La prima sfidante di Vladimir Putin alle elezioni presidenziali della Federazione russa ha fatto il suo ingresso sulla scena. Ex giornalista televisiva, quaranta anni e due lauree, la siberiana Yekaterina Duntsova ha presentato questa settimana i documenti e le 500 firme necessarie a entrare in competizione con lo zar al potere dal 1999. Duntsova si è esposta come candidata per la pace e per la democrazia, promettendo la fine dell’invasione dell’Ucraina, il rilascio dei prigionieri politici e il ripristino delle relazioni con l’Occidente. Ma per alcuni potrebbe essere un burattino del Cremlino.
Intervistata da Reuters, la sfidante ha evitato di pronunciare le parole “guerra” o “invasione” per parlare dell’Ucraina, spiegando di avere molta paura e di essere costretta a scegliere con cura ogni parola usata sia nelle interviste sia per il lancio della sua candidatura, viste le molte leggi repressive che possono essere usate per perseguire chi devia dalla linea di Mosca rispetto a quella che ancora chiama “operazione militare speciale”.
“Qualsiasi persona sana di mente che compie questo passo avrebbe paura, ma la paura non deve vincere”, ha detto facendo tacito riferimento alle sorti patite da molti politici di opposizione russi, come Alaxei Navalny, il principale oppositore di Putin di cui oggi non si conoscono le sorti né dove si trovi; Alexander Litvienko, avvelenato con un materiale radioattivo nel tè nel 2006; o Boris Nemcov, ucciso a colpi di pistola davanti al Cremlino due giorni prima che iniziasse una sua grande campagna politica contro Putin.
Essendosi presentata come una candidata per la pace, Duntsova è stata già convocata dalle autorità per discutere delle sue idee sulla guerra in Ucraina, dove le è stato anche suggerito di parlare poco con i giornali occidentali. Consiglio che non sembra aver seguito, avendo già rilasciato interviste con Reuters, Associated Press, L’Espresso e altri.
Questa sua libertà nel poter parlare di pace e l’ampia esposizione sui media esteri ha contribuito a far salire i sospetti che la sua candidatura possa essere pilotata dal Cremlino, per dare l’impressione che le elezioni del 2024 siano in qualche modo libere ed eque, come si legge sul Moscow Times. In realtà nessuno si aspetta un cambio di potere e gran parte dei commentatori reputa certa la vittoria di Putin. Duntsova deve comunque ancora riuscire a raccogliere 300mila firme perché la sua candidatura diventi ufficiale e non è affatto detto che riesca a farcela.
Fonte : Wired