Avrei dovuto scrivere qualcosa su Chiara Ferragni lo so. Avrei dovuto commentare le sue lacrime, il suo viso improvvisamente struccato e pesto come se fosse la protagonista del ritratto di Dorian Gray, la truffa del pandoro e quella – forse – delle uova di Pasqua, le scuse, il milione di euro. Avrei dovuto dire qualcosa sulla fine del mondo degli influencer, gioirne, come se fossero loro il primo problema del nostro tempo; come se fossero tutti uguali, come se non ce ne fossero di bravi ed onesti.
La lapidazione tira sempre. Avrei dovuto, lo so, ma l’algoritmo che decide quali post vedo sui social mi continua a mostrare immagini di quello che accade a Gaza e non riesco a pensare ad altro. Ieri ho visto un bambino uscire dalle macerie di un bombardamento portando in braccia il cadavere di un altro bambino. Ho sperato che fosse una immagine fatta con l’intelligenza artificiale ma era autentica.
Cecilia Sala che nel podcast Stories sta facendo un importantissimo lavoro per trasformare la contabilità dei morti in storie, appunto, in persone, ieri ha raccontato di un’altra bambina che aveva perso una gamba e tutta la famiglia qualche giorno fa, e che è stata uccisa mentre era in un ospedale: lo hanno bombardato. Poco prima aveva chiesto di poter venire in Europa, mettersi una protesi, avere una vita normale.
Su Repubblica il diario quotidiano da Gaza di Sami al-Ajrami elenca puntualmente quello che le forze armate israeliane fanno ogni giorno da giorni su una popolazione inerme: oggi li definisce “crimini contro l’umanità”.
E allora perchè non ce ne occupiamo davvero? Perché non sono la notizia del giorno? Perché non trasformiamo i numeri (oltre ventimila morti) in persone? Perché non ascoltiamo gli appelli disperati per un cessate il fuoco di chi sta lì ad aiutare, Medici senza frontiere, Save the children, la Croce Rossa, Oxfam, Amnesty International? Perché ci voltiamo dall’altra parte? Sì, brutta la beneficenza col trucco di Chiara Ferragni, ma noi cosa stiamo facendo per aiutare chi ha bisogno di essere salvato da un massacro?
Post scriptum. A Gaza va detto che c’è anche (soprattutto) l’ONU. L’UNRWA ha avuto 104 morti dall’inizio dell’ultima crisi. Se arriva cibo è grazie al WFP. L’ONU non sta riuscendo ad ottenere un cessate il fuoco per il veto di Usa e Regno Unito, ma chi continua a dire che “l’ONU è inutile” lo dice perché non sa quello che accade sul campo. Non si sa che per molti a Gaza in questi giorni l’ONU è letteralmente l’unica speranza di sopravvivere.
Fonte : Repubblica