Anche Brando Benifei, capo della delegazione italiana del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo, vede solo i vantaggi di partire prima: “Per lavorare agli standard in sede europea ci vorrà un po’ di tempo, intanto questa legge darebbe un contributo per tenere il dibattito al sicuro da contenuti di questo tipo. Tornando all’AI Act, l’ultimo trilogo, una vera maratona, ci ha portato a trovare un accordo sui modelli di base più potenti e sui divieti e gli impieghi di polizia: sul primo punto un compromesso che tiene dentro per esempio quelli di OpenAI e Gemini di Google. In più si potranno identificare altri modelli a rischio sistemi oltre la capacità computazionale pura. Sul secondo punto, quello dei divieti, un risultato oggettivamente molto vicino a quello del Parlamento europeo”.
La proposta di legge sul digitale
L’altra proposta di legge, il disegno di legge 908 sempre al Senato, colmerebbe invece una lacuna che in qualche modo prescinde dall’AI Act e al contempo vi si integrerebbe perfettamente. E che una volta entrato in vigore il regolamento europeo si farebbe ancora più profonda. Prevede infatti l’introduzione di una legge annuale per il settore digitale. Alla pari di quel che si fa (o forse è meglio dire si dovrebbe fare) con tutte le normative che riguardano la concorrenza e in altri ambiti. Una legge simile, che faccia il punto della situazione dello sviluppo del settore e affronti i nodi irrisolti, sarebbe utile non solo per accompagnare l’AI Act ma anche, come spiega il ddl, per “la natura trasversale e progressiva degli obiettivi del Programma strategico per il decennio digitale 2030 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché la centralità assunta dalla transizione ecologica all’interno delle aree tematiche e degli obiettivi strategici nel Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027”. Insomma, come sappiamo bene ormai tutto è digitale e non disporre di uno strumento-ombrello annuale sulla transizione tecnologica che armonizzi ciò che stride con le normative europee, stanzi fondi ad hoc e soprattutto disegni una strategia per il percorso di innovazione e modernizzazione del paese è secondo il Pd essenziale.
“Sono due proposte piccole, tutto sommato semplici, con un unico concetto di forza che abbiano natura di neutralità tecnologica e politica così da poter essere facilmente e velocemente approvate dal Parlamento – ha spiegato Nicita – associando l’Innovation Act a interventi semplici nell’attuazione. Il primo ddl, quello sui contenuti, si occupa di trasparenza: non entriamo nel merito ma diciamo che è diventato urgente trovare un sistema che permetta facilmente all’utente di sapere che un certo contenuto non è in tutto o in parte prodotto da un’interazione esclusivamente umana. Aspetti importanti per l’informazione in generale e per la sostenibilità dell’industria editoriale, per fornire un elemento in più di distinguibilità dell’informazione. C’è poi il diritto alla propria replica digitale, un diritto nuovo di cui parliamo nell’Innovation Act ma che viene toccato anche da questa proposta di legge”.
Fonte : Wired