Partono i lavori di restauro delle opere d’arte e dei depositi del Maschio Angioino. Il laboratorio sarà nella Sala Vesevi.
Opere d’arte “gravemente danneggiate dagli allagamenti”, impossibili da quantificare, perché “accatastate” e “collocate in modo confusionale”. È quanto scrivono gli esperti restauratori della società Alfart, incaricata dal Comune di Napoli della messa in sicurezza e catalogazione delle opere d’arte custodite nei depositi del Maschio Angioino. Si tratta delle oltre 400 opere, tra dipinti, sculture e arredi che vanno dal Medioevo fino all’Ottocento, conservate in alcune stanze difficilmente accessibili di Castel Nuovo, e “riscoperte” nel 2020. Tra gli autori delle preziose tele, grandi pittori come Luca Giordano, Francesco De Mura e Paolo De Matteis, solo per citarne alcuni. I restauratori della ditta specializzata, in sostanza, confermano quanto già verificato dai tecnici comunali, durante i sopralluoghi di tre anni fa.
Da allora, è iniziato un percorso congiunto, che ha visto collaborare i tecnici del Comune di Napoli e la Soprintendenza ai Beni Culturali, per restaurare e recuperare queste opere. Lo scorso 24 novembre, è stato approvato il progetto di messa in sicurezza delle opere conservate in tre depositi: il deposito ascensore, il deposito sala affresco e il deposito ammezzato. I tre depositi si trovano vicino alla Torre di Guardia, a destra dell’arco monumentale, alla Torre San Giorgio, a sinistra dell’ingresso, e alla Sala dei Baroni. Il bando, diviso in due lotti, prevede un affidamento per 138mila euro e comprende anche la sanificazione e l’installazione dell’impianto di video sorveglianza nel laboratorio temporaneo di restauro.
Il progetto per il restauro dei tesori d’arte di Castel Nuovo
Ma cosa prevede il progetto di restauro per i tesori d’arte custoditi nei tre depositi oggetto dell’affidamento? Per i lavori di messa in sicurezza delle opere si userà la Sala Vesevi come laboratorio temporaneo. Saranno allestiti, però, dei mini-laboratori in ogni deposito per preparare le opere d’arte al trasporto presso la Sala Vesevi. Per mettere in sicurezza, prima bisognerà sanificare il deposito e disinfestarlo. Poi si farà il laboratorio provvisorio per preparare le opere al trasferimento nell’altro laboratorio in sala Vesevi.
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Ecco la situazione che hanno trovato i restauratori, come ricostruito nel progetto.
Il deposito ascensore si trova nell’ala sinistra dell’ingresso al cortile del Maschio Angioino. Si entra da una porta di legno. Dentro c’è un’anticamera che custodisce alcune opere in marmo e legno, arredi, pianoforti. Altre tele dipinte sono in un corridoio. Nella stanza principale ci sono scaffalature di legno con opere di piccole dimensioni , sculture in marmo, ceramiche, sedie, tele piccole e sculture di legno policromo e in verticale sul pavimento tele di varia grandezza, una scultura della Madonna Immacolata.
“Tutte le opere – è scritto nel documento – hanno subito un allagamento e i danni subiti sono visibili ad occhio nudo, poiché le opere presenti a terra sono gravemente danneggiate per metà”. E, ancora, “non è possibile quantificare le opere presenti, perché lo stato di conservazione è grave e pertanto una movimentazione delle opere potrà esserci solo durante gli interventi di messa in sicurezza”.
Il deposito Sala Affresco si trova nella prima sala di destra nell’atrio con l’affresco della piazza di Madrid, sotto l’arco. Si entra da tre porte.
“Il deposito sala affresco – è scritto nel progetto – è privo di illuminazione, pertanto è stato quasi impossibile visionare la quantità e il tipo di opere presenti. Con una piccola illuminazione pertanto è stato quasi impossibile visionare la quantità e il tipo di opere presenti. Con una piccola illuminazione data dall’utilizzo delle luci dei cellulari sono stati visionati dei candelabri lignei rivestiti con foglia d’oro zecchino”. In verticale sul pavimento “vi sono delle tele” ma anche un altare in marmo policromo con cherubini, bastoni reggi stendardi, sculture, candelabri e altri oggetti. “Tutti gli elementi non sono stati visionati perché accatastati e per la mancanza di luce non è stato possibile quantificare le opere presenti. In questo deposito non vi sono finestre, ma solo la porta di accesso”.
Il Deposito ammezzato si trova sul pianerottolo della scala di accesso alla loggia, si entra da una porta e c’è una piccola finestra. Anche qui ci sono tele di varia grandezza, sculture arredi in legno e oro zecchino. “Anche in questo deposito – conclude la relazione – non è possibile contabilizzare la quantità effettiva, il tipo di opere e lo stato di conservazione, perché le opere presenti sono collocate in modo confusionale”.
La storia del Maschio Angioino
Il Maschio Angioino fu costruito da Carlo I D’Angiò, il quale nel 1266, dopo aver sconfitto gli Svevi in Sicilia, trasferì la capitale da Palermo a Napoli. All’epoca in città esistevano due castelli: Castel Capuano e Castel dell’Ovo. Si decise di costruirne un terzo: il Castel Nuovo (Chastiau Neuf) con l’idea di farne una vera e propria reggia, non solo una fortezza.
Fino ad allora la residenza reale di Napoli era stata Castel Capuano. I lavori per il Castrum Novum iniziarono nel 1279 su progetto dell’architetto Pierre de Chaule e si conclusero in 3 anni. Ma il re angiono non vi dimorò mai. Il castello rimase inutilizzato fino al 1285, anno della morte di Carlo I. Vi dimorò invece Carlo II lo Zoppo. Proprio nel Castello, il 13 dicembre 1294 nella sala Maggiore Papa Celestino V, Pietro da Morrone, abdicò con il gran rifiuto, dal trono pontificio. Nella stessa sala vi fu eletto Papa Bonifacio VIII, Benedetto Caetani, che poi si trasferì a Roma.
Fonte : Fanpage