Tecnologia, dati e competenze: l’era ibrida della sicurezza by-design

di ANDREA FROLLÀ

Immaginate un mondo in cui ogni dispositivo, applicazione, infrastruttura e sistema che utilizziamo fosse nativamente sicuro, blindato e inaccessibile fin dalla sua nascita. Un mondo in cui la sicurezza informatica fosse una sorta di blocco del Dna di ogni tecnologia che utilizziamo, un’impronta indelebile dell’intero ciclo di vita. Qualcuno lo definirebbe un sogno futuristico o qualcosa di simile, ma in realtà il paradigma della sicurezza by-design, e la sua potenziale evoluzione “long-life”, stanno tracciando esattamente questa traiettoria di evoluzione nel mondo della sicurezza informatica, e più in generale nell’era digitale.

L’incredibile evoluzione qualitativa e quantitativa del crimine informatico degli ultimi anni ha infatti reso chiaro un aspetto: la sicurezza non può più essere un baluardo da erigere dopo la costruzione, ma deve essere un fondamento integrato fin dalla nascita di ogni prodotto, servizio o infrastruttura digitale. Il passaggio da una postura reattiva a una proattiva diventa essenziale: in sostanza, prevedere e prevenire diventano le parole d’ordine in un contesto che ospita attacchi informatici che possono avere ripercussioni devastanti. Ne sa qualcosa l’Italia: nel nostro Paese, stima il Global Security Operation Center di Leonardo a Chieti, è stato rilevato un aumento del 32% degli attacchi ransomware nel terzo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La dimensione dello stesso Global Security Operation Center del Gruppo Leonardo, con i suoi oltre 137 mila eventi di sicurezza gestiti al secondo, gli oltre 5 milioni di indicatori di compromissione monitorati ogni anno e gli 8.500 rapporti di cyber intelligence generati in 12 mesi, è emblematica del peso che hanno oggi le attività di analisi, monitoraggio, prevenzione e intelligence. “Il livello di digitalizzazione di un Paese determina il suo posto nel mondo, al pari, o forse più, del Prodotto interno lordo – spiega Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo – Oggi la capacità di calcolo e di storage pro capite è l’indicatore più appropriato per definire il livello di avanzamento di un Paese”.

Fonte : Repubblica