Succede spesso nelle opere prime che i registi esordienti ci mettano dentro di tutto, un po’ per inesperienza e un po’ per la paura di non riuscire a fare un secondo film. Il risultato, nel peggiore dei casi, è un miscuglio di generi e di riferimenti appiccicati qua e là senza una vera e propria direzione, ma dopotutto è sempre un’opera prima. Ecco, Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco è esattamente questo: pezzi di riferimenti a qualsivoglia opera fantascientifica o fantasy, da Star Wars a Blade Runner, da Dune ad Avatar, con spruzzate de I Sette Samurai, Harry Potter, Conan il Barbaro, Il Gladiatore, la Justice League (ovviamente) e chi più ne ha più ne metta.
Un calderone confuso in cui pescando con la bocca si esce sempre con una mela diversa, un po’ come quando da bambini con i giocattoli facevamo scontrare Hulk e Goku, He-Man e i Power Rangers o qualsiasi cosa la nostra fantasia ci permettesse. Il problema è che Zack Snyder non è un bambino e questa nuova opera per Netflix è il suo undicesimo film.
Rebel Moon Parte 1: flashback e spiegoni
Zack Snyder ci prova anche a dare una parvenza di spessore a Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco. Certo, lo fa subito tramite voice over e spiegoni, ma dovendo creare da zero un universo fantascientifico è anche comprensibile.
Il problema è che man mano che si progredisce nella trama diventa preponderante la parte relativa alle spiegazioni, come se ogni momento dovesse solo servire a chiarire bene allo spettatore quello che sta succedendo, quello che è successo prima e i collegamenti vari ed eventuali. Rebel Moon – Parte 1 diventa così zeppo di flashback inseriti ogniqualvolta ci possa essere un dubbio su un evento passato, così che tutto sia chiaro e che le motivazioni dei personaggi siano cristalline: nel presente spiegano chi sono e perché fanno quello che fanno e spesso questo viene accompagnato dal flashback di ciò che stanno raccontando. Scelta narrativa che se all’inizio può essere sopportata si fa via via sempre più fastidiosa nel procedere del film, anche perché rosicchia un minutaggio consistente di Rebel Moon – Parte 1 che più va avanti più appare come un prologo obbligato e prolisso per quello che dovrà succedere nel secondo capitolo (e qua se volete le differenze tra Rebel Moon Parte 1 e Parte 2 svelate da Zack Snyder).
Personaggi episodici
La prima parte del film è quella che ottiene lo spazio narrativo maggiore (tolta giusto la conclusione): Kora (Sofia Boutella) vive in un villaggio agricolo sperduto di un pianeta lontano che viene però raggiunto dalle legioni del corrotto governo del Mondo Madre, portate avanti dal crudele ammiraglio Atticus Noble (Ed Skrein).
Che essendo cattivi perché così sceneggiatura richiede li schiavizzano lasciando delle truppe finché il raccolto non sarà pronto e potranno portarselo via per sfamare l’esercito. Kora li affronta, uccide i soldati e decide di iniziare una ribellione ben più grande reclutando persone in giro per la galassia.
Da questo momento in poi Rebel Moon – Parte 1 finisce, e comincia una lunghissima sequenza episodica in cui ogni personaggio da reclutare viene raggiunto dal gruppo, spiega perché è arrabbiato a morte con il Mondo Madre, fa un qualcosa di totalmente estemporaneo e inutile ai fini generali solo per avere una sorta di “descrizione” e per presentarsi al pubblico, e poi senza alcuna remora o difficoltà si unisce alla causa.
Questo è in soldoni Rebel Moon – Parte 1, uno showcase di figure che devono sembrare epiche all’apparenza ma che non hanno la benché minima caratterizzazione, tutte diverse e derivative sia per l’aspetto sia per quello che fanno e dicono. Il colmo è che in oltre due ore di film fra di loro non si parlano praticamente mai, non esiste coesione nel gruppo perché bisogna subito andare a reclutare il personaggio successivo e si finisce con figure totalmente bidimensionali che stanno assieme perché sì, e basta.
Zack Snyder in delirio cinematografico
Tutti i problemi di Rebel Moon – Parte 1 vengono poi inevitabilmente accentuati dalla regia plastica ed esacerbante di Zack Snyder, che indugia sui ralenti anche quando non sarebbe necessario (chicchi di grano che cadono a terra oppure ogni volta che una pistola spara un colpo e bisogna vedere la fiammata che si propaga) e rende il film ancora più lento e snervante dato che passano i minuti e non sembra stia andando da alcuna parte.
Ci sono ben due momenti in cui un personaggio salta in posa plastica da una sporgenza, ovviamente a rallentatore, inquadrato di profilo mentre la luce ne irradia la silhouette. Rebel Moon – Parte 1 è tutto così, un continuo tentativo di mostrare un mondo vasto e diversissimo che in realtà appare come un’accozzaglia di idee per altri film, un trailer di oltre due ore che palesemente serve soltanto a preparare il terreno per la Parte 2 (unica attenuante, se vogliamo, a questo lunghissimo prologo) ma che non riesce mai a farti entrare nel suo universo. Si notano anche i momenti “tagliati” dalla versione estesa già ampiamente annunciata da Zack Snyder. Spesso e volentieri guardando Rebel Moon – Parte 1 si ha la sensazione che quella determinata scena o quello stacco di montaggio avessero in realtà qualcosa in più da mostrare (soprattutto lato sangue e violenza) come a fare l’occhiolino all’ennesima Snyder Cut già chiacchierata e pragmaticamente pronta dall’annuncio dell’uscita dei due prodotti (e infatti ecco qua tutto quello che sappiamo sulla Snyder Cut di Rebel Moon).
Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco resta quindi un prodotto piatto come i suoi sfondi fantascientifici e la sua fotografia (a cura sempre di Zack Snyder), derivativo in ogni aspetto e che strappa risatine per i motivi sbagliati. Ah, c’è anche un robot dall’ottimo design doppiato da Anthony Hopkins. Se solo lo vedessimo per più di cinque minuti, ma forse era chiedere troppo.
Fonte : Everyeye