Massaroni Pianoforti, il suo San Francesco e la playlist cantautorale

Piazza Grande – Lucio Dalla

Una delle canzoni di Dalla che più amo. Rispolverando un’abitudine tutta italiana di rivolgersi a Dio e ai Santi nel momento del bisogno, Dalla lascia provocatoriamente intendere che bisogna cavarsela da soli. I Santi possono sfamare lo spirito, ma sicuramente non sfamano lo stomaco.

Luci a San Siro – Roberto Vecchioni

Capolavoro di Vecchioni, che si serve di San Siro e dello stadio che porta il suo nome per parlare di una giovinezza che non tornerà più. Le luci dello stadio che si spengono sono l’immagine dell’ineluttabilità del tempo che passa e che si può solo ricordare di aver vissuto.

Santa Lucia – Francesco De Gregori

Niente da aggiungere, la “nostra” Santa protettrice nella penna di un grande della musica d’autore italiana.

Il ballo di San Vito – Vinicio Capossela

San Vito, santo protettore dei danzatori, dà il nome volgare alla “corea di Sydenham”, malattia che provoca continui spasmi corporei e che, secondo la tradizione folcloristica del Sud Italia, possono liberarsi in un ballo tarantolato che dona l’effetto benefico della guarigione.

Siamo solo noi – Vasco Rossi

Non esagero se inserisco questa canzone plurigenerazionale tra le pietre miliari del cantautorato nazional popolare italiano, e Vasco ne è ben consapevole tanto che in un’intervista ha ammesso che canzoni del genere non possono che essere doni dal cielo. La sua penna, tagliente e provocatoria, ci dice ancora una volta che dobbiamo contare solo su noi stessi nonostante le nostre fragilità perché nessun Santo né eroe potrà mai salvarci, e nemmeno ci si crede più.
  

Il piede di San Raffaele – Ivan Graziani

Patrono delle giovani coppie e degli sposi che alla passione più estemporanea e repentina degli amanti preferiscono darsi ad un amore più consolidato. Sofia, la protagonista di questa storia, è sempre stata una libertina sentimentale ma il tempo passa anche per lei ed un amante sempre più giovane sembra ormai preferirle il suo denaro all’amore che vorrebbe ricevere. Forse c’è ancora una speranza di recuperare quel sentimento ed è nel baciare il piede di San Raffaele, perché “dove tu hai peccato, lui ti ravvede”.

L’isola che non c’è – Edoardo Bennato

Per Bennato sembra davvero che in questa terra ci sia bisogno di Santi e di eroi cui aggrapparci ma quel che sembra suggerirci è anche peggio: siamo noi a generarli attraverso guerre e violenze di cui l’essere umano sembra davvero non poterne fare a meno. La speranza è che esista davvero quest’isola che non c’è, basta cercarla su Google Maps, “dritti fino al mattino”.

Il Santo morto – Brunori Sas

Per quanto io sia agnostico, cara lettrice e caro lettore di questa compilation santificata, c’è una figura religiosa per cui nutro rispetto e devota curiosità ed è il frate di Pietrelcina, da tutti conosciuto come Padre Pio. In questo brano, Brunori si prende ironicamente gioco del credo dei fedeli passando dal cinguettio “pio” del pulcino (se non ricordate quella suoneria fastidiosissima poco male, buon per voi) al film di fantascienza Cocoon dove gli anziani ritrovavano una sorta di giovinezza perduta grazie a delle uova miracolose immerse in una piscina. Nel mentre, i mistificatori Giovanna D’Arco e Giordano Bruno, continuano a bruciare attraverso le note di “Light my fire” dei Doors.

In questo mondo di ladri – Antonello Venditti

E poi c’è l’Antonello nazionale che con una critica sociale non certo velata, sembra non voler fare nessuna distinzione tra ladri, politici ed eroi a cui il popolo impotente deve purtroppo sottostare. La legge del più furbo vince sempre sulla lealtà ma non questa volta che la festa è per noi, per noi che "”in questo mondo di santi, il nostro cuore è rapito da mille profeti e da quattro cantanti”.

San Francesco – Massaroni Pianoforti

Questa mia nuova canzone cita anche nel titolo San Francesco di Assisi, giovane borghese che dopo una visione mistica si spoglia di ogni sua ricchezza per vivere come un mendicante qualsiasi e di elemosine. Si dice che avesse un dono, il dono di parlare con gli uccellini che ascoltarono la sua predica con devozione prima di volare altrove. In questo brano diventa poi un pretesto per demistificare il concetto fin troppo abusato dell’amore “santo” verso il prossimo, che noi comuni mortali spesso confondiamo con una più banale e passionale attrazione fisica. L’amore è solo tempo che vuole e se finisce, non possiamo fare altro che lasciarlo andare “come gli uccellini di San Francesco”.

Fonte : Sky Tg24