Il secondo problema sono i contratti inadeguati e il terzo, direttamente connesso, è la mancanza di tutele per la professione. Il 69% dei creatori dichiara di aver rifiutato proposte di pubblicazione perché i contratti e i compensi proposti erano inadeguati o insostenibili. Non sorprende allora che una percentuale quasi equivalente (il 68%) abbia fatto ricorso all’autoproduzione, il canale classico per gli autori emergenti italiani.
Sono gli autori stessi a suggerire le possibili soluzioni attraverso il sondaggio de L’Italia a nuvolette. Al primo posto viene individuato ovviamente un miglioramento delle condizioni contrattuali ed economiche, seguito da una maggiore tutela anche legale. Ma c’è chi guarda a una maggiore educazione dei fumettisti (vale la pena sottolineare che il 65% dei creatori rispondenti al sondaggio ha svolto studi artistici, che si parli di liceo artistico, università, accademia di belle arti o scuole di fumetto), a una maggiore importanza in generale per la cultura del fumetto, alla nascita di un sindacato o a una revisione totale del sistema distributivo.
E dal lato degli editori?
I risultati, più qualitativi, emergono dalle interviste condotte nell’ambito dell’indagine. Nell’ambito di un settore comunque in crescita, i principali problemi rilevati dagli editori risiedono nell’annoso tema della distribuzione, cui si aggiungono i costi più alti della carta; nell’iperproduzione di titoli, un fenomeno che si autoalimenta per conquistare un pubblico che, in realtà, non cresce nella stessa misura; e la mancanza di supporti strutturali per l’editoria di genere, diversamente da quanto accade in Francia.
L’Italia a nuvolette è un punto di partenza per tracciare un quadro di un settore che è sempre stato sfuggente e opaco. Nelle intenzioni degli autori dello studio il database di risposte, operatori e artisti diverrà un archivio live da tenere costantemente aggiornato. Per scoprire in tempo reale il presente e il futuro del fumetto in Italia.
Fonte : Wired