La disinformazione, insieme con i contenuti violenti, volgari, pericolosi e con la tutela dei dati degli utenti, è fra i problemi principali che i social network si trovano ad affrontare quotidianamente.
Ed è problema che è diventato più complesso col passare del tempo, invece che più semplice: le potenzialità offerte dalla tecnologia e dalle IA, combinate con le folli teorie complottiste alimentate dagli anni del coronavirus, hanno alimentato a dismisura il diffondersi delle fake news.
L’appello agli editori e ai creator
Più o meno tutte le piattaforme lavorano da anni per contrastare il fenomeno e proprio in questa lotta si inserisce la prima campagna di alfabetizzazione mediatica realizzata da TikTok per l’Italia. Come sa bene chi lo frequenta abitualmente, il social di ByteDance è da tempo impegnato a combattere le bufale e anche è ampiamente quello con il miglior rapporto moderatori/utenti per la lingua italiana.
Che sono due caratteristiche che danno maggiore forza alla campagna, il cui scopo, secondo quanto spiegato, è soprattutto arricchire gli utenti con le capacità e le competenze che permettano loro di “formarsi opinioni fondate e di verificare l’accuratezza delle informazioni prima di considerarle attendibili”. C’è un minisito dedicato all’iniziativa (questo), dove fra l’altro viene spiegata la sottile differenza fra disinformazione e misinformazione, e c’è l’appello ai creator e agli organi di stampa (dalle testate dei gruppo Gedi a Sky, a Open e altri) a partecipare all’opera di fact-checking portata avanti da Facta, che da tempo collabora con TikTok proprio nella verifica delle notizie.
Non solo: ci sono hashtag specifici (come #factcheking e #ImparaConTikTok) e soprattutto c’è il fatto che fra i risultati delle ricerche fatte in-app su alcuni temi delicati, relativi e complotti, presunte verità nascoste, poteri forti e simili, a comparire in alto e per primi saranno proprio i video di debunking e di verifica dei fatti.
Le persone come prima difesa contro le bugie
Nell’annunciare la campagna, da TikTok hanno anche dato alcuni consigli di buon senso, semplici ma utili.
Per esempio, che le storie attendibili contengono “informazioni verificabili che possono essere confrontate con fonti indipendenti per confermarne l’accuratezza” e che “se un video non ha tali informazioni, bisogna chiedersi il perché”. O anche di prestare attenzione alle emozioni che un video suscita, perché “spesso la disinformazione punta proprio a provocare una forte reazione emotiva, mentre la verità si basa sui fatti”.
Il consiglio più importante ci è però sembrato quello che riguarda il cosa fare con un contenuto della cui veridicità non si è convinti totalmente: meglio fermarsi, riflettere, provare a verificare e (se restano dubbi) eventualmente non condividere. Perché è davvero vero che “l’antidoto più potente alla proliferazione della disinformazione e della misinformazione, è la loro non diffusione”.
Insomma: prima di mettere un like o spammare amici e conoscenti con video di (presunta) informazione, meglio pensarci due volte. E farlo solamente se la fonte è attendibile.
Fonte : Repubblica