Generatori di cambiamento

A 13 anni ha aperto una piccola scuola nel cortile di casa sua a Gujranwala, in Pakistan. Ha studiato e lavorato notte e giorno per aprire una scuola vera e 26 anni dopo ce l’ha fatta. Lei si chiama Sister Zeph ed è la vincitrice del Global Teacher Prize 2023. Ha vinto 1 milione di dollari. “Potrò realizzare una scuola ancora più grande per le famiglie più povere”. Sister è una Change Maker: lavora per il cambiamento, e genera impatto sulla società.
Lui è il fotografo di Gaza diventato virale su Instagram. Ha più di 15 milioni di follower. Erano 25 mila il 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas. Mozar ha 24 anni. È nato e cresciuto in un campo profughi nella Striscia di Gaza. È simbolo di una generazione di giovani che usa la tecnologia e rischia la vita per raccontare la storia. Un corrispondente di guerra nell’era dei social media, lo ha definito il New York Times.
Lei è Claudia Goldin, Nobel per l’economia 2023. Prima donna a vincerlo da sola. 77 anni, insegna ad Harvard. Il riconoscimento le è stato conferito “per aver fatto progredire la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”. Ma la cosa interessante è anche quello che succede 36 ore dopo l’annuncio. Riceve qualcosa come 1.600 email. E il suo premio si trasforma in un premio universale.
Tre storie di impatto. Impact è il titolo del libro del filantropo Sir Ronald Cohen. La sua vita: fugge dall’Egitto negli anni ’50, il padre è ebreo. Non parla inglese, ma studia ed eccelle. Arriva a Oxford, con una borsa di studio, poi ad Harvard. Entra in McKinsey. Diventa venture capitalist. Poi la svolta: capisce che quel sistema economico di cui lui stesso è stato un attore ha portato a grandi disuguaglianze, povertà e problemi sociali. Nel 2013, per incarico dei leader del G8, guida la Task Force for Impact Investing. L’idea, rivoluzionaria, è costruire una finanza che ricerchi non solo il profitto ma anche soluzioni a problemi sociali e ambientali. A Repubblica ha dichiarato: “La rivoluzione dell’impatto, così come la rivoluzione tecnologica, avrà il volto di giovani imprenditori che, cambiando il modo di fare impresa e finanza, sapranno trovare soluzioni a problemi complessi, con l’intento non solo di fare profitti ma di produrre un impatto positivo per la società e il pianeta”.

I “changemakers” dell’anno

Motaz Azaiza

di Eleonora Chioda

“Nessuno è al sicuro. Nessun luogo è sicuro. La paura è ovunque. Come faccio a restare a casa? Devo mostrare al mondo ciò che vedo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica”. Lui è Motaz Azaiza. È il fotografo di Gaza diventato virale su Instagram. Ha 15 milioni di follower. Erano 25 mila il 7 ottobre, il giorno dell’attacco di Hamas. Probabilmente è la persona cresciuta di più in così poco tempo nella storia di Instagram. I suoi post e le sue stories hanno conquistato l’attenzione del mondo. “Questi numeri non significano nulla: solo la mia famiglia e la gente di Gaza contano” ha detto in un’intervista a The New Arab.
Motaz ha 24 anni. È nato e cresciuto nel campo profughi di Deir al-Balah a Gaza. Nel 2021 si laurea in lingue all’università di Al-Azhar. Appassionato di foto, ha aperto la sua pagina social anni fa per raccontare la vita quotidiana nella Striscia, in attesa di trovare lavoro.
Ma il conflitto – scrive il New York Times – lo ha trasformato in un corrispondente di guerra nell’era dei social media. Il suo profilo è un racconto in diretta, 24 ore su 24. Bombardamenti, incendi, palazzi che crollano, amici che diventano homeless. Fumo, macerie. Bambini feriti, che piangono, morti. Lui con il giubbotto antiproiettile, la scritta “Press”, il caschetto. Il 9 ottobre si riprende mentre piange dopo essere sopravvissuto a un attacco.
Diventa il simbolo di una generazione di giovani che rischiano la vita per raccontare la storia.  
“Gaza era un paradiso, ora è un inferno. Sogno disperatamente i giorni di un tempo, quando le mie foto raccontavano il mio popolo e la mia terra. I bambini che giocano sulle altalene, gli anziani che sorridono, le famiglie che si riuniscono. La natura, il mare, la mia bellissima Gaza. Mi manca tutto questo, e mi fa male ricordarlo” ha dichiarato ancora a The New Arab. Motaz non aveva ambizioni di diventare famoso, tanto meno in un contesto così tragico. Il 6 ottobre, l’ultima foto di pace: una vista di Gaza da un drone. Arriva il 7 ottobre e tutto cambia. Qualche giorno dopo in un video lui dice: “Sono devastato. Un nuovo massacro e questa volta si tratta della mia famiglia. Più di 15 persone sono state uccise…”
“Contenuti sensibili” è la scritta che compare più spesso nel suo feed. Si scusa se non riesce a rispondere a tutti. Chiede al mondo di far qualcosa per fermare la guerra. “Siamo esausti, abbiamo perso tutto”. C’è chi lo accusa di non essere neutrale e di fare propaganda. Lui risponde al The New Arab: “Non sono affiliato ad Hamas. Amo la vita e amo viverla a modo mio. Non voglio che Gaza e la Palestina siano un luogo di conflitto eterno”.

Claudia Goldin

di Eleonora Chioda

“Nelle 36 ore dopo l’annuncio ho ricevuto qualcosa come 1.600 mail. Il mio Nobel è diventato un premio immenso per moltissime persone”.  
Ha vinto il Premio Nobel per l’economia 2023. È la terza donna a vincere il premio e la prima a conquistarlo da sola. Lei è Claudia Goldin, economista statunitense, ha 77 anni, insegna ad Harvard. Il riconoscimento le è stato conferito “per aver fatto progredire la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”.
Ha scoperto i fattori chiave del gender gap nel mondo del lavoro. “Sono estremamente grata per quelle 1.600 email. C’erano centinaia di biglietti di gioia e pieni di lacrime. Centinaia di storie personali. Di più: centinaia di persone che non conosco mi hanno scritto per dirmi quando fosse significativo quel premio per loro. Ha dato orgoglio al loro lavoro. Ha incoraggiato chi fa ricerca sulle donne e il genere, ha portato riconoscimento agli storici economisti di tutto il mondo. Il mio Nobel si è amplificato al punto da diventare un immenso premio per più della metà della popolazione mondiale”. Goldin non riesce a rispondere alle continue richieste di interviste che si è vista arrivare dopo la proclamazione. “Tra insegnare full time, seguire gli studenti preparare i seminari, scrivere la Nobel lecture… non ho più tempo” ci ha detto.

Viola Walk Home

di Eleonora Chioda

Ha lanciato un servizio di videochiamate su Instagram per accompagnare le ragazze a casa quando rientrano sole di notte. Il servizio si chiama Viola walk home, è attivo 24 ore su 24: partito su Instagram, si è diffuso all’estero, è diventato una startup. Nel 2023 Viola ha vinto il premio Myllennium Award: miglior startup a impatto sociale. Lei è Laura De Dilectis, 29 anni, laurea in psicologia, 110 e lode. Due Erasmus: uno a Parigi, uno a Lisbona. “Conosco il bello e il brutto di vivere in una grande città”. Un tirocinio alla Casa Internazionale delle donne di Roma le fa aprire gli occhi sulla violenza di genere. Scopre quanto è diffusa. Per strada, tra le mura domestiche, sul posto di lavoro. “Accumulavo rabbia giorno dopo giorno e capivo che non potevo più far finta di nulla”. Una domenica mattina del 2021 sente la notizia di una ragazza inglese Sarah Everard: rapita, stuprata e uccisa mentre torna a casa la sera a piedi, nel quartiere londinese di Brixton. Laura scrive su un foglio bianco il progetto, lancia una call to action sul suo profilo Instagram. La chiama Donnexstrada. In pochissimo tempo riceve 400 email.
Il servizio è disponibile in Italia e in Germania. Funziona così: stai tornando a casa e ti colleghi a @ViolaWalkHome, scrivi un messaggio di SOS in DM (una modalità di comunicazione privata tra gli utenti dei social media) e in un minuto ricevi una videochiamata che viene registrata. Una persona dall’altra parte del telefono ti accompagna a casa. Laura riesce a coinvolgere 150 volontari da tutta Europa, in tutto parlano 17 lingue. Poi con un team di 8 persone, tutte under 30, ha lavorato per creare un’app in tre lingue, che da metà dicembre si può scaricare e usare in strada e a casa.
“Non ho scelto di occuparmi di violenza. È stato necessario. Spero presto di poter raccontare altre storie. Storie che raccontino la bellezza del mondo, non le sue brutture”. Intanto in libreria arriva il suo Non chiamarmi amore, un libro che insegna a riconoscere  – anche nelle sue manifestazioni più subdole – e a stroncare la violenza di genere.

Ridaje

di Eleonora Chioda

Prende i senzatetto, insegna loro a diventare giardinieri urbani e poi li impiega nelle aree verdi in stato di abbandono. Li assume con un contratto regolare di 3 mesi, part time, per 700 euro al mese.
Lorenzo Di Ciaccio è un ingegnere informatico, romano di adozione e la sua (seconda) startup è Ridaje, che a Roma significa appunto “seconda chance”.
“Per 12 anni ho fatto volontariato per l’Emergenza Freddo alla Caritas. Da Natale a Pasqua. Di anno in anno, tornando per quel periodo, mi accorgevo che le persone erano sempre le stesse, ma sempre più annichilite. Mi chiedevo: ma allora un tetto e un pasto caldo non ti tolgono dalla strada? Cosa si può fare?”.
Intanto fa un incontro importante: conosce il ricercatore Luca Mongelli, che sta facendo una ricerca sull’empowerment dei soggetti emarginati. Decidono di fare qualcosa insieme, costruiscono un modello di business.
“Ci siamo detti: se aziende e cittadini sono disposti a smetterla di lamentarsi per il degrado e a pagare qualcosa per vedere la città più pulita, possiamo trovare la strada”.
Detto fatto. L’idea piace. Funziona. Finora 50 senzatetto hanno seguito il loro corso di formazione, 40 ore tra teoria e pratica. Sedici persone hanno già lavorato con Ridaje. Otto di loro hanno trovato un altro lavoro vero.
“Prendendosi cura di uno spazio verde, le persone si prendono cura di se stessi”. Ridaje è entrata in un programma di accelerazione. Ha vinto il bando di open innovation di Ferrovie dello Stato. Finora ha recuperato oltre 50mila metri quadrati di verde. E ha chiuso una campagna di crowdfunding.

HR Bank

di Eleonora Chioda

Esercizio fisico non solo per il benessere o per un Pianeta più verde, ma per un impatto ancora più grande. L’idea di HR bank, bici che produce e accumula energia, è nata guadando la guerra in Ucraina. “Quando sono iniziati i bombardamenti, sono rimasto scioccato dal vedere così tante persone che cercavano generatori di corrente per caricare i loro telefoni. L’accesso all’energia è un elemento cruciale per la propria sopravvivenza: così abbiamo creato un prodotto in grado di risolvere il problema” dice Jonas Navickas, CEO of Tukas EV e uno dei creatori di HR Bank Si pedala per 15 minuti e si ricarica uno smartphone. 30 minuti bastano per un tablet o laptop. Può generare dai 50 ai 300w/h di elettricità. L’energia generata può essere immagazzinata in una batteria da 2 kWh, sufficiente a tenere accesa la luce per un’intera settimana. “Non abbiamo inventato la bicicletta, ma un modo per produrre e conservare energia. Che non è utile solo in situazione di guerra ma anche durante i disastri naturali. Le recenti inondazioni dell’Emilia Romagna hanno lasciato parte della popolazione senza elettricità per giorni”. Lo scatolone rettangolare è un powerbank a cui sono stati aggiunti pedali, manubrio e sella. Tre gli ingressi: uno per l’energia cinetica, uno per l’eolica e uno per quella solare. HR Bank può essere trasformata anche in una postazione di lavoro.

Lorenzo Lento

di Antonio Palmieri*

Secondigliano a Napoli, Monza, Torino, Regina Coeli. Poi una classe femminile a Bollate. Nel 2023 ha aperto un’Academy a Rebibbia. E una nelle carceri minorili di Milano. Lorenzo Lento, calabrese, 64 anni, apre scuole digitali per i detenuti ed è uno dei primi docenti certificati Cisco Academy d’Italia.
“Più di 1.000 studenti sono passati dalle mie classi e nessuno ha fatto ritorno in carcere. Li accompagniamo, non li lasciamo soli al loro destino”. Geometra diplomato, lascia la Calabria da giovane per inseguire i suoi sogni. A Milano frequenta le scuole serali, si appassiona all’informatica, diventa libero professionista.
“Se sono riuscito a imparare io, tutti possono imparare a gestire una rete informatica. Proprio tutti”. Dopo questa intuizione, nel 2000 Lento riesce ad aprire la prima Academy nel carcere di Bollate. Da lì inizia un percorso duro, per nulla facile, che è però un segno di solida speranza.
Mostra come la tecnologia può rendere il carcere un luogo dove cercare (e trovare) una seconda possibilità per la propria vita. Cercare: anagramma di carcere.
*Fondatore e presidente Fondazione Pensiero Solido

The Earthshot Prize

di Eleonora Chioda

C’è chi lavora al fianco delle comunità delle Ande, piantando alberi e ripristinando ettari di foreste.
C’è chi ha creato un processo più pulito per produrre batterie che inquinano meno e possono essere riciclate.
C’è una startup che aiuta le agricoltrici in India a ridurre lo spreco alimentare, la povertà e la disuguaglianza di genere.
Ci sono programmi impegnati a diffondere la pesca sostenibile, offrendo risorse e tecnologia per scoraggiare quella illegale.
C’è chi elimina le emissioni, spingendo verso un’agricoltura rigenerativa, e dà speranza agli agricoltori di tutto il mondo.
Eccoli i cinque vincitori 2023 di The Earthshot Prize, il prestigioso premio internazionale del Principe William, da sempre attento nei confronti del Pianeta. Con questo premio, il Principe e la sua Fondazione hanno l’obiettivo di finanziare, entro il 2030, 50 startup che sviluppano progetti rivoluzionari nella lotta al cambiamento climatico.
“La Terra è a un punto di svolta. Siamo di fronte a una scelta difficile: o continuiamo così e danneggiamo irreparabilmente il nostro pianeta, oppure ci ricordiamo della nostra capacità di innovare e risolvere problemi. Le persone possono ottenere grandi cose” ha dichiarato il principe di Galles. Finale a Singapore a metà novembre. I cinque vincitori (Acción Andina, Grst, S4S Technologies, WildAid e Boomitra) sono tornati a casa con un milione di sterline. Il principe William si è presentato con una cravatta al 100% riciclata. È italiana, si chiama Wilmok.

Sistech

di Eleonora Chioda

C’è un’organizzazione europea che aiuta le donne rifugiate a trovare lavoro nel settore tecnologico e digitale. Si chiama Sistech (abbreviazione di sister+tech), è nata in Francia dalla pluripremiata imprenditrice sociale Joséphine Goube, 34 anni. Il programma aiuta le donne rifugiate, con un elevato titolo di studio, a trovare un lavoro qualificato. Corsi gratuiti di upskilling nel tech e digitale, sessioni di mentoring, eventi di networking e corsi di lingua. Le rifugiate ricevono in dono computer, una box wifi e ore di babysitting nei momenti che dedicano alla formazione. Sistech si è già diffusa in tre Paesi ed è arrivata in Italia nel 2021. Nel 2023 ha vinto il Primo premio Forti Insieme, iniziativa di Pantene, in collaborazione con Chiara Ferragni e la società di venture capital quotata in Borsa LVenture Group. “Le donne rifugiate sono persone che nel proprio Paese sono perseguitate per motivi di razza, religione, appartenenza a un determinato gruppo sociale. Arrivano fuggendo dalla propria nazione e non possono tornarvi. Devono passare attraverso un sistema, fare richiesta di protezione internazionale, vivere in un limbo amministrativo per lungo tempo e non riescono a integrarsi, nonostante i loro ottimi percorsi educativi e professionali” spiega Silvia Gallitto, Chief Operating Officer di Sistech. A oggi l’organizzazione ha sostenuto più di 500 donne rifugiate.

Dmat

di Eleonora Chioda

Scoperto il segreto che ha permesso a ponti e acquedotti Romani di sopravvivere duemila anni. Si chiama “hot mixing”: si aggiungono alla miscela di calcestruzzo anche granelli di calce viva, che reagendo con l’acqua, si sciolgono e rilasciano ioni di calcio che “cicatrizzano” e riparano le crepe. La ricerca, coordinata dal MIT di Boston, è stata pubblicata dall’autorevole rivista Science Advances il 6 gennaio del 2023. Dietro questa scoperta c’è una startup italiana, cofondata da Admir Masic, professore associato di ingegneria civile e ambientale al Massachusetts Institute of Technology, ex profugo bosniaco che si è laureato a Torino. Il Ceo e co-founder è Paolo Sabatini, esperto di affari internazionali con un passato alle Nazione Unite e poi all’Expo di Milano. Dmat ha sviluppato una tecnologia per un nuovo tipo di calcestruzzo che si auto-ripara, dura di più e riduce l’impatto ambientale. È iniziato il processo di industrializzazione. “Si continuerà a costruire nello stesso modo ma utilizzando ricette innovative”. Dmat e i founder sono stati invitati alla Cop28 di Dubai dal Ministero dell’Ambiente come esempio di attori impegnati a contrastare il cambiamento climatico.

Sister Zeph

di Eleonora Chioda

A 13 anni ha aperto una scuola per bambini svantaggiati nel cortile di casa sua a Gujranwala, in Pakistan. Ha lavorato notte e giorno per finanziarne una vera. E 26 anni dopo ha aperto in un edificio nuovo di zecca:  offre istruzione gratuita a 200 bambini senza possibilità economiche. Molti dei suoi studenti sono diventati adulti di successo. Lei si chiama Sister Zeph ed è la vincitrice del Global Teacher Prize 2023, il premio della Varkey Foundation in collaborazione con l’Unesco. Insegnante di inglese, urdu e cambiamento climatico, è stata selezionata tra oltre 7mila candidature provenienti da 130 Paesi del mondo. Zeph è riconosciuta come una promotrice di cambiamento. Vince un milione di dollari, con cui costruirà una scuola per le famiglie più povere e un rifugio per orfani dove offrire cibo e insegnanti.
“L’insegnamento non è una professione, è una vocazione. È una chiamata  a ispirare. Questo riconoscimento è un invito all’azione e a raddoppiare gli sforzi perché ogni bambino, indipendentemente dalle circostanze, abbia accesso a un’istruzione di qualità”.
Il Global Teacher Prize è stato istituito per riconoscere un insegnante straordinario e il suo contributo nel mondo ma anche per puntare i riflettori su una professione così importante per la società. Il premio ha scoperto migliaia di eroi che hanno trasformato la vita dei giovani di tutto il mondo. La cerimonia di premiazione del Global Teacher Prize 2023 si è tenuta nel quartiere generale dell’Unesco a Parigi, l’8 novembre.

Fonte : Repubblica