Dopo anni di trattative, Parlamento europeo e stati membri hanno raggiunto un accordo per la riforma del regolamento di Dublino, l’insieme di norme comunitarie che regolano la gestione di migranti e richiedenti asilo. Le modifiche cambiano il testo solo in minima parte, ma rendendolo più stringente e repressivo nei confronti delle persone in arrivo.
In sintesi, le misure approvate prevedono un rafforzamento materiale dei confini europei, attraverso la creazione di barriere fisiche come muri, recinzioni e filo spinato, e la possibilità di finanziare strutture detentive e controlli di frontiera in paesi terzi, come sta tentando di fare l’Italia in Albania. Inoltre, prevede l’uso di sistemi biometrici per registrare più velocemente i migranti, procedure più sbrigative per l’espulsione dei richiedenti asilo arrivati in maniera irregolare e un meccanismo limitato di ricollocamento dai paesi di arrivo a quelli interni.
In particolare, le misure di espulsione andranno a limitare la possibilità di richiesta di asilo per chi arriva da paesi considerati “sicuri”, in base a una direttiva europea del 2013, e renderanno più veloce il loro trasferimento verso i paesi terzi da cui partono più spesso per raggiungere l’Europa, cioè Tunisia, Libia e Turchia. L’Italia considera “sicuri” Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco , Montenegro, Nigeria, Senegal, Serbia e Tunisia.
Il meccanismo di ricollocamento, molto richiesto da Grecia, Spagna o Italia, cioè i paesi di arrivo, si configura soltanto come un meccanismo emergenziale, da attivare in circostanze eccezionali. Invece che predisporre uno standard di redistribuzione, permette semplicemente agli altri paesi di poter scegliere se accettare di ricevere un certo numero di richiedenti asilo o rifiutare e contribuire a un fondo comune dell’Unione europea per la gestione di queste persone. Il fondo però andrà a contribuire alle spese di tutti i paesi membri, non solo quelli di arrivo.
L’accordo, i cui dettagli non sono stati ancora chiariti e che deve ancora essere votato dal Parlamento e dal Consiglio dell’Unione europea, è stato accolto con emozioni discordanti. Le istituzioni europee lo hanno annunciato come un successo, mentre le organizzazioni per i diritti umani con grave preoccupazione.
Le critiche
Cinquanta organizzazioni, tra cui Amnesty e Save the Children, hanno firmato una lettera aperta in cui criticano duramente la riforma, sostenendo che creerà un “sistema crudele” per la gestione dei richiedenti asilo, “normalizzerà” la loro detenzione arbitraria e l’espulsione verso paesi in cui subiranno “violenze e torture”. Forti critiche sono arrivate anche dai parlamentari della sinistra europea, che hanno definito l’accordo come “il più drastico inasprimento delle leggi europee sul diritto di asilo” e “un sogno diventato realtà per i populisti di destra”.
A preoccupare particolarmente sono i nuovi meccanismi di espulsione e per il finanziamento di misure anti-migrazioni nei paesi di partenza, dove i richiedenti asilo sono trattenuti con la forza e spesso in condizioni disumane e in netta violazione dei diritti umani, il tutto con i finanziamenti dell’Unione europea.
Fonte : Wired