L’Italia boccia il Mes, Marattin: “Salvini e Meloni si contendono la bandiera del cialtronismo”

L’aula della Camera ha votato contro la ratifica del Mes con 184 no, 72 sì e 44 astenuti. Si spacca la maggioranza, con Forza Italia che si schiera a favore, mentre Lega e Fratelli d’Italia ribadiscono la loro contrarietà. Un’accelerazione improvvisa dopo mesi di rinvii, che arriva a poche ore dall’accordo franco-tedesco sul patto di stabilità, un accordo che in linea teorica vedrebbe il governo favorevole, ma che ha suscitato più di un mal di pancia all’interno della maggioranza.

Patto di stabilità: le regole cambiano, ma l’austerità resta 

“Non so come faccia a rimanere in piedi il governo – attacca il capogruppo Iv in commissione Bilancio alla Camera, Luigi Marattin – sulla ratifica di un trattato internazionale di queste dimensioni, così importante per l’Europa, la maggioranza si è spaccata”. Il deputato, nelle scorse ore, aveva pubblicato sui social una nota del Mef, inviata alla commissione Bilancio, che afferma che un’eventuale ratifica del trattato non avrebbe avuto effetti sulla finanza pubblica.

Marattin, Quali saranno le conseguenze di questo voto?

“La riforma del Mes non entra in vigore né per l’Italia né per gli altri 19 paesi dell’eurozona, che da diverso tempo l’avevano ratificato. E quindi in caso di grossa crisi sistemica bancaria non avremo un vero paracadute rispetto agli impatti sulle finanze pubbliche degli Stati. È un significativo passo indietro verso l’unione bancaria che in teoria era uno degli obiettivi che anche lo stesso Governo si prefiggeva. Ed è una cosa che non ha molto senso anche dal punto di vista logico, oltre che economico”.

Si sono spaccati sia maggioranza che “campo largo”

“Il campo largo non è affar nostro, la spaccatura che conta è quella del governo, che invece è un affare di tutti. Non possiamo non notare che la maggioranza non si è spaccata sulla ratifica di un trattato di amicizia con un’isola caraibica, con tutto rispetto per le isole caraibiche, ma su un tratto fondamentale in questa fase di integrazione europea. E se la maggioranza si spacca su una cosa del genere vuol dire che non c’è più una maggioranza”.

Ieri aveva pubblicato un a nota inviata dal Mef alla commissione Bilancio. È stata decisamente ignorata. 


“È stato un atto di sfiducia totale nei confronti del ministro dell’Economia, dei sottosegretari che sono stati mandati a dire in commissione che non c’è nessun rischio di ricapitalizzazione del Mes, o il versamento di 125 miliardi, ovvero tutta questa serie di balle che Borghi e Salvini stanno dicendo da mesi. Tutto scritto nero su bianco da Giorgetti, che è il vice di Salvini. Eppure la maggioranza ha smentito quel parere, tant’è che il governo si è dovuto rimettere all’aula. Quindi come minimo penso che il ministro Giorgetti dovrebbe riflettere un po’ meglio sulla sua permanenza in questa scanzonata compagnia”.

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Ci saranno conseguenze negative nei rapporti con l’Europa?

“Questo lo vedremo. È evidente che Paesi che da quattro anni hanno visto l’Italia firmare un impegno, ora vedono che se lo rimangia in questo modo. Vedremo come reagiranno, anche perché la famosa logica di dei ‘pacchetti’, che la Meloni ha sempre legittimamente portato avanti è stata anch’essa smentita. La premier aveva sempre detto ‘prima l’accordo sul patto di stabilità, poi ratifichiamo il Mes’; l’accordo sul patto è stato fatto ieri e il governo ha ha festeggiato su social e agenzie, oggi viene bocciata la ratifica del Mes: c’è qualcosa che non torna. Un atteggiamento di questo tipo è sbagliato anche nei gruppi di amici, figuriamoci fra Stati fondatori dell’Unione Europea”.

L’accordo franco-tedesco sul patto di stabilità penalizza l’Italia?

“Io sono un po’ vecchio stampo; prima di commentare un accordo lo vorrei leggere. Quello che emerge in maniera abbastanza chiara è che non c’è nessun tipo di scorporo di spese dagli aggregati di finanza pubblica – cosa che io reputo giusta – ma era la bandiera dell’Italia. C’è lo step dell’1% di riduzione annua del rapporto debito-Pil e al momento nel quadro programmatico di finanza pubblica c’è una riduzione dello 0,1% annua. Non mi pare sia stato un gran successo. Anche dal punto di vista del metodo, mi pare di capire che Francia e Germania si siano messe d’accordo e abbiano chiamato Giorgetti a cose fatte. Ripeto: sono dinamiche che risulterebbero strane anche in consensi amicali”.

Quella sul Mes è una vittoria di Salvini. Meloni è stata messa all’angolo?

“Solo loro sanno cosa è successo stanotte, perché mi risulta che fino a ieri sera le idee erano diverse. L’impressione è che nessuno voleva lasciare all’altro la bandiera del ‘cialtronismo’, che è una moneta sonante di Fratelli Italia e Lega per quanto concerne la raccolta del consenso. Sono dieci anni che fanno propaganda dicendo ‘usciamo dall’euro’, ‘togliamo le accise’, eccetera. Nessuno voleva lasciare all’altro la bandiera e sono rimasti coerenti con le stupidaggini che ho raccontato agli italiani per dieci anni”. A loro si è unito il Movimento 5 Stelle.

Anche il Movimento 5 Stelle ha votato contro il Mes. È un’asse tra populisti?

“L’asse populista non si è mai rotto. Il populismo in Italia comincia probabilmente con la nascita della Seconda Repubblica, ma riceve un ‘boost’, un incremento sostanziale durante la crisi finanziaria del 2008 – 2009, con le le due recessioni che l’Italia attraversa, il milione di posti di lavoro persi, i 25 punti di produzione industriale persa. Lì il populismo si riaccende grazie al fondamentale contributo del Movimento 5 Stelle, ma a quel punto il virus non viene isolato e si diffonde: la Lega diventa populista (la Lega di Bossi non era populista, la Lega di Salvini è peggio dei 5 stelle), Fratelli d’Italia, che quando si chiamava Alleanza Nazionale era un partito di sistema, viene fondato come un partito del tutto populista. Quindi l’asse populista in Italia c’è da 10-15 ed è maggioritario. E il virus contagia anche partiti più strutturati, il Pd, a volte, prende posizioni ‘sindacal populiste’, è un problema molto grosso”.

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Fonte : Today