Circa due anni fa, a dicembre del 2021, il termine “Flurona” compariva sul media israeliano Ynet per indicare il primo caso noto in Israele di co-infezione da Covid e influenza. Oggi se ne torna a parlare in vista dell’aumento dei contagi, in parte dovuto alla stagionalità dei virus influenzali e in parte alla diffusione di nuove varianti del Sars-Cov-2. Ecco cosa sappiamo riguardo alla pericolosità legata al doppio contagio.
L’origine del nome
La parola Flurona deriva dalla fusione di flu, la traduzione inglese di influenza, con le ultime due sillabe di corona, da coronavirus. Si tratta di un termine a carattere per così dire divulgativo, e che, è bene sottolinearlo, non identifica una specifica malattia, ma la co-infezione con un virus influenzale e il Sars-Cov-2.
La co-infezione causa sintomi più gravi?
Per quanto riguarda i sintomi, gli esperti sottolineano che quelli collegati a Covid-19 non sono distinguibili da quelli dovuti alla doppia infezione, o Flurona appunto. È possibile, riferisce a Rai News Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio e docente presso l’Università di Milano, che i casi di Flurona si presentino con una sintomatologia più accentuata, quindi febbre elevata, dolori muscolari e articolari, e sintomi respiratori di vario tipo.
Anche i risultati di uno studio pubblicato su The Lancet a marzo dello scorso anno indicano che la co-infezione può essere correlata con una sintomatologia più grave. Lo studio aveva preso in considerazione un totale di oltre 200 mila pazienti affetti da Covid-19 e ricoverati presso un ospedale del Regno Unito fra febbraio del 2020 e dicembre del 2021. Fra questi, 227 presentavano, oltre all’infezione da Sars-Cov-2, anche un’infezione con un virus influenzale. E dalle analisi era appunto emerso che l’infezione simultanea con questi due virus era collegata con un rischio maggiore di dover ricevere la ventilazione meccanica, e anche con un aumentato rischio di decesso.
Ancora troppi pochi vaccinati
Non è del tutto chiaro se l’osservazione sia estendibile all’intera popolazione o se siano soprattutto i pazienti fragili a correre un rischio maggiore, quel che è certo è che le armi più efficaci che abbiamo a disposizione per limitare questo rischio sono le vaccinazioni anti-influenzale e anti-Covid-19. E a tal proposito, gli esperti non si stancano di ripetere che le coperture vaccinali per la stagione invernale 2023-2024 non sono, almeno per il momento, quelle sperate. Secondo i dati del Ministero della Salute, al 14 dicembre il numero di vaccinati con la versione aggiornata del vaccino contro il Covid-19 risultava pari a poco meno di un milione e mezzo.
Fonte : Wired