“Fin da piccolissima sentivo l’esigenza di esprimermi in modo artistico. E forse per questo devo ringraziare mia madre, lei è sempre stata un’appassionata d’arte”. Dagli inizi a Napoli come danzatrice nella scuola dove per la prima volta indossò le punte, fino al successo internazionale tra la Turchia e Cannes, Denise Capezza si racconta in esclusiva a Today.it. Decisa, sincera e innamorata del suo lavoro, parla con grande orgoglio dei progetti futuri, senza dimenticare la gavetta del passato.
La vena artistica del resto era chiara sin da bambina, quando a 4 anni si chiudeva nel grande salotto di casa, quello delle buone occasioni, per disegnare. Oggi vive con il marito Michele Rosiello, anche lui attore, in una “casa transitoria” dove si è costruita uno spazio solo per sé. Un luogo in cui dare sfogo alle proprie attitudini e “poter essere disordinata”. Quello è il suo rifugio.
Quindi è questa la stanza della casa che più la rappresenta?
“Sì, esatto. È una stanzetta nella quale posso essere disordinata. Qui leggo, sperimento, proprio come quando vivevo con mia madre. Lì avevamo un salotto confinante con casa di mia nonna materna e mi ci rifugiavo per dipingere e sfogliare i libri della grande libreria. Io sono cresciuta in una famiglia di donne”.
Un oggetto che la riporta alla sua infanzia?
“Il cuscino smontabile del seggiolino per suonare il pianoforte. Alle medie suonavo e a casa avevo un pianoforte elettrico, che adesso ho nella casa dove vivo con mio marito. Per me all’epoca c’era solo la danza e la musica era un po’ una scocciatura. Quindi sotto al cuscino disegnai un paio di punte e scrissi la frase: ‘La danza è la mia vita. Se la danza mi venisse tolta con essa se ne andrebbe un pezzetto del mio cuore, è la danza che mi dà la forza per superare i momenti difficili’”.
Oggi vive con Michele Rosiello. Vi siete sposati proprio a settembre. Come vi siete conosciuti?
“La prima volta che ci siamo visti era per un provino per la scuola d’arte Gian Maria Volonté. Lui entrò e io no. Poi partii per la Turchia. Ci siamo ritrovati per i provini di Gomorra. Lui era Mario Cantapane: gli avevano rasato i capelli e lui ha dei ricci bellissimi. Lo avevano deturpato e questo è un altro segno d’amore! Capii subito che era speciale. È un attore molto generoso. Mi colpì subito e piano piano è nato l’amore. Siamo cresciuti artisticamente insieme e provo profonda ammirazione per lui”.
Poi è arrivata la proposta.
“Al festival di Cannes. Mi ha fatto la proposta la stessa notte della proiezione di Crimes of the Future, il film di David Cronenberg in cui ho lavorato e che era in concorso. È stata un’esperienza indescrivibile”.
Un momento delle nozze che non dimenticherà mai?
“Quando siamo usciti dalla chiesa, era stata una mattinata piovosa e con molte peripezie (avevo dimenticato il bouquet e mi avevano chiuso il dito nella portiera), ed è spuntato un bellissimo arcobaleno. Oppure quando ho attraversato la navata e io e Michele ci siamo guardati e siamo scoppiati a piangere”.
Ha organizzato lei il matrimonio?
“Sì, in pratica sono stata la wedding planner del mio matrimonio e mi è piaciuto moltissimo. Ha smosso in me la consapevolezza che ci sono molte cose che mi appassionano. E così ho deciso di fare io le bomboniere per le nozze. È un ritratto un po’ fantasy mio e di Michele che poi ho colorato e fatto stampare su dei tamburelli fatti a mano. Poi sono tornata a ballare: abbiamo imparato una coreografia di tango. Abbiamo preso cinque lezioni e per lui era la prima volta in assoluto in una sala prove”.
Lei ha infatti un passato di danzatrice. Com’è passata dal palco al set?
“È nato tutto in maniera molto spontanea. Dopo il diploma di danza, a 18 anni, ho avuto un incidente mentre mi allenavo: mi sono rotta il menisco e il legamento crociato. Ho smesso di danzare e ho deciso di iscrivermi a un corso di recitazione. Era un periodo di transizione e quel corso ha totalmente cambiato la mia vita”.
Non dev’essere stato facile cambiare radicalmente la propria vita.
“Ho cambiato per l’incidente sì, ma credo che l’avrei fatto comunque. Quello ha solo anticipato i tempi. La recitazione ha preso il sopravvento anche perché è stata la mia prima scelta libera”.
Che bambina era?
“A 4-5 anni ho iniziato a disegnare. Ero molto silenziosa, tranquilla, poi sono cambiata e in questo mi ha aiutata la danza. Mia madre mi ha iscritta ma non ero felice. Inoltre ero un po’ in carne, imbranata e molto introversa rispetto alle altre bambine. Poi ricordavo male i passi e di conseguenza non ci andavo volentieri. Lezione dopo lezione tutto è cambiato e fino ai 12 anni ero brava, davvero brava. Ma crescendo mi sono resa conto che avevo dei limiti e questo mi procurava malessere”.
Per questo parla della recitazione come di una “scelta libera”?
“Sì, però io sono felice che mia madre mi abbia spronata perché aveva ragione lei. Ritengo che i figli debbano essere riempiti di input. Mia madre nel mio caso aveva ragione: la danza è diventata parte integrante della mia vita. A nove anni mi fu affidato il ruolo di Cenerentola e io mi sentivo proprio Cenerentola! L’interpretazione per me era già importante”.
Per inseguire il suo sogno ha lasciato l’Italia da giovanissima per andare in Turchia. Lì poi ha vissuto per quattro anni interpretando, in lingua turca, ruoli complessi. È stata una gavetta impegnativa, a tratti spaventosa?
“Sono sempre stata una mina vagante e ho sempre fatto riferimento su me stessa. Non ho avuto punti di riferimento molto presenti nella mia vita, sicuramente a mia madre sono riconoscente perché ha cresciuto da sola me e mia sorella. È stato molto complicato per lei. Sono la persona che sono oggi anche grazie a lei, però aveva le sue fragilità… La forza che ho l’ho trovata in me, non so da dove arrivi, ma sono anche molto fragile”.
E quando è andata in Turchia?
“Ero felicissima, ma ero sola. Io non vedevo l’ora di cambiare vita e di buttarmi in un’esperienza diversa. Mia madre non mi ha né ostacolata né fomentata e così è sempre stato in tutta la mia carriera”.
Che rapporto ha con sua sorella?
“Da bambine vivevamo in simbiosi perché abbiamo solo due anni di differenza. Le devo tante cose. Mi ha insegnato a truccarmi, a prendermi cura del mio corpo e questo nel mio lavoro mi è servito. Siamo molto diverse, quindi ci siamo amate ma anche scontrate”.
Le è mai successo di pensare di non riuscire a interpretare un ruolo?
“Sì, mi è successo proprio all’inizio della mia carriera, in Turchia. Dovevo interpretare una ragazzina moldava rapita nella sua città di origine e poi venduta al traffico della prostituzione. Fu una prima esperienza difficilissima anche perché dovevo recitare in turco. Forse è stato il personaggio più complesso e infatti non sono felice del risultato, è stata però una grande lezione perché ho capito che non c’era sfida che io non avrei potuto affrontare”.
E dopo Gomorra ci sono state Baby e Bang Bang Baby. Ruoli altrettanto difficili per le tematiche trattate.
“Sì, è vero sono personaggi sfaccettati. Gomorra è stato molto bello. Ritornare nella mia lingua, nel mio dialetto, è stata una passeggiata. Giuseppina di Bang Bang Baby e Natalia di Baby sono state delle sfide, perché sono molto distanti da me. Io sono una persona buffa, imbranata. E non mi sento per nulla sensuale”.
Impossibile poi non parlare di Unwanted, la serie tv tratta dal libro Bilal di Fabrizio Gatti, direttore editoriale di Today.it.
“Ci sono delle storie che quando le leggiamo ci entusiasmano e così è stato per questo. Volevo questo ruolo moltissimo, anche perché la serie racconta il tema dei migranti come nessuno ha mai fatto prima. Ne vado fiera. È un argomento di cui si conosce poco e male. Sono fiera”.
Parliamo di parità di genere. Nel lavoro ha mai provato il pregiudizio sulla propria pelle?
“Sì, delle domande poco consone all’aspetto professionale mi son state fatte. Mi è capitato una volta ed è stato umiliante, però me ne sono scansata. Non me n’è fregato più niente di quella possibilità lavorativa. Mi rendo conto che questa scelta non sempre è consapevole e magari non si ha la forza di dire di no. E allora diventa un ricatto”.
È molto impegnata, cosa sta girando adesso?
“Sto girando una serie ideata da Margaret Mazzantini con la regia di Maria Sole Tognazzi e Nicola Sorcinelli, ma non posso ancora dire di cosa parla. Saremo sul set fino a febbraio e poi, subito dopo, lavorerò su un’altra cosa per cui mi sono battuta proprio in questi giorni: un film di produzione italiana, ancora top secret”.
Fonte : Today