Gli attacchi Houthi, facendo schizzare al cielo i premi assicurativi delle compagnie di navigazione, minacciano l’approvvigionamento energetico di mezzo Occidente e rischiano di far salire i prezzi del greggio e dell’elettricità in Europa. Una bomba inflattiva, insomma. Battezzare l’operazione di rappresaglia Guardiano della prosperità (Prosperity Guardian), come ha fatto il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, è senza dubbio una forma di onestà culturale, di andare “dritti al punto” della questione. Una coalizione per salvaguardare lo status quo. Ma ha quel sapore colonialista, imperiale, da primo Novecento, da Teddy Roosevelt che interviene a Panama e nei Caraibi per ristabilire l’egemonia statunitense con la scusa della pirateria.
I dilemmi di Biden
Non è chiaro quali azioni militari rientreranno nella missione. Pare che le navi militari non scorteranno le navi commerciali, ma saranno posizionate in modo da fornire un ombrello protettivo, dicono dal Pentagono. Ma basterà? L’amministrazione Biden si muove in un labirinto diplomatico e appare in confusione. La rimozione degli Houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche e il ritiro del sostegno degli Stati Uniti a alla guerra dell’Arabia Saudita contro di loro sembravano aver tranquillizzato la regione, ma così non è stato. La guerra di Hamas ha permesso agli Houthi di prendere la loro iniziativa e di costringere gli Stati Uniti a mostrare come la propria influenza possa essere difesa solo con un atto di forza arrischiato e poco ortodosso.
D’altra parte, una mancanza di reazione agli attacchi Houthi nel Mar Rosso mostrerebbe tutte le debolezze dell’ordine marittimo globale sostenuto dagli Stati Uniti. Una situazione che potrebbe aprire la strada a interferenze da parte di Russia e Cina. Lo smacco più grosso è forse dell’Arabia Saudita, che si aspettava la pacificazione della Palestina e uno svolgimento sereno dei suoi campionati di calcio ricoperti d’oro e dei progetti di Vision 2030 – il famoso “rinascimento” saudita che ha folgorato anche Matteo Renzi – tramite gli Accordi di Abramo con Israele: una illusione finita in frantumi.
Finora gli Stati Uniti si sono limitati a intercettare i droni o missili lanciati dallo Yemen, con risultati altalenanti, ma ancora non hanno mai attaccato le basi Houthi. In fondo, Washington sembra voler lasciare ancora uno spiraglio minimo alla diplomazia, facendo infuriare la destra conservatrice atlantica, che non sopporta l’idea di una graduale erosione dell’ordine internazionale guidato dagli Stati Uniti. L’Europa, in tutto questo, dipende interamente da Washington per la tutela di un suo interesse vitale.
Status quo o ribellione?
Intanto l’Onu, secondo Repubblica, non ha preso posizione, lasciando intendere che l’operazione occidentale potrebbe sconfinare dalla legalità internazionale e avvicinarsi al modello controverso dell’invasione irachena. La Germania, per esempio, per ora non parteciperà alla missione del Pentagono per manifesta incostituzionalità, riferisce il sito Handelsblatt.
Fonte : Wired