Alberto Cipolla crea Takk, ovvero grazie: la playlist

Sigur Rós – Dauðalogn

Un brano dei Sigur Rós in questa playlist era d’obbligo e sceglierne solo uno è un compito ingrato, ma ho voluto evitare i classiconi iperabusati. “Dauðalogn” significa “calma piatta” e se chiudo gli occhi, quando si apre il ritornello, vengo immediatamente catapultato in sulla riva di un ghiacciaio o nel mezzo del Landmannalaugar, ed è un posto in cui mi piace moltissimo restare.

Olafur Arnalds – Near Light

Anche per Arnalds ho voluto scegliere solo un brano ed è stata un’operazione difficile. Ma Near Light è stato il pezzo con cui l’ho scoperto e che mi ha fatto balzare dalla sedia pensando “ah, ma allora una musica così si può fare! Esiste!”.

Low Roar – Friends Make Garbage (Good Friends Take it Out)

Ho scoperto Low Roar in Islanda, in un negozio di dischi che permetteva di ascoltare i cd da dei piccoli stereo portatili, usando le cuffie. Metto su “0” perché la copertina era bella e dopo, credo, trenta secondi della prima traccia avevo già deciso che l’avrei comprato. “Friends Make Garbage” viene invece dal suo primo disco e l’ho scoperta dopo ed è diventata una delle mie preferite. La sua morte, ad appena quarant’anni, lo scorso anno, è stata davvero una notizia tristissima.

Yann Tiersen – Heol

Vabbè, Tiersen è uno dei miei riferimenti da sempre e lo amo sia nelle sue versioni più conosciute e “mainstream” fatte di valzerini di Amelie e dolci pezzi pianistici, sia in quelle più post-rock (per me “Les Retrouvailles” è uno dei suoi dischi migliori in cui trovo sempre cose che mi ispirano) sia quando si dà più all’elettronica. Dovrei fare una playlist di 40 brani solo suoi. Ho scelto Heol perché, nella sua produzione più recente, è uno dei suoi pezzi che mi piace di più per il modo di creare quelle sue atmosfere tipiche con solo un paio di accordi ben scelti, e unisce bene tutti i suoi mondi: ci sono gli strumenti elettronici, ci sono quelli acustici e ci sono quelli “valvolari”.

Vittorio Cosma – La facoltà dello stupore

Che non si dica che in Italia non sappiamo fare questo tipo di musica. Vittorio, prima ancora che un amico, è un musicista enorme, capace di creare delle atmosfere

stupende con poche, ragionate, note. “La facoltà dello stupore” mi ricorda molto certe sonorità sospese di Alexandre Desplat o Thomas Newmann.

Dardust – Slow is The New Loud

Stesso discorso vale per Dario, uno dei pochi qui in Italia a fare questo tipo di produzioni in modo credibile. Slow is The New Loud per me è uno dei suoi pezzi più belli (anche qui, la semplicità vince in questi contesti) e apre davvero a dei bellissimi viaggi e paesaggi. Soprattutto la versione acustica live al Sundlagin Studio.

Arvö Part – Spiegel im spiegel

Volevo assolutamente mettere in questa playlist un compositore considerato più “classico” (termine che comunque sarebbe tecnicamente sbagliato), come Górecki, Penderecki, Philip Glass o altri simili visti dal grande pubblico, nel caso in cui fossero conosciuti, come distanti, vecchi, complicati, ma di cui comunque almeno tre quarti di questa playlist in un modo o nell’altro sono in parte figli. Ho scelto questo pezzo di Part perché sostanzialmente ha scritto negli anni ’70 qualcosa che un compositore moderno, nel 2024, potrebbe tranquillamente tirar fuori gli venisse chiesto un brano

“emotional” per uno spot, una serie tv o un qualche prodotto audiovisivo. Minimale, essenziale, moderno ma con già quasi mezzo secolo sulle spalle.

Joe Hisaishi – The Legend of Ashitaka

Non solo europei. Per me anche i giapponesi hanno delle affinità musicali e spirituali con la sensibilità nordica del nostro continente. E per Hisaishi mi servirebbe una playlist a parte: amo tantissimo le sue sonorità e le atmosfere che crea con le sue scelte orchestrali e le melodie che riesce a tirar fuori. Anche se più in generale ho un debole per lo stile musicale orchestrale giapponese declinato alla musica da film/videogame (da Uematsu a Sagisu a Sakamoto, per dirne altri). Le musiche che Hisaishi ha scritto per “Princess Mononoke”, tra cui appunto questa, per me sono sicuramente tra le sue più belle in assoluto.

Laurent Perez Del Mar – L’au revoir

Parlando di musica da film: atmosfere nordiche forse non così tanto, ma “viaggioni” assolutamente sì. Questo pezzo che Perez ha scritto per “La Tortue rouge” mi fa venire i brividi ogni santissima volta che lo ascolto e mi porta in posti pazzeschi. Non poteva non essere in questa playlist e non può non essere un’ispirazione costante.

Arcade Fire – In the Backseat

Non è una mia playlist se non c’è una canzone degli Arcade Fire. Semplicemente.

E valgono come quota nordica in quanto canadesi. “Funeral” è sicuramente una risposta che dareicalla solita domanda “quale disco ti porteresti su un’isola deserta?”. Ci sono dentro tante cose che sento mie, a livello musicale: un certo gusto per i riff melodici, la ricerca di crescendo musicali ed emotivi, il dosare equamente momenti intimi, piccoli, riflessivi con momenti di volumi altissimi ed inni spezzacuore. E “In the Backseat” è la conclusione adatta.

BONUS TRACK

Bjork – Bachelorette

Dai, questa non credo serva giustificarla.

Fonte : Sky Tg24