Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)
Un ex detenuto, ascoltato come teste per le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, racconta dell’esistenza di una squadra di “picchiatori”.
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Sarebbe stato picchiato da decine di poliziotti della Penitenziaria e probabilmente il pestaggio sarebbe continuato se non fosse intervenuto un altro agente, che lo avrebbe riportato in cella e avrebbe fatto sparire le chiavi per proteggerlo. É quello che ha raccontato Raffaele Mario De Luca, parte civile al processo sulle violenze avvenute il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.
L’uomo, all’epoca detenuto, è stato sentito come testimone nel corso del maxiprocesso che si sta tenendo nell’aula bunker annessa allo stesso istituto di pena dinanzi al collegio di Corte d’Assise. De Luca è stato identificato come uno dei detenuti che si vedono nei video girati dalle telecamere interne della struttura sammaritana, picchiato da un gran numero di agenti nel corridoio; nella circostanza aveva riportato la rottura del labbro e altre lesioni.
Detenuto chiuso in cella per salvarlo dai pestaggi
Secondo la sua testimonianza, a colpirlo non sarebbero stati però i poliziotti solitamente in servizio a Santa Maria Capua Vetere, ma altri agenti che non aveva mai visto, “forse napoletani del carcere di Secondigliano, visto l’accento“. L’uomo ha raccontato di essere stato aggredito più volte e di aver sentito durante un momento di pausa una voce femminile, che attribuisce alla funzionaria Annarita Costanzo, che diceva di smetterla; a quel punto sarebbe arrivato l’agente Mezzarano, sovrintendente della polizia penitenziaria, che lo avrebbe portato di peso nella cella, chiuse la porta e prese le chiavi per evitare che il detenuto venisse ancora pestato. Sia la Costanzo sia Mezzarano sono imputati nel processo.
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“A Santa Maria una squadra di picchiatori”
In aula De Luca ha riconosciuto alcuni dei poliziotti del carcere sammaritano che, secondo quanto gli venne riferito, picchiarono altri detenuti; tra loro, in particolare, ha indicato gli imputati Angelo Bruno e Pasquale De Filippo. Secondo la testimonianza della parte civile, infine, esisteva a Santa Maria Capua Vetere una squadra formata da 5 o 6 poliziotti “che picchiavano i detenuti che davano fastidio, che insistevano per andare in infermeria o parlare con un ispettore. Quando li vedevi mettersi i guanti neri voleva dire che qualcuno doveva essere menato“.
Fonte : Fanpage