Un post di Chiara Ferragni valeva 90 mila euro ma in tre giorni ha perso 70mila follower

Chiara Ferragni ha perso 70mila follower dopo il ‘caso Balocco’ mentre si è appena aperto il nuovo scandalo delle uova di pasqua. Secondo un primo calcolo delle associazioni dei consumatori un danno da 5 milioni di euro, ma sarebbe solo una prima stima.

Il video di scuse di Chiara Ferragni, analizzato

“Il danno subito – spiega a Today.it Roberto Esposito, Ceo di DeRev, società leader in strategia e comunicazione digitale – è principalmente di reputazione e avrà sicuramente un impatto su tutte le attività commerciali che gestisce. Quanto ai follower, in questi giorni sono sicuramente calati: solo negli ultimi tre giorni ha lasciato per strada oltre 66 mila utenti. Sembrano tanti, ma se li rapportiamo agli oltre 29,7 milioni da cui partiva, la perdita per ora è appena dello 0,2 per cento; molto piccola anche rispetto alla sua crescita recente, perché nell’anno ha guadagnato circa un milione e mezzo di follower grazie all’operazione Sanremo e alle altre attività come la serie su Prime Video”.

Quanto è importante la reputazione?

“Il grosso del suo fatturato è legato alle collaborazioni con dei brand che scelgono di affidarsi a lei, che oltretutto ha dei cachet decisamente elevati: un suo contenuto può arrivare a costare 90 mila euro, ma soprattutto lei e pochi altri, a differenza di influencer minori, contrattano con le azienda partendo da basi molto più alte perché sopraggiungono altri criteri come notorietà e posizionamento, che fanno sì che sia il personaggio stesso a decidere quanto vale. Chiara Ferragni rappresenta, nell’immaginario comune, una serie di valori che sono la famiglia, la trasparenza, la solidarietà e il sostegno a iniziative di beneficenza”.

I defollow sulla pagina Instagram di Chiara Ferragni dal 15 al 20 dicembe-2

“Il rischio concreto non è tanto che perda un determinato numero di follower e che domani non raggiunga più lo stesso pubblico, ma che lo raggiunga con una credibilità diversa sia agli occhi di chi la segue, sia agli occhi dei brand che scelgono di affidarsi a lei come testimonial per trasmettere dei valori al pubblico e che domani, per una grossa fetta di pubblico, potrebbe non incarnare più”.

Quanto ci vorrà a capire l’entità del danno?

“Bisognerà valutare non tanto quello che avverrà in questi giorni di crisi, ma nei prossimi mesi, quando dovrà mettere in piedi una strategia di rescue management (“gestione dell’emergenza”, ndr), mentre ora siamo ancora alla crisis management (“gestione della crisi”, ndr). Sarà interessante capire come cercherà di ripristinare e riabilitare la sua immagine agli occhi del pubblico per recuperare il danno di questi giorni”.

La curva con l'engagement sul profilo di Chiara Ferragni dopo la pubblicazione del video di scuse-2

Qualcosa di simile a quello che accadde nel 2018, quando la coppia Ferragni – Fedez finì nel tritacarne per quella festa al supermercato in cui andò sprecato un sacco di cibo?

“Il danno di reputazione che sta subendo oggi è molto più grave, principalmente perché, in quel periodo, aveva un posizionamento molto diverso: lei e Fedez si presentavano come una giovane coppia spensierata, che si lasciava andare a momenti di libertà. Notare che rispetto ad allora non si fa più chiamare influencer ma imprenditrice digitale: una figura strutturata che guida aziende che fanno grandi utili, una perfetta madre di famiglia”.

Come sta gestendo la crisi secondo lei?

“Secondo me la sta gestendo male. Leggo che cancella i messaggi negativi e rimuove vecchi contenuti: questo, agli occhi del pubblico, è un segnale di debolezza, perché vuol dire che da un lato ha qualcosa da nascondere (almeno questo è il messaggio che trasmette) e dall’altro palesa di non essere aperta al dialogo e al confronto.

Il video pubblicato da Selvaggia Lucarelli che mostra i contenuti rimossi dalla pagina Instagram di Chiara Ferragni

Chi utilizza i canali digitali, lo fa proprio in virtù della trasparenza di quei canali, che permettono una comunicazione bidirezionale rispetto alla tv o alla stampa, dove invece chi comunica lo fa in maniera unidirezionale. In pratica sta tradendo il principio che ha sposato scegliendo quel mezzo di comunicazione”.

Come giudica il video di scuse?

“Penso che sia un contenuto troppo ragionato: viene fuori un distacco enorme rispetto alla spontaneità a cui siamo abituati; basti pensare al tono di voce, al vestito, alla location. È studiato a tavolino, proprio in un’ottica di crisis management, ma hanno forzato un po’ troppo la mano, veicolando un messaggio sbagliato: aver parlato di ‘errore di comunicazione’, anche alla luce di quello che è uscito il giorno dopo sulle uova di Pasqua, si è rivelato un boomerang”.

Però ha registrato numeri molto elevati

“Non è detto che sia un bene. In maniera molto strategica, non ha pubblicato e non sta ancora pubblicando altri contenuti: lo ha fatto per concentrare tutta l’ondata della crisi in un unico luogo virtuale, senza andare a ‘macchiare’ il resto. Per ipotesi, tra un anno potrebbe cancellare quel video e ‘ripulire’ in un sol colpo tutto il suo profilo. Dal punto di vista meramente strategico è una scelta corretta, ma quelle visualizzazioni sono frutto, in larga parte, di un sentiment negativo”.

Si legge spesso di persone che lasciano le loro attività per dedicarsi a questa nuova professione o di giovanissimi che aspirano a diventare le nuove Chiara Ferragni o i nuovi Khaby Lame. Non le sembra tutto un po’ eccessivo?

“In realtà la dinamica non è nuova: pensiamo agli attori, ai personaggi televisivi, alle rockstar o ai calciatori fino agli anni novanta; è semplicemente nuovo il mezzo attraverso cui questa cosa avviene. Ovviamente quelli che riescono sono una minoranza e il rapporto è paragonabile a quello tra chi va a fare i provini per il cinema e quelli che diventano attori di Hollywood, oppure i tanti ragazzi che frequentano le scuole calcio e quelli che arrivano in Serie A. 

tabella-compensi-influencer

La maggior parte delle persone che provano questa strada dopo un po’ lasciano perdere, altri finiscono a fare le comparse; solo una percentuale minima riesce ad emergere e a trasformare i follower in lavoro. Noi pubblichiamo una classifica relativa ai possibili guadagni per contenuto pubblicato, sui vari social network, rispetto al numero di follower e all’engagement: si possono avere anche centinaia di migliaia di follower ma non riuscire a capitalizzarli. Chi ci riesce, nella quasi totalità dei casi, raccoglie il lavoro di anni”.

Continua a leggere su Today.it

Fonte : Today