Un vaccino dimezza il di rischio di recidiva e di morte a 3 anni dalla rimozione chirurgica del melanoma, il più pericoloso tra i tumori della pelle, in stadio avanzato. È quanto emerge dai dati della sperimentazione clinica che abbina l’immunoterapico pembrolizumab, della farmaceutica Msd, con il vaccino terapeutico a mRna di Moderna. A confermarlo, dopo le anticipazioni dei mesi scorsi, sono le aziende stesse in un comunicato del 14 dicembre. Intervistato, il Ceo di Moderna, Stephane Bancel, ha affermato che il vaccino potrebbe essere approvato per questa applicazione nel 2025, almeno in alcuni Paesi.
Lo studio
Di questo studio clinico (fase 2b) di combinazione ve ne avevamo già parlato qualche tempo fa (qui), e i dati usciti finora, da quelli del meeting dell’American society of clinical oncology (Asco) a giugno scorso fino a quelli più recenti, continuano a confermare il successo della strategia.
In particolare, dopo tre anni dalla resezione chirurgica del melanoma in stadio III e IV (cioè quando la malattia è più aggressiva o si è già diffusa in altre parti del corpo) il trattamento di combinazione con pembrolizumab e il vaccino a mRna 4157 (V940) ha ridotto del 49% il rischio di recidiva o di morte rispetto alla sola terapia con pembrolizumab.
Inoltre, il rischio di diffusione del tumore si è ridotto del 62%.
Una combo promettente
Realizzati con la stessa tecnologia con cui sono stati realizzati i vaccini contro Sars-Cov-2, i vaccini antitumorali a mRna non prevengono la malattia ma sono terapeutici. Sviluppati in modo personalizzato, cioè sulla base dell’analisi molecolare del tumore di ciascun paziente, addestrano il sistema immunitario a riconoscere in modo specifico le cellule tumorali e a eliminarle prima e più efficacemente.
Pembrolizumab (il cui nome commerciale è Keytruda), invece, è un anticorpo monoclonale anti-PD1, un recettore espresso sulla superficie delle cellule tumorali che è in grado di “spegnere” il sistema immunitario. Pembrolizumab si lega in modo specifico a questa molecola neutralizzandone l’effetto, di fatto aumentando la capacità del sistema immunitario di combattere il melanoma e anche altri tipi di tumori.
Prospettive future
Come sottolineato in alcune interviste da Stephane Bancel, Ceo di Moderna, il monitoraggio dei pazienti continua, per capire l’effetto della nuova strategia su un arco di tempo maggiore, a 4 e a 5 anni dall’intervento chirurgico, mentre è iniziato il reclutamento dei pazienti per lo studio clinico di fase 3. L’intenzione, poi, è quella di sperimentare la stessa tecnologia a mRna in combinazione con l’immunoterapia anche in stadi precoci di malattia e per altri tipi di tumore, come il tumore del polmone non a piccole cellule per il quale è stata appena avviata una sperimentazione.
Sempre secondo Bancel, ci sono buone possibilità che le autorità regolatorie approvino a breve l’impiego in clinica del vaccino terapeutico per il melanoma e che possa essere disponibile per il 2025, almeno in alcuni Paesi.
Fonte : Wired