Al bar con Scholz e Macron, il nuovo volto di Meloni la ‘diplomatica’

Facce distese, sorrisi, vestiti informali. Chi lo avrebbe detto all’inizio del mandato di Giorgia Meloni che la leader di Fratelli d’Italia, un tempo sorvegliata speciale in Europa, si sarebbe trovata al tavolo di un bar con i due alfieri dell’europeismo, Emmanuel Macron e Olaf Scholz. I tre hanno tenuto un vertice informale nella notte in un hotel nel cuore di Bruxelles in preparazione del difficile Vertice Ue in cui si dovrà decidere non solo dei negoziati di adesione dell’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, ma anche della revisione del Quadro finanziario pluriennale dell’Ue, il bilancio comunitario, e cui è collegata anche la riforma del Patto di Stabilità.

Temi importanti, decisivi, per il futuro dell’Europa, che avevano portato inizialmente il presidente francese e la premier italiana a organizzare un faccia a faccia notturno nel bar dell’hotel dove entrambi i leader pernottano. E dove soggiorna anche Scholz. Il cancelliere tedesco era nello stesso bar. Entrando ha prima salutato i due colleghi per poi andare a sedersi col suo staff, con cui ha discusso a lungo. Poi, unico in maglietta grigia a maniche corte, si è aggiunto al tavolo (e alla discussione) degli altri due leader. L’incontro è andato “molto bene”, e c’è stata “un’ottima discussione”, ha detto ai cronisti Macron alla fine della riunione, ma fonti ufficiali non hanno fatto trapelare pressoché nulla. Ma quello che è trapelato (e tanto basta) è che i tre si sono incontrati e lo hanno fatto in pubblico, discutendo in un bar, dove c’erano dei giornalisti appostati, e mandando così un segnale di unità. O quantomeno di distensione, se non addirittura armonia.

Al Consiglio europeo è (ancora) tutti contro Orban

I vertici della Ue sono al lavoro per ‘ammorbidire’ le posizioni di Viktor Orban, che ha posto il veto non solo all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, ma anche all’esborso di 50 miliardi necessari a Kiev per portare avanti lo sforzo bellico contro l’invasione della Russia di Vladimir Putin. Meloni ha un rapporto sicuramente privilegiato con Orban, vista la vicinanza politica, e Macron e Schulz sicuramente le avranno chiesto di provare a farlo ragionare. Anche se non saranno le parole di un’alleata a fargli di certo cambiare idea. Il leader magiaro, al di là delle dichiarazioni incendiarie, è un abile negoziatore, e ogni volta che ha alzato la voce a Bruxelles, lo ha fatto per ottenere qualcosa in cambio.

La Commissione europea ha sbloccato già 10,2 miliardi di fondi di coesione per Budapest, che erano congelati dall’Ue nell’ambito di varie procedure a causa delle accuse di violazione dello Stato di diritto. Altri 21 miliardi di euro restano nelle casse di Bruxelles per lo stesso motivo, e Budapest punta a sbloccare anche quelli. Prima dell’avvio dei lavori formali del Consiglio, Meloni ha incontrato Orban, che ha aveva avuto anche un bilaterale con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Fare politica estera vuol dire parlare con tutti”, aveva detto la premier nella sua comunicazione al parlamento in vista del Vertice.

E Meloni lo sta facendo, mantenendo in Europa la linea moderata e diplomatica che ha tenuto fin dall’inizio. La linea che le ha permesso di vincere la diffidenza di chi, come gli stessi Macron e Scholz, avevano difficoltà anche solo a incontrarla dopo la vittoria delle elezioni, essendo la leader di Fratelli d’Italia ritenuta “un’estremista che si temeva sarebbe venuta a Bruxelles a sbattere i pugni sul tavolo e a fare casino”. E invece fin da subito Meloni in Europa si è mostrata più ragionevole di quanto molti si aspettassero, e anche se questo non l’ha portata certo a vincere tutte le sue battaglie (e probabilmente meno di quelle che lei stessa rivendica di aver vinto), le ha comunque permesso di ottenere diversi avanzamenti su dossier importanti per il nostro Paese.

C’erano un italiano, un francese e un tedesco

L’ultimo è stato l’inaspettato endorsement della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al patto sui migranti con l’Albania, definito dalla tedesca “esempio di pensiero fuori dagli schemi”. Peccato che lo stesso patto sia stato bloccato (almeno per ora) dalla Corte di Tirana. “Mi ha molto colpito che si sia fatto riferimento al grande gesto di statista di Mario Draghi per la foto in treno verso Kiev con Scholz e Macron. Io penso che la politica estera non sia fatta di fotografie”, aveva detto due giorni fa in Parlamento Meloni, mentre dava conto della posizione che l’Italia assumerà al Consiglio europeo. Chissà se ora, che ha anche lei una foto “da statista” con i due colleghi, non abbia cambiato idea.

Continua a leggere su Europa.Today.it

Fonte : Today