Da più di due settimane si sono perse le tracce di Alexei Navalny, il principale leader russo di opposizione a Vladimr Putin, incarcerato dal 2021. I suoi avvocati hanno provato a cercarlo in più di 200 strutture detentive della Federazione russa, senza alcun successo, e i tribunali incaricato hanno interrotto tutte le udienze legate al suo caso, fino a data da destinarsi. Per una funzionaria delle Nazioni Unite si tratta di un caso di “sparizione forzata”.
Prima di essere arrestato, Navalny è scampato da un tentativo di omicidio con il novichok, un agente nervino letale, piazzato dai servizi segreti russi nella sua biancheria intima. Dopo una breve permanenza in Germania, dove è stato curato, ha deciso di rientrare in Russia dove è stato immediatamente messo in carcere e condannato a 30 anni, con accuse di frode ed estremismo. Oltre a ciò, è imputato in altri 14 processi, che potrebbero comportargli altri 30 anni di pena.
I suoi sostenitori credono che la sua incarcerazione potrebbe continuare finché Putin resterà al potere, ma molti temono possa venire ucciso o fatto morire molto prima. A inizio dicembre, infatti, Navalny ha avuto un malore, presumibilmente a causa delle scarse condizioni igieniche e della malnutrizione patite nel carcere IK-6, nella regione di Vladimir, vicino Mosca. Da allora, nessuno ha più saputo che fine abbia fatto.
Secondo alcuni potrebbe essere stato ricoverato in un ospedale, nella massima segretezza, mentre altri pensano possa essere stato trasferito verso un carcere a regime speciale, il grado più duro e restrittivo del sistema carcerario russo, come già previsto da una sentenza. Questi spostamenti, che avvengono in treno, possono durare anche settimane. La sua scomparsa è arrivata in concomitanza con l’annuncio della candidatura di Putin al suo quinto mandato presidenziale, che lo porterebbe a essere il leader russo più longevo assieme a Iosif Stalin.
Le autorità russe hanno fatto sapere di non conoscere la posizione di Navalny, mentre il portavoce del governo, Dmitri Peskov, ha sostenuto come il Cremlino non abbia “la capacità, il diritto o il desiderio di tenere traccia dei destini dei prigionieri che stanno scontando una sentenza emessa da un tribunale”, si legge sul Guardian.
Fonte : Wired