Hyperloop One, una delle startup dei trasporti che prometteva di far viaggiare passeggeri e merci in tubi quasi privi di aria a velocità da aereo, ha dichiarato fallimento. La società sta vendendo tutti i suoi beni. Ha chiuso gli uffici e licenziato i dipendenti. Secondo Bloomberg la chiusura formale è prevista per la fine dell’anno e a quel punto tutta la proprietà intellettuale passerà al suo azionista di maggioranza: una società di Dubai che si occupa di logistica portuale, DP World. Dalla sua fondazione nel 2014, l’azienda ha raccolto circa 450 milioni di dollari in fondi di venture capital, più altri investimenti minori arrivati dai suoi azionisti, cambiati nel tempo con passaggi di mano che hanno coinvolto anche Richard Branson di Virgin.
Fallisce Hyperloop One, fine del sogno del trasporto ultra veloce?
Il fallimento di Hyperloop One allunga un ombra sul sogno di creare treni ultra veloci che muovono passeggeri in un tubo vuoto. Un sogno nato da un documento pubblicato nel 2013 da Elon Musk. Si chiama Alpha paper. Un progetto dove il patron di Tesla e SpaceX teorizzava che capsule aerodinamiche in alluminio con passeggeri o merci potevano essere lanciate fino a 1.223 chilometri orari. Abbattendo i costi i tempi e nel lungo periodo i costi di trasporto. Tubi messi su tralicci o sotto terra avrebbero risolto il problema del traffico. Musk l’aveva definita la “quinta modalità di trasporto”.
Da quel progetto sono nate decine di società che in diversi Paesi del mondo hanno provato a chiudere accordi con le ferrovie locali e le aziende municipali per costruire questo sistema di trasporti. Una anche in Italia, Hyperloop Italia appunto. Secondo i media statunitensi Hyperloop One era una delle più grosse. Società di Las Vegas che in Nevada ha realizzato un enorme hub di sperimentazioni nel deserto, di cui resterà poco – perlopiù un tubo di alluminio lungo un paio di miglia. I motivi del fallimento non sono al momento chiari. I media statunitensi parlano di problemi legati alla tecnologia, troppo costosa per poter permettere ritorni nell’investimento.
Gresta (Hyperloop Italia): “La tecnologia non c’entra, il bando in Veneto un po’ di più”
Ipotesi respinta dall’amministratore delegato di Hyperloop Italia, Bibob Gresta: “La tecnologia non c’entra niente. Lo dicono le carte, gli studi. È assurdo che si continui a sostenere che c’entra la tecnologia. La verità dietro questo fallimento? Penso che abbia avuto peso un altro motivo: il fatto che li abbiamo battuti in Veneto, dove ci siamo aggiudicati la costruzione di una linea tra Venezia e Padova. Con quel progetto l’Italia diventerà il Paese con i progetti Hyperloop più avanzati al mondo”. Gresta si riferisce alla gara vinta a maggio 2013 per la realizzazione dello studio di fattibilità del sistema di trasporto ultraveloce indetta da Concessioni autostradali venete.
Gara assegnata a un consorzio formato da Webuild, Leonardo con Hyperloop TT (di cui Gresta è cofondatore e presidente). Il progetto dovrebbe partire a gennaio. Hyperloop One, spiega Gresta, ha partecipato a quel bando. Ma è stata battuta dal consorzio. Di fatto tutte le società Hyperloop nate come società in licenza della tecnologia Hyperloop sono in concorrenza tra loro. Portano avanti le loro ricerche, i loro sviluppi, le loro tecnologie. E il fatto che quella di Hyperloop Italia abbia vinto un bando così importante, per Gresta, avrebbe avuto un impatto sui piani della società. Non solo: “Quando DP World ha comprato le quote da Virgin di Richard Branson, ha licenziato tutti quelli che lavoravano al settore passeggeri. Lì avevo capito che non ce l’avrebbero fatta. In Veneto, così come nel resto del mondo, abbiamo vinto dei progetti. Loro no”.
Al momento il progetto veneto, spiega Gresta, è confermato. C’è un budget per lo studio di fattibilità (4 milioni, entro 5 mesi). Se positivo si passerà alla fase di design (12 mesi di progettazione, 56 milioni). Poi la fase finale, la realizzazione in sé del progetto (entro 36 mesi, 750 milioni). Il budget al momento è per realizzare lo studio per 10 chilometri di tratta, anche se probabilmente riguarderà tutti i 38.
Al momento non ci sono Hyperloop in scala. In Italia il progetto più avanzato
Gresta resta convinto della bontà dell’idea di Elon Musk. Difende la tecnologia, i progetti, l’idea che sia il futuro del trasporto. Il fallimento di Hyperloop One intanto scuote quanti negli Stati Uniti dove i media parlano di fine di un sogno per una tecnologia irrealizzabile. La notizia è in cima a tutti i giornali di settore. Fa discutere. E farà discutere in futuro.
Oggi non esistono Hyperloop in scala. Da nessuna parte nel mondo. Musk con la sua Boring Company è impegnato a scavare tunnel e passaggi sotterranei a Las Vegas, ma solo per le Tesla, non Hyperloop. L’Italia al momento è la prima candidata a vedere realizzata una Hyperloop. Che tra Venezia e Padova potrebbe vedere nei prossimi anni la realizzazione. Una sfida. Tecnologica e di credibilità.
Fonte : Repubblica