Sviluppo infrastrutturale, investimenti su competenze e tecnologie: sono i tre assi portanti con cui Pattern, Gruppo che opera nella progettazione, ingegneria, sviluppo, prototipazione e produzione di linee di abbigliamento per marchi internazionali, guarda ai prossimi quattro anni.
Nel 2022, il Gruppo – presente con dodici aziende in sette regioni italiane- aveva portato a compimento un processo di crescita avviato nel 2017 e approdato, nel giro di un lustro, alla creazione del Polo italiano della Progettazione del lusso. Ma un nuovo capitolo si apre guardando al 2027 con una serie di azioni congiunte che sottolineano, come dichiarato dal ceo Luca Sburlati, “l’urgenza di riportare al centro la manifattura, lo sviluppo tecnico e di prodotto, le competenze. Questo attraverso investimenti sui distretti industriali italiani, sia a livello infrastrutturale che di capitale umano e nelle tecnologie, con l’obiettivo di potenziare la capacità produttiva del Made in Italy”.
Dopo gli anni della costruzione, e della concentrazione (10 le aziende acquisite, operanti nella progettazione e nella produzione nel settore del fashion luxury, ndr), arrivano quelli della concretizzazione della visione in quanto, lo dichiara Sburlati, “non si può più pensare di esternalizzare -anche solo in parte- i processi chiave, così come è ormai fondamentale attivare programmi di formazione strutturati per sostituire una intera generazione che nei prossimi anni raggiungerà la pensione”.
La scommessa su formazione e investimento sulle tecnologie è la parte, in prospettiva, più interessante del piano quadriennale che guarda al periodo 2024-2027. Al piano di sviluppo infrastrutturale, si affianca un programma di formazione che mira all’inserimento di profili adatti alle sfide che la manifattura è chiamata ad affrontare nei prossimi anni (complice il ricambio generazionale ma non solo). Con un posizionamento sulle principali categorie cardine del lusso (abbigliamento e accessori, maglieria, pelletteria) il Gruppo ha un osservatorio ampio su quei bisogni di innovazione e al contempo di valorizzazione del know italiano che sono imprescindibili per il segmento fashion. Non a caso, annunciando a novembre la partecipazione nel comitato tecnico scientifico di un master in Fashion Hi-Tech, il ceo parlava di “artigianato tecnologico”, quel punto di sintesi necessario per un settore che vive di consapevolezze delle tradizione ma anche di imprescindibile aggiornamento grazie alla tecnologia attuale.
Che sia visto come un’opportunità o come un passaggio obbligato non cambia molto, il gap educativo è un importante vettore di trasformazione che le aziende devono affrontare ma che tornerà utile anche al sistema manifatturiero nazionale.
Fonte : Wired