Come (e a chi) si riciclano i regali di Natale sbagliati?

Cosa si regala a Natale? Davvero basta il pensiero per imprimere a qualsiasi oggetto infiocchettato la dignità di un bel dono? La risposta più sincera è rimessa alle coscienze di chi, scorrendo queste righe, spera di ricevere spunti per idee tutte ancora da impacchettare. E magari di essere lui stesso destinatario di qualcosa che sia davvero azzeccato, felicemente escluso dalla gettonatissima pratica del riciclo che dal 27 dicembre in poi accomuna molti italiani come la più inconfessabile delle tradizioni. 

I numeri di una ricerca condotta nel 2022 da Swg per Deliveroo ed effettuata in base a scelte, preferenze e comportamenti degli italiani alle prese con i doni, registrano l’entità del fenomeno: uno su tre è insoddisfatto dei regali natalizi che riceve, dato che arriva al 43% nella fascia dei Millennial. Ne consegue che il 24% degli italiani si adopera per smistarli, con punte che toccano 41% tra i più giovani della Generazione Z. Il tutto, ovviamente, all’insaputa dei mittenti illusi di aver indovinato i gusti del caro ricevente. I regali meno apprezzati e a maggior possibilità di riciclo? Profumi (15%), accessori come sciarpe e guanti (13%), candele e profumatori per ambienti (11%), foulard o bigiotteria (9%), cravatte e portafogli da uomo (8%) e il classico maglione di Natale (4%).

Come si riciclano (per bene) i regali di Natale? 

Il riciclo dei regali di Natale è un’azione che di solito non si ammette con candore e, pertanto, è escluso dalle regole delle buone maniere che rendono l’altro un partecipante attivo di cortesie e gentilezze. Davanti alla scoperta di qualcosa di sgradito, quindi, mai si dovrebbe palesare delusione o sconcerto, ma solo sorridere e ringraziare stando accorti a evitare qualsiasi commento fintamente entusiasta: la persona ha comunque speso tempo e denaro per arrivare a quella scelta e, per ciò solo, meriterebbe sempre e comunque tutto il riguardo possibile. Solo in un secondo momento e nel silenzio della propria solitudine, si potrà poi pensare a un modo per dare nuova utilità all’oggetto non apprezzato, magari cedendolo a qualcuno che si conosce al punto tale da sapere con certezza che lui sì che gradirà. Ma sempre con le dovute accortezze, perché le gaffe sono possibili anche in queste circostanze, per esempio riservando un panettone a un celiaco oppure un profumo a chi ha lui stesso un negozio che vende cosmetici. Insomma, anche nel caso del riciclo dovrebbe essere riservata massima attenzione alle specificità del ricevente che nulla vieta sia anche informato dell’origine del pacchetto se la confidenza lo permette. In questi casi, tuttavia, l’oggetto riciclato andrebbe aggiunto, non sostituito al dono che all’amico del cuore si fa a prescindere: anche con tutto l’affetto possibile, il rischio di apparire un tantino rozzi, oltre che tirchi, è molto, molto elevato.

Per scongiurare qualsiasi tipo di figuraccia, da prendere in considerazione la possibilità di affidarsi ad app e piattaforme nate anche per lo scopo di facilitare la compravendita tra privati accomunati dalla volontà di disfarsi di doni non graditi. In questo caso l’obiettivo è ricavare un gruzzoletto in denaro, finalità facilmente raggiungibile dall’impennata del e-commerce dov’è molto comune il termine inglese di “regifting”, forse più attraente dal punto di vista linguistico, ma nella sostanza identico al caro vecchio famoso riciclo.

Come evitare che un regalo venga riciclato?

Eppure basterebbe davvero poco per evitare che un oggetto finisca nella busta degli oggetti di cui disfarsi. Non a caso, in occasione del Natale si parla di “pensierini” più che di regali, un termine che da solo basta per restituire il significato profondo di un gesto che dovrebbe far sentire l’altro importante, al centro delle attenzioni che quel dono rappresenta al di là di ogni valore economico. Una sensibilità che forse è andata un po’ a scemare nell’ultimo periodo, considerando l’aumento negli ultimi anni di “gift card”, ovvero buoni regali nella forma di codici elettronici acquistabili in negozio o online da inviare anche via mail o mediante numero di telefono. Soluzioni alternative sicuramente più semplici e poco onerose, che offrono al ricevente la massima libertà di scelta, ma che restano comunque decisamente impersonali. “L’aumento delle vendite di gift card è stato un segnale di come, almeno in Italia, da un lato il bisogno di regalare sia rimasto una dinamica psicologica fondamentale, anche dopo due anni di pandemia, ma allo stesso tempo evidenzia come non si sappia più cosa piace all’altra persona, perché in realtà non ci conosciamo più l’un l’altro”, ha spiegato a Vanity Fair Lorenzo Dornetti, psicologo e direttore di Neurovendita Lab. Ecco, conoscersi un po’ di più: tanto basterebbe per indovinare il “pensiero” giusto. 

Fonte : Today