Lo stabilisce una sentenza della corte di Sonbhadra, che concede la libertà dietro cauzione. Essi erano parte di un gruppo di 42 persone arrestate il 29 novembre con l’accusa di conversione di poveri con mezzi fraudolenti. P. Anand Mathew: in atto una “grave persecuzione” caratterizzata da “false narrazioni” su media e social.
Delhi (AsiaNews) – “Propagandare la religione e promuovere gli elementi positivi sulla religione non è un crimine”. È quanto afferma una sentenza emessa nei giorni scorsi da un tribunale del distretto di Sonbhadra, nell’Uttar Pradesh, concedendo il rilascio dietro cauzione a sei imputati accusati di aver convertito persone di casta inferiore e membri emarginati della comunità indù al cristianesimo. Una (presunta) vicenda di proselitismo perpetrata mediante adescamenti e promesse di incentivi nel caso di cambio di fede professata.
Le persone liberate sono parte di un gruppo più ampio di 42 elementi arrestati dalla polizia il 29 novembre nel distretto di Sonbhadra, per aver – almeno secondo l’accusa – attirato poveri e popolazioni tribali, invitandoli a convertirsi al cristianesimo con mezzi fraudolenti. Al momento del fermo, le forze dell’ordine hanno dichiarato di aver recuperato una grande quantità di libri religiosi, materiale di propaganda e computer portatili. In seguito alla denuncia di Nar Singh, membro del Vishwa Hindu Parishad (Vhp, nazionalista indù), gli agenti hanno arrestato 42 persone in base alle sezioni 3 e 5 (1) dell’Uttar Pradesh Prohibition of Unlawful Conversion of Religion Act, 2021.
La legge anti-conversione sopracitata punisce i casi di conversione ad altra fede attraverso la disinformazione, la prospettiva di compensi o altro guadagno, la forza o la coercizione, con una pena che può arrivare a 10 anni di prigione. Un avvocato del governo si è opposto alla richiesta di libertà su cauzione dei sei cristiani, accusandoli di aver convertito molte persone nella località a predominanza tribale del distretto attraverso false promesse, tra cui guarigioni miracolose. I cristiani, tuttavia, hanno negato ogni addebito, affermando che le accuse mosse contro di loro sono prive di fondamento.
P. Anand Mathew, della Società dei missionari indiani (Ims) con base a Varanasi, spiega ad AsiaNews: “È assai spiacevole che negli ultimi mesi pastori innocenti che trascorrono del tempo con i fedeli di Gesù in preghiera siano accusati di conversione forzata. I cristiani nell’Uttar Pradesh – prosegue – stanno affrontando una grave persecuzione. La stampa, i media e i social diffondono false narrazioni. I pastori e i leader della comunità cristiana sono raffigurati come persone pazze che convertono e si convertono con la forza. La sacra Bibbia viene definita materiale di propaganda. Gli incontri di preghiera in cui non avvengono né battesimo né conversione – conclude il sacerdote – sono definiti incontri di conversione (dharmaantaran sabha)”.
In passato il Chief Minister dello Stato aveva impartito una direttiva specifica a tutte le forze di polizia, intimando di arrestare chiunque sia accusato di conversione da membri di organizzazioni indù, anche se l’accusa è palesemente infondata. Attualmente quasi 95 fra fedeli e pastori, tra cui un sacerdote cattolico, sono in carcere nell’Uttar Pradesh. Nella legge contro la conversione promulgata nel 2020 vi è una clausola secondo cui una denuncia può essere presentata solo dalla vittima stessa o dai parenti stretti. Ma la polizia e la magistratura arrestano chiunque è accusato di violare la norma, anche senza denuncia da parte della presunta vittima.
Fonte : Asia