X, perché è sotto indagine in Europa?

Oggi i rapporti tra Elon Musk e l’Unione europea (Ue) hanno segnato un ulteriore deterioramento. La Commissione europea ha infatti avviato una procedura d’infrazione contro X, per investigare sul modo in cui la piattaforma è stata gestita da quando il miliardario ne ha assunto la guida lo scorso anno.

Diversi esponenti della Commissione hanno dichiarato di essere preoccupati per una serie di nuove funzionalità aggiunte al social network sotto la gestione Musk, oltre che per la diffusione di contenuti violenti legati all’attacco di Hamas a Israele e non accompagnati da avvertenze esplicite.

Le autorità dell’Ue hanno anche dichiarato che cercheranno di determinare se gli utenti della piattaforma vengono ingannati circa la reale affidabilità dei profili che hanno pagato per ottenere le spunte blu, una funzione che in precedenza era riservata agli utenti verificati, come celebrità, personaggi pubblici o giornalisti. Dopo l’acquisizione dell’ex Twitter da parte di Musk, la piattaforma ha iniziato ad assegnare le spunte blu agli abbonati della versione premium del social, una funzione che secondo i ricercatori è stata sfruttata per diffondere truffe e disinformazione.

L’indagine si concentrerà anche su Community notes, con l’obiettivo di capire se il programma di fact-checking in crowdsourcing di X sia in grado o meno di operare in lingue diverse dall’inglese o di intervenire con sufficiente rapidità durante le elezioni.

Altre preoccupazioni sollevate dall’Ue riguardano il modo in cui gli utenti possono segnalare a X la presenza di contenuti illegali e la possibilità che la piattaforma si concentri troppo sull’inglese nelle sue operazioni di moderazione dei contenuti. X ha più di duemila moderatori di lingua inglese, contro i due di madrelingua italiana e uno di lingua polacca, stando a un rapporto che la società ha pubblicato il mese scorso.

Con l’apertura della procedura d’infrazione, X diventa la prima grande piattaforma oggetto di un’indagine formale per violazione delle norme previste dal nuovo Digital services act (Dsa) dell’Ue, che ha il potere di imporre alle aziende tecnologiche di cambiare il loro modo di operare e di comminare sazioni fino al sei per cento del loro fatturato globale. “L’apertura odierna di un procedimento formale nei confronti di X dimostra chiaramente che, con il Dsa, è finita l’era in cui le grandi piattaforme online si comportavano come se fossero ‘troppo grandi per preoccuparsi‘”, ha dichiarato Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno.

Fonte : Wired