Il voto, atteso da un decennio, si è svolto in maniera regolare senza incidenti o brogli. Alla tornata ha partecipato il 42% degli aventi diritto. Nella capitale e al sud successo per i movimenti sciiti legati all’Iran che sostengono l’attuale premier. Un primo segnale in vista delle elezioni parlamentari in programma nel 2025.
Baghdad (AsiaNews) – Un voto atteso da 10 anni ed è già una notizia che si sia tenuto in modo regolare, senza incidenti o accuse di brogli, e a dispetto dell’appello al boicottaggio della fazione legata al potente leader sciita Moqtada al-Sadr, in segno di protesta contro l’attuale leadership. Le elezioni provinciali in Iraq del 18 dicembre scorso, il primo voto a livello locale dal 2013 e più volte rinviato per la guerra contro lo Stato islamico e tensioni interne, sono già un successo in sé. Alla tornata elettorale hanno partecipato circa il 42% del totale degli aventi diritto, chiamati alle urne per scegliere fra circa 6mila candidati in lizza per un posto nei 285 seggi dei consigli provinciali, creati dopo la caduta dell’ex raìs Saddam Hussein.
Le ultime elezioni provinciali si sono svolte il 20 aprile 2013, con una vittoria di maggioranza per l’ex premier Nouri al-Maliki. Tuttavia, in risposta alle proteste anti-corruzione del 2019, il Parlamento ha votato per sciogliere i consigli provinciali il 28 ottobre 2019. Il voto è visto come un indicatore su equilibri di potere e prove di forza in un Paese in cui i gruppi vicini all’Iran hanno guadagnato sempre più influenza e risultano vincenti, in prospettiva, alle parlamentari del 2025.
Il primo elemento legato alle elezioni del 18 dicembre è la mancata partecipazione della fazione di al-Sadr, che ha ritirato il proprio partito perché i tentativi in passato di formare un esecutivo – pur avendo la maggioranza di voti e deputati – sono stati vanificati da altri schieramenti politici rivali. Dai risultati preliminari diffusi dalla Independent High Electoral Commission, in molte città soprattutto del sud del Paese a maggioranza sciita e nella capitale Baghdad risultano in vantaggio le tre principali liste elettorali sostenute dall’Iran e spina dorsale dell’attuale governo.
Fra i gruppi filo-Teheran risultano in testa la Coalizione Nabni (Noi stiamo costruendo), che include estensioni politiche di Hashd al-Shaabi (la milizia delle Forze di mobilitazione popolare dell’Iran) guidata da Hadi al-Amiri, e la State of Law Coalition guidata dall’ex premier al-Maliki. La Coalizione dell’Unione delle Forze Nazionali, guidata dall’ex primo ministro Haider Abadi e dal leader religioso e politico sciita Ammar Hekim, è arrivata al terzo posto dopo le fazioni di Amiri e Maliki in alcune città del sud.
A Diyala, il governatore Musenna Tamimi, vicino al Movimento Badr, guidato da Amiri, ha conquistato il primo posto nell’assemblea provinciale. Nella capitale Baghdad, il partito Takaddim dell’ex presidente del Parlamento Mohammad Halbusi ha conquistato il primo posto, mentre l’Alleanza Nebni si è piazzata al secondo e la Coalizione per lo Stato di diritto guidata da Maliki al terzo. Il partito di Halbusi è arrivato primo anche nel governatorato occidentale di Anbar, area a larga maggioranza sunnita.
Nel sud a Bassora, città in un’area ricchissima di petrolio, la lista elettorale guidata dal governatore Asad Idani ha ottenuto la quota più alta con oltre 250 voti. Nel governatorato orientale di Wasit, la lista formata dall’attuale governatore Muhammad Meyyahi è arrivata prima, seguite dalle liste elettorali di Amiri e Maliki che hanno conquistato il secondo e terzo posto in entrambe le città.
Nella multietnica città di Kirkuk, anch’essa ricca di petrolio, l’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) ha ottenuto il maggior numero di voti. Al secondo posto la coalizione guidata dal governatore Hakan Cuburi è arrivata seconda e la lista dei partiti di etnia turcomanna è arrivata terza.
Fonte : Asia