Sei mesi di carcere anche alla sorella della sindacalista fermata a marzo, moglie di Lee Cheuk-yan anche lui in prigione. Negata ancora la libertà su cauzione all’avvocata Chow Hang-tung, che non andrà a processo prima della seconda metà del 2024. Intanto (come previsto) la corte ha spostato indietro il calendario per rigettare le obiezioni della difesa di Jimmy Lai all’accusa di sedizione.
Hong Kong (AsiaNews) – I riflettori del mondo si sono riaccesi in questi giorni sui tribunali di Hong Kong per l’apertura del processo a Jimmy Lai. Oggi c’è stata una nuova udienza durante la quale, come ampiamente previsto, la corte ha rigettato l’obiezione presentata dalla difesa secondo cui l’accusa di sedizione sarebbe stata formalizzata oltre il termine di sei mesi previsto dalla vecchia normativa coloniale sull’ordine pubblico a Hong Kong su cui fa leva la Legge sulla sicurezza nazionale. Con l’ennesima forzatura il collegio di tre giudici appositamente nominato per processare Lai ha stabilito che pur essendo stato notificato solo il 28 dicembre 2021 – cioè più di sei mesi dopo l’uscita dell’ultimo numero dell’Apple Daily avvenuta il 24 giugno 2021 – il procedimento era già iniziato il 14 dicembre 2021, cioè entro i termini previsti. Dunque anche quest’accusa contro Jimmy Lai resta in piedi.
All’ombra del caso dell’editore dell’Apple Daily – in carcere da più di 1000 giorni – a Hong Kong però la repressione del movimento democratico imposta da Pechino va avanti anche attraverso una lunga catena di provvedimenti di questo tenore, emessi ormai con cadenza pressoché quotidiana dai tribunali dell’ex colonia britannica.
È di ieri – per esempio – la condanna a sei mesi di reclusione di Marilyn Tang, 63 anni, figura conosciuta della comunità cattolica di Hong Kong, nonché sorella di Elizabeth Tang, sindacalista e moglie di Lee Cheuk-yan, uno dei leader storici del movimento pro-democrazia tuttora in carcere. Marylin è stata condannata per un gesto da lei compiuto in favore della sorella, leader internazionale del sindacato delle badanti, fermata il 9 marzo scorso mentre da Londra – dove viveva – aveva fatto tappa a Hong Kong per visitare in carcere il marito.
Nella paura di fronte a questo accanimento contro la sua famiglia mostrato dalla polizia di Hong Kong, Marilyn si era recata nell’appartamento della sorella per sottrarre il suo telefono e il computer, temendo che potessero contenere qualcosa che potesse essere utilizzato contro Elizabeth. Scoperta dalla polizia è finita anche lei alla sbarra per ostruzione alla giustizia e ora dovrà scontare sei mesi di carcere. Questo nonostante Marilyn non abbia mai avuto ruoli di rilievo nell’attività politica.
Nel condannarla durante l’udienza al tribunale di West Kowloon il giudice Tsang Hing-tung ha dichiarato che la reclusione era “inevitabile” in quanto il caso non era “minore”. E questo nonostante non siano emerse evidenze che l’imputata abbia effettivamente aperto, manipolato o danneggiato il telefono cellulare e il computer portatile della sorella, dispositivi su cui peraltro non è stato trovato nulla di significativo. Intanto Elizabeth Tang – dopo nove mesi – resta comunque in attesa di giudizio e senza poter lasciare Hong Kong, essendole stato sequestrato il passaporto.
Sempre ieri, poi, l’Alta Corte di Hong Kong ha nuovamente rigettato un’istanza per il rilascio dietro cauzione di Chow Hang-tung, l’avvocata e attivista pro-democrazia in carcere dal 2021 per aver partecipato all’organizzazione delle veglie in memoria del massacro di piazza Tiananmen. Qualche giorno fa AsiaNews ha pubblicato un suo discorso-denuncia in cui parla dello svuotamento dello Stato di diritto perseguito da Pechino nell’ex colonia britannica e nella Cina continentale attraverso i tribunali. Il giudice Andrew Chan ha rifiutato la scarcerazione sostenendo che non ci sono motivi sufficienti per credere che, se le venisse concessa la libertà, “non continuerebbe a mettere in pericolo la sicurezza nazionale”.
Incidentalmente il giudice Chan ha anche detto che il processo per “sovversione” contro Chow Hang-tung e gli altri imputati (tra i quali lo stesso Lee Cheu-yan e Albert Ho) è atteso “al momento” per la seconda metà del 2024. Cioè dopo più di tre anni di carcerazione preventiva.
Fonte : Asia