L’incidente ha coinvolto un convoglio partito da distretto settentrionale di Netrokona e diretto nella capitale. Fra le vittime anche una donna di 32 anni e il figlio di tre. Denunciata anche la rimozione di parti della ferrovia. Dall’esecutivo puntano il dito contro le opposizione che alimenterebbero le violenze. Per i leader della protesta vi è il tentativo di “sabotare” le manifestazioni.
Dhaka (AsiaNews) – Lo sciopero nazionale indetto dall’opposizione, che chiede le dimissioni in blocco del governo in vista delle elezioni generali in programma il mese prossimo, si macchia di sangue: questa mattina, infatti, un gruppo di manifestanti ha incendiato un treno uccidendo quattro persone, fra le quali vi sono anche una madre e un bambini. Un incidente che è solo l’ultimo episodio di una scia di violenze e tensioni sociali che hanno caratterizzato il Paese nell’ultimo periodo, con la protesta contro l’esecutivo sfociata in roghi di autobus e veicoli, con almeno sei persone morte dal 28 ottobre scorso.
“I promotori dello sciopero hanno dato fuoco a tre scompartimenti di un treno espresso” ha dichiarato il funzionario dei vigili del fuoco Shahjahan Shikder. “Quattro corpi – aggiunge – sono stati recuperati da uno scompartimento”. Tra i morti vi sono una donna di 32 anni e suo figlio di tre.
Al momento non è ancora chiaro quante persone vi fossero a bordo del treno, partito dal distretto settentrionale di Netrokona e diretto a Dhaka, al momento dell’incidente. “Oltre a incendiare i treni” ha dichiarato il ministro delle Ferrovie Nurul Islam Sujan, i dimostranti hanno anche “rimosso parti della linea ferroviaria in diversi punti”. “È difficile – ha aggiunto – garantire una sicurezza adeguata su una linea ferroviaria così grande”, promettendo al contempo di dispiegare 2.700 truppe paramilitari nel giro di un paio di giorni per proteggersi da attacchi e sabotaggi.
Con i principali leader in carcere o in esilio, il Partito nazionalista del Bangladesh (Bnp), all’opposizione, invoca le dimissioni della premier Sheikh Hasina per dare spazio a un governo ad interim neutrale, che traghetti il Paese sino alle elezioni – boicottate – del 7 gennaio. Il primo ministro uscente è alla ricerca del quarto mandato consecutivo alla guida dell’esecutivo e ha più volte respinto gli appelli alle dimissioni delle opposizioni, puntando il dito contro lo stesso Bnp per le proteste e la deriva sanguinosa che hanno assunto.
In merito all’incidente di oggi, un alto rappresentante del partito di opposizione ha invocato l’apertura di una inchiesta giudiziaria, sottolineando che è un atto che vuole “sabotare” la protesta e screditare il fronte anti-governativo. “Questo tipo di atto atroce e diabolico è possibile solo con l’aiuto di forze illegali e contrarie al popolo” ha dichiarato il leader, Ruhul Kabir Rizvi.
Dei 300 collegi elettorali in palio, il partito Awami League di Hasina ne ha condivisi 26 con l’alleato Jatiya Party, consentendo a quest’ultimo di schierare candidati in un totale di 283 seggi. Gruppi per i diritti umani e attivisti hanno accusato il governo di aver preso di mira leader e sostenitori dell’opposizione. L’esecutivo nega le accuse, ma deve far fronte alle pressioni dei Paesi occidentali affinché si tengano elezioni libere, eque e partecipate.
In linea con la prassi abituale, la commissione elettorale del Bangladesh ha deciso di schierare l’esercito a partire dal 29 dicembre per scoraggiare qualsiasi violenza.
Fonte : Asia