Un tribunale vaticano ha condannato il cardinale Angelo Becciu a cinque anni e sei mesi di carcere per diverse accuse di appropriazione indebita. Il prelato, 75 anni, ex stretto consigliere di Papa Francesco, è il più alto funzionario della Chiesa cattolica ad essere comparso davanti al Tribunale penale vaticano, il sistema di giustizia con giudici laici della Città Stato. Il cardinale è stato anche multato di 8mila euro. La Procura vaticana aveva chiesto per l’arcivescovo Becciu una condanna a sette anni e tre mesi di carcere e una multa di oltre 10mila euro. La sentenza di primo grado riguarda il processo sulla compravendita di un palazzo a Sloane avenue 60, al centro di Londra, con soldi della Segreteria di Stato.
Becciu è stato condannato anzitutto per peculato e quindi “l’uso illecito” di 200 milioni e 500 mila dollari Usa, “circa un terzo delle disponibilità all’epoca della Segreteria di Stato”. È stato poi giudicato colpevole, in concorso con Cecilia Marogna, anche per il versamento di 570 mila euro alla donna, amica del cardinale e accreditata come analista geopolitica senza averne titolo, soldi che in teoria dovevano servire per il tentativo di liberare una suora colombiana sequestrata in Mali, una “motivazione non corrispondente al vero”.
Infine, il cardinale è stato condannato, ancora per peculato, “per aver disposto, in due riprese, su un conto intestato alla Caritas-Diocesi di Ozieri”, il versamento di 125 mila euro alla cooperativa Spes “di cui era presidente il fratello Antonino”. L’avvocato del cardinale, Fabio Viglione, ha dichiarato ai giornalisti presenti in aula che presenterà appello, affermando che il suo cliente è innocente. Dieci imputati erano accusati di vari reati, tra cui frode, abuso d’ufficio e riciclaggio di denaro. Tutti hanno negato di aver commesso reati. Il presidente della Corte Giuseppe Pignatone ha impiegato 25 minuti per leggere tutti i verdetti e le sentenze. Il processo è durato due anni e mezzo e si è svolto in 86 sedute.
Al centro del procedimento c’è il palazzo di Sloane avenue 60, nell’esclusivo quartiere Chelsea di Londra, un ex magazzino di Harrods che la Segreteria di Stato acquistò nel 2014, a titolo di investimento. Nel giro di qualche anno l’impresa si rivelò costosissima e, tra commissioni, mutui, mancati guadagni, nonché una svalutazione da Brexit, provoca perdite, secondo l’accusa, per 217 milioni. Un buco pari a un terzo dei fondi della Segreteria di Stato, un danno ancora più grave se si pensa che dato che in quella cassa confluisce anche l’obolo di San Pietro, ossia le elemosine che ogni anno i fedeli di tutto il mondo mandano al Papa. Nel 2022 il palazzo viene rivenduto per 186 milioni di sterline (233 milioni di dollari).
“C’è profonda amarezza, dopo 86 udienze, nel prendere atto che l’innocenza del cardinale Becciu non è stata proclamata dalla sentenza, nonostante tutte le accuse si siano rivelate completamente infondate. Le prove emerse nel processo, la genesi delle accuse al Cardinale, frutto di una dimostrata macchinazione ai suoi danni, e la Sua innocenza, ci consentono di guardare all’appello con immutata fiducia”, dichiarano in una nota Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, legali del cardinale.
Nel processo in tutto sono stati dieci gli imputati e quattro le società alla sbarra. I capi d’imputazione iniziali erano 37, poi saliti a 41 il 25 gennaio 2022 e a 49 il 30 marzo di quest’anno: le ipotesi di reato andavano dalla truffa aggravata al peculato, dall’abuso d’ufficio aggravato all’appropriazione indebita, dalla corruzione aggravata al riciclaggio e autoriciclaggio, dall’estorsione fino alla subornazione di testimone e al falso materiale in atto pubblico commesso dal privato.
Continua a leggere su Today.it
Fonte : Today