È stato Enrico Fermi, il premio Nobel e capo dei ragazzi di via Panisperna, il gruppo di studiosi di fisica nucleare, a dirlo per primo settant’anni fa: la simulazione numerica è fondamentale per la ricerca scientifica e quindi di calcolatori gli scienziati non ne avranno mai abbastanza. È per questo che nel 1954 è nato il primo supercomputer scientifico made in Italy, la Calcolatrice elettronica pisana. Ed è per questo che l’Unione europea sta accelerando a rotta di collo la sua strategia per il supercalcolo (high performance computing, Hpc, dalla sigla inglese, chiamata anche EuroHpc) che oggi ha un tassello in più con lo spagnolo MareNostrum 5.
I supercomputer sono il motore che fa girare la ricerca scientifica in tutti i settori: quella di base, quella applicata, quella delle aziende e quella delle startup. Dal digital twin del pianeta o del corpo umano per capire come funziona all’addestramento dei grandi modelli di intelligenza artificiale, dietro le quinte c’è un supercomputer.
Cos’è MareNostrum 5
È con questo spirito che a Barcellona, nel centro spagnolo per il supercalcolo del Politecnico di Catalogna, sta per essere inaugurato MareNostrum 5, la quinta interazione del supercomputer spagnolo che fa parte della rete dell’unione europea di supercomputer, il cosiddetto European High-performance computing joint undertaking (EuroHpc-Ju).
Mare Nostrum 5, capace di picchi di calcolo da 312 Petaflops, è stato sviluppato con i fondi europei ed è di proprietà del governo spagnolo, dello stato di Catalogna e del Politecnico di Catalogna, è l’ultimo computer europeo pre-exascale nella strategia della Commissione europea. L’ultimo cioè ad utilizzare al cento per cento tecnologie Intel/Amd/Nvidia per processori e schede grafiche e che si avvicina (ma non raggiunge) la soglia dell’Exaflops, cioè del miliardo di miliardi di operazioni al secondo.
In informatica la sigla Flops (acronimo di Floating point operations per second) indica il numero di operazioni in virgola mobile eseguite in un secondo dalla Cpu. Se gli 8 miliardi di abitanti del nostro pianeta eseguissero una semplice operazione aritmetica come una somma in un secondo, occorrerebbero sei anni di calcoli ininterrotti per fare quello che un supercomputer Exaflops può fare in un secondo.
Fonte : Wired