Sapeste come è strano iscriversi a un nuovo social network alla fine del 2023. Ricordo l’arrivo di Facebook, e poi di Twitter, quasi venti anni fa. Allora anzi ce n’era anche un altro di social network che andava per la maggiore fra i blogger (anche questa una categoria che ha perso molto significato nel tempo). Si chiamava FriendFeed e quelli che lo frequentavano ancora se ne vantano, tra loro si chiamano friendster, come degli iniziati: noi si che c’eravamo…
Allora stare sui social non era come oggi: si andava su un social essenzialmente per socializzare, per parlare con gli altri, non solo i tuoi amici ma per incontrare gli sconosciuti e trovare in loro qualche interesse comune. Le espressioni fake news e hate speech ancora non esistevano (esistevano le bufale e l’odio e non stavano su Internet); e avevamo la certezza che bastasse dialogare con gli altri per trovare un punto di incontro. I primi anni di Facebook e Twitter sono stati formidabili: il primo per le amicizie, ti consentiva di ritrovare anche i compagni di scuola; il secondo per le notizie, c’era tutto. Stare sui social era entusiasmante.
Ieri per qualche ora in Italia si è vissuta la stessa atmosfera quando dalle 12 ha aperto Threads, che è di fatto il Twitter di Mark Zuckerberg, una app di Instagram lanciata in estate negli Stati Uniti ed ora approdata in Europa. In moltissimi si sono subito iscritti, incoraggiati anche dal fatto che per farlo basta collegare il profilo Instagram.
Il clima su Threads era, e ancora in queste ore è, irreale. Sembriamo come naufraghi approdati su un’isola deserta: ci guardiamo attorno speranzosi di trovare un ambiente amichevole. Siamo tutti li che ci presentiamo, che diciamo, “buongiorno, buonasera”, come in una soap della Rai degli anni 70. Sembra un social in bianco e nero. Qualcuno per il primo post ha voluto scrivere qualcosa di emblematico tipo “Viva l’Italia antifascista” oppure “E’ arrivato prima Threads che il salario minimo”; altri, anche famosi, hanno raccontato chi sono con un understatement che potresti avere incontrando una specie aliena che non sa nulla di noi: “Ciao sono una attrice e una ballerina e voi?”. Altri ancora hanno postato lo screenshot con il quale avevano chiuso il profilo di Twitter, o meglio di X, da quando l’ha comprato Elon Musk.
Appunto, la domanda di molti era: come si fa a evitare che Threads diventi come X? Ovvero, è il sottotesto della domanda, un posto dove litigare, attaccare, insultare e mentire? Come si fa a evitare che serva solo per la promozione personale (quei post che dicono: guardate quanto sono bravo…, li abbiamo fatti tutti, inutile negare). E’ possibile ricreare uno spazio digitale dove conversare, ascoltarsi, informarsi, provare a capire le ragioni dell’altro? Dove ci si chiede scusa e si dice grazie? E’ questa la vera scommessa di Threads, è non è solo tecnologica, non dipende solo da quello che ci farà vedere l’algoritmo; ma è sociale. Dipende anche da noi. Per questo è una scommessa ad alto rischio di fallimento ma che vale la pena tentare. Molti ci stanno provando a giudicare dai primi post e sembrano non solo un po’ più buoni, ma come ringiovaniti. Potrebbe durare pochissimo, ma intanto godiamoci questo momento Cocoon.
Fonte : Repubblica