La Chiesa che “vendeva bambini” per 250 euro

Bambini venduti dalla Chiesa cattolica a famiglie adottive per ingenti somme all’insaputa delle loro madri. È quanto hanno raccontato per la prima volta alcuni testimoni, sia madri che bambini adottati, nel podcast ‘Kinderen van de Kerk’ (Figli della Chiesa, ndr) della testata belga Het Laatste Nieuws. Si parla di circa 30mila figli venduti per cifre comprese tra i 10.000 e i 30.000 franchi belgi, che al tasso attuale corrispondono a 250 – 750 euro. Gli eventi però si sarebbero svolti in un arco temporale che va dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli anni Ottanta. Per quanto accaduto la Conferenza episcopale nel 2015 aveva chiesto pubblicamente scusa alle vittime presso il Parlamento fiammingo.

La ricostruzione

Le donne incinte e non sposate venivano collocate in istituti cattolici, dove subivano umiliazioni e persino abusi sessuali. Poi venivano fatte partorire, con i neonati che subito dopo il parto venivano separati dalla mamma. Alcune donne durante il travaglio venivano sottoposte ad anestesia generale ad altre veniva fatta indossare una maschera per far sì che non vedessero i propri figli. Ma c’è di più: alcune ragazze madri venivano sterilizzate, altre costrette a firmare un documento in cui rinunciavano al figlio. Ad altre ancora, invece, veniva detto che il figlio era nato morto.

Debby Mattys, 57  anni, ha trascorso oltre 20 anni della sua vita alla ricerca della madre naturale perché gran parte dei documenti relativi alla sua nascita e adozione non sono stati opportunamente conservati oppure sono stati distrutti. “Mia madre aveva 18 anni quando ha avuto una gravidanza indesiderata”, ha dichiarato a Het Laaste Nieuws. In risposta alle testimonianze i vescovi hanno espresso la loro compassione per il dolore e il trauma delle vittime, scrive il Brussels Times. La Chiesa chiede un’indagine indipendente sulle condizioni descritte dalle donne coinvolte.

Fonte : Today