Aquaman e il regno perduto, la trama e la recensione del film con Jason Momoa

A 5 anni di distanza dal primo lungometraggio, arriva al cinema il sequel del titolo DC Comics di maggiore successo di tutti i tempi: Nel cast Patrick Wilson, Amber Heard, Yahya Abdul-Mateen II e Nicole Kidman

Born to be wild, cantavano gli Steppenwolf nel 1969 mentre Peter Fonda, Dennis Hopper e Jack Nicholson attraversavano gli States da Los Angeles alla Louisiana in sella ai loro chopper customizzati. Dall’asfalto al mare il passo è breve, almeno sul grande schermo. E nel 2023, la canzone simbolo di Easy Rider, accompagna le scorribande marine di Aquaman e il regno perduto (nelle sale cinematografiche italiane a partire da mercoledì 20 dicembre). Certo, in tutti questi anni l’America e pure il resto del mondo sono mutati assai. E come ha dichiarato Jason Momoa, che torna a indossare il costume del protettore degli Oceani dopo il film campione d’incassi datato 2018, oggi “i veri supereroi sono i genitori single”. In fondo cosa c’è di più selvaggio di affrontare la routine di dover cambiare un pannolino a un neonato o di far addormentare il proprio pargolo, pronto a svegliarsi, a più riprese, nel cuore della notte?

Aquaman 2, un set complicato

Nato da un soggetto, vergato dallo stesso Momoa, Aquaman e il regno perduto è il quindicesimo e ultimo lungometraggio del DC Extended Universe. A parte l’annuciato Superman Legacy, cosa ci riserva il futuro lo sanno soltanto James Gunn e il produttore Peter Safran i nuovi CEO dei DC Studios. Forse l’ex Khal Drogo di Game of Thrones presterà il suo fisico erculeo e il suo sguardo malandrino a Lobo, il cacciatore di taglie proveniente dal pianeta Czarnia. Ciò che, invece è  noto a tutti è che il set di questo atteso sequel si è rivelato ostico e problematico quanto risolvere il cubo di Rubik bendati dopo aver bevuto quattro gin tonic. Dalla petizione contro la presenza di Amber Heard nel film (e in effetti, al netto del suo quasi licenziamento, sullo schermo compare per una decina  di minuti o poco più) alle dichiarazioni niente affatto tenere di Yahya Abdul-Mateen II: “Cose come Aquaman sono roba da clown, Aquaman non è  Il Processo ai Chicago 7. Non devi fare lo schizzinoso”. Insomma, per il regista James Wan è stato un piccolo grande incubo, tra riprese aggiuntive e cameo cancellati. Ma d’altronde, da veterano del genere horror, il cineasta è avvezzo a confrontarsi con la paura e i suoi derivati.

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Acquaman e il regno perduto, la trama del film

Aquaman e il regno perduto, inizia come una sitcom. Si respira l’atmosfera casalinga dei primi episodi di WandaVision, la meravigliosa serie  tv griffata Marvel. E il re dei sette regni pare più provato dal ruolo di padre che da quello di monarca. Come ormai in quasi tutti i recenti kolossal made in Usa, la catastrofe  climatica incombe sul globo terracqueo. La marea sta cambiando e a rendere la vita del supereroe ancora più dura si palesa  Black Manta (Yahya Abdul-Mateen II), bramoso di vendicare la morte del genitore. Grazie al mitico tridente nero, il villain amplifica i propri poteri, ma al tempo stesso scatena una forza antica, malevola e temibile. Sicché, Aquaman è costretto a chiedere l’aiuto da casa, ovvero a liberare dalle catene suo fratello Orm (Patrick Wilson) e a unire le forze per evitare di perdere la ghirba e salvare il mondo da una fine orribile.

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Aquaman e il regno perduto, il nuovo trailer con Jason Momoa

Tra 48 ore e Gli Argonauti, un film dal sapore di un cheesburger

James Wan si diverte a citare la commedia action 48 ore, diretta da Walter Hill nel 1982, E infatti i battibecchi, e lo scambio di frecciate tra Aquaman e suo fratello ricordano gli scontri verbali fra detenuto Reggie Hammon e il poliziotto Jack Cates. Non mancano poi gli omaggi nelle policrome scenografie ai lavori del geniale Ray Harryhausen, in special modo a titoli come Il 7° viaggio di Sinbad (1958) e Gli Argonauti (1963). E in generale in tutta la pellicola si respira l’aria vintage di un cinema semplice e spensierato. Un popcorn movie il cui scopo e intrattenere e divertire nell’attesa di scoprire il destino dei Cinecomic targati DC. E pazienza se Nicole Kidman è presente quanto le gocce di angostura in un cocktail Manhattan e se lo script non rappresenta un deflagrante esempio di originalità. Ci si consola con l’indimenticabile Spirit in The Sky  nella colonna sonora  con l’ex Ivan Drago Dolph Lundgren nei panni di Nereus e con il pregio di non aver flirtato con l’idea, un filo inflazionata, del Multiverso. Insomma, Aquaman e il regno perduto ha il sapore di un tradizionale cheesbuger, che magari qualche ardito o inconsapevole atlantideo insaporisce con una croccante blatta. D’altronde gli insetti non saranno il cibo del futuro? E poi come insegnano i latini:De gustibus non disputandum est.

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Aquaman e il Regno perduto, tutto sul film con Jason Momoa

Fonte : Sky Tg24