La perdita di biodiversità e di specie animali è una delle conseguenze del consumo di suolo, dell’antropizzazione, dell’agricoltura intensiva e in definitiva anche del cambiamento climatico, che si prevede avrà un impatto sempre maggiore sul problema nei prossimi anni. Ma secondo gli esperti i pericoli arrivano anche da fenomeni meno noti, come l’introduzione di specie invasive, la diffusione di malattie e, naturalmente, dal bracconaggio.
Un lungo elenco delle specie animali da salvare è del Wwf. “Sono tantissime – dice a Wired Marco Antonelli, naturalista dell’organizzazione –. Basta guardare il Living planet report che pubblichiamo ogni due anni per comprendere la gravità della situazione”. L’ultima edizione, la quattordicesima, risale al 2022. Dall’analisi che prende in considerazione un vasto campione di popolazioni di oltre 5.000 specie, si evidenzia un calo medio del 69% dell’abbondanza delle popolazioni di vertebrati (mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci), in meno di una generazione umana. In pratica, “tre specie su quattro sono in sofferenza”, nonostante le azioni intraprese per contrastare questo fenomeno abbiamo mostrato, in diversi casi, una certa efficacia. Il problema è che lo sviluppo e il consumo di risorse hanno accelerato come non mai; e le iniziative non bastano a bilanciarne gli effetti negativi sui territori.
I peggiori risultati si riscontrano in America Latina e la zona dei Caraibi, con un calo medio del 94% delle popolazioni dal 1970: un dato inquietante. In Africa, la riduzione nello stesso periodo è stata del 66%, in Asia del 55%. In Nord America ci si è fermati al 20%, mentre in Europa e Asia Centrale al 18%. Tra i gruppi di animali analizzati sono le specie d’acqua dolce a mostrare il calo più marcato, con un declino medio dell’83%. Secondo gli studiosi, a oggi, una percentuale compresa tra l’1 e il 2,5% delle specie di uccelli, mammiferi, anfibi, rettili e pesci si è già estinto.
Tuttavia, i tentativi di conservazione, nei casi in cui sono state applicati, hanno mostrato una certa efficacia. Concetti chiave utilizzati in questo contesto sono, per esempio, “specie chiave” e “specie bandiera”. Cosa si intende con questi termini? “Una specie chiave ha una funzione ecologica: la sua conservazione ha ricadute sulla conservazione delle altre – sintetizza Antonelli -. Per esempio, preservando il leopardo delle nevi, indirettamente, conserviamo anche l’enorme areale che occupa”. Quello di specie bandiera, invece, è un concetto legato alla comunicazione. Sono tutte quelle specie che “attirano l’attenzione del grande pubblico sulle campagne che portiamo avanti, e di conseguenza anche i fondi necessari”.
Ecco in rassegna dieci tra i generi e le specie più a rischio secondo il Wwf.
Fonte : Wired