nuovo anno, come anticipato dal quotidiano ‘La Provincia’,  la proprietà ha intimato lo ‘sfratto’ alla trentina di uomini, donne e un bambino che risiedono negli striminziti bungalow del campeggio di Lazzago, vicino a Como, pagando dai 400 ai 650 euro più le spese per acqua, luce e gas.

“Noi siamo una famiglia originaria dello Sri Lanka: io mio marito e nostro figlio di 15 anni  – racconta all’AGI Sherin, 39 anni -. Io lavoro come domestica in una famiglia milanese, mio marito come cameriere in albergo dove guadagna bene anche se adesso è chiuso nella stagione invernale. Lui prende comunque la disoccupazione. Il ragazzo studia a Milano. Abbiamo i soldi per pagarci l’affitto ma nessuno ci da’ una casa perché non si fidano. Siamo stranieri, c’è un minorenne e non abbiamo due contratti a tempo determinato”.

Così a settembre di quest’anno si sono trasferiti nel campeggio. “In questi giorni vedo che stanno smontando le casette e sto male. Continuo a cercare un’opportunità sfogliando gli annunci immobiliari. Io e mio marito possiamo anche dormire in strada ma mio figlio deve poter continuare a studiare. Anche la famiglia milanese per la quale lavoro sta cercando di aiutarci”.

Spiega un ex ‘ospite’ che preferisce restare anonimo: “La proprietà ha comunicato che a chi non se ne andrà saranno staccate le utenze. Se qualcuno dovesse decidere di resistere si troverebbe comunque in una situazione molto difficile ma l’alternativa per molti di loro sarebbe la strada”.

La ‘popolazione’ della struttura è cambiata nel corso del tempo rappresentando uno specchio significativo delle categorie più in crisi nella ricerca di un alloggio. Padri separati, persone con disabilità, stranieri, disoccupati ma anche semplicemente lavoratori con stipendi troppo miseri per pagarsi un affitto in una delle zone più ricche d’Italia dove il costo delle case si è alzato molto anche perché le abitazioni sono state riconvertiti in dimore per turisti di passaggio.

O anche chi ha un tempo determinato con buono stipendio considerato però non sufficiente come garanzia dai proprietari. “Non siamo né disadattati né delinquenti – prosegue la fonte anonima -. Molti di noi sono anche diventati amici, c’è stata un’epoca in cui si conviveva serenamente. Poi la proprietà ha fiutato l’affare e ha cominciato ad aggiungere case su case, limitando gli spazi di movimento. 

La scelta di mandare via le persone è arrivata dopo che nella notte tra il 7 e l’8 novembre scorso hanno preso fuoco due casette. Nessuno è rimasto ferito ma alcune persone sono rimaste senz’acqua calda. Non è chiaro se lo sfratto sia legato a questo episodio.

Già a inizio anno il Comune di Como aveva annunciato la chiusura del campeggio per ragioni di sicurezza in seguito alla notizia che un uomo era rimasto intossicato dal monossido di carbonio nel bungalow. Ora, spiega la fonte anonima, “di fronte al disinteresse dell’amministrazione e della Prefettura sulla nostra sorte si sta pensando di andare coi sacchi a pelo nel cortile del Comune per far sentire la nostra voce”.  
 

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Fonte : Agi