L’ultima novità nel campo dello svapo sono le sigarette elettroniche usa e getta. Facili da usare, pronte all’uso, non richiedono manutenzione o addestramento, come invece capita spesso con le e-cig tradizionali. In molti le reputano pericolose, perché facilitano l’avvicinamento dei più giovani al mondo dei succedanei del tabacco – un vizio in sé, e una possibile porta d’ingresso verso le sigarette vere e proprie – e per l’evidente impatto che possono avere sull’ambiente. Un nuovo studio dello University College di Londra e dell’Università di Oxford conferma i sospetti: non sono solamente uno spreco di plastica e componenti elettronici, ma anche di ottime batterie al litio, che potrebbero essere ricaricate ancora centinaia di volte quando gli svapatori sono costretti a buttarle via, e che per di più finiscono spesso per essere conferite con i rifiuti indifferenziati, e andrebbero invece smaltite nei punti di raccolta appositi, per essere riciclate correttamente.
Un prodotto di successo
Le e-cig usa e getta sono state introdotte solo pochi anni fa, e il mercato non ha fatto che crescere: nel Regno Unito, dove è stata effettuata la ricerca, è aumentato di 18 volte in poco più di un anno, tra gennaio del 2021 e aprile del 2022. Nello stesso periodo, la percentuale di diciottenni che ne fa uso è passata dallo 0,4% al 54,8%, a confermare il sospetto che siano proprio i più giovani a subire maggiormente il fascino di questi dispositivi pensati per dare un aspetto scanzonato e accessibile al mondo dello svapo.
Il risultato è un consumo record che in Gran Bretagna ha raggiunto il milione e trecentomila sigarette usa e getta a settimana, per un totale di oltre 10mila chili di litio contenuto nelle loro batterie che finiscono ogni anno nelle discariche, trasformandosi in rifiuti potenzialmente tossici per l’ambiente e per la salute umana. Uno spreco di materiali altrimenti riciclabili. Ma non solo: non è chiaro infatti che genere di batterie vengano utilizzate dai produttori. Se fossero batterie ricaricabili verrebbero infatti buttate nel cestino batterie ancora perfettamente riutilizzabili, aggiungendo – in qualche modo – al danno la beffa.
Quanto si possono ricaricare?
“Sin da subito abbiamo avuto il sospetto che le batterie che finiscono in queste e-cig fossero ricarcabili”, spiega Paul Shearing, professore di Ingegneria delle Energie Sostenibili di Oxford, che ha coordinato la ricerca. Non trovando conferme nella letteratura scientifica, Shearing ha deciso di approfondire la questione in prima persona, con l’aiuto dei colleghi dello University College di Londra. Gli scienziati inglesi si sono procurati delle batterie prelevate da modelli di sigarette elettroniche usa e getta disposibili sul mercato, e le hanno studiate con le stesse tecniche con cui analizzano le batterie al litio delle auto elettriche e di altri dispositivi pensati per essere ricaricati più e più volte, analizzandole al microscopio per comprenderne la struttura e la composizione interna, e testandole ripetutamente per scoprire quante volte possano essere ricaricate prima che le loro performance calino eccessivamente.
“I risultati ci hanno stupito – continua Shearing – perché indicano che queste batterie potrebbero essere ricaricate veramente a lungo. Con un basso tasso di carica a scarica abbiamo visto che mantengono il 90% della loro capacità per oltre 700 cicli di ricarica. Si tratta in effetti di batterie di ottima qualità, e vengono gettate via così, a volte semplicemente buttate per terra. Come minimo, l’opinione pubblica dovrebbe essere a conoscenza del fatto che si tratta di dispositivi che andrebbero riciclati correttamente. E penso che i produttori dovrebbero fornire una filiera per riutilizzare e riciclare queste batterie, e se possibile muoversi in direzione di prodotti ricaricabili”.
Fonte : Today