L’utilizzo di un terreno sia per produrre energia fotovoltaica tramite pannelli solari sia per dar vita a vere e proprie attività agricole e di allevamento. È questa la definizione che si può dare dell’agrivoltaico, i cui impianti sembrano essere una delle priorità per quel che riguarda il nostro paese.
Ne è una chiara testimonianza quanto deciso di recente dall’Unione Europea. Poco meno di tre settimane fa, infatti, Bruxelles ha approvato la tranche di aiuti di Stato da concedere all’Italia proprio per installare e gestire degli impianti solari che siano compatibili con le varie coltivazioni. Si sta parlando di quasi 2 miliardi di euro (1,7 per la precisione) che verranno erogati anche e soprattutto mediante il cosiddetto RRF, vale a dire il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza. Perché proprio questi impianti e perché in questo periodo?
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Nuovi impianti per ridurre le emissioni
L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile le emissioni di gas a effetto serra, puntando invece sulle fonti rinnovabili. È l’impegno promesso dagli Stati membri che hanno sottoscritto il “Green Deal Europeo”, di conseguenza l’Italia, come altre nazioni, deve puntare su sistemi ben precisi anche per quel che concerne l’agricoltura.
L’ok dell’Ue non è altro che il via libera a un decreto varato dal nostro Governo lo scorso mese di aprile, un testo voluto dal Ministero dell’Ambiente che prevede le misure da attuare per realizzare appunto impianti agrivoltaici di tipo innovativo. Il prossimo passaggio di questo lungo iter consiste a questo punto nella pubblicazione dei bandi del GSE (acronimo che identifica il Gestore dei Servizi Energetici), così da comprendere quali saranno gli investimenti effettivi.
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Gli obiettivi dell’agrivoltaico
L’agrivoltaico “promette” di far convivere in maniera ideale le fonti rinnovabili, l’utilizzo sostenibile del suolo e la tutela della biodiversità. È di sicuro un traguardo ambizioso, ma gli impianti di questo tipo cercano di sfruttare un approccio innovativo, cercando di creare valore condiviso con le comunità locali.
Per arrivare a tutto questo bisognerà sfruttare le competenze degli esperti di settore, in particolare gli agronomi, ma anche le aziende agricole, le università e le startup del settore, in modo da combinare le conoscenze di chi ha dimestichezza con le peculiarità dei vari territori. L’agrivoltaico si basa essenzialmente sull’installazione di pannelli solari sui terreni agricoli. In pratica, si vanno a coltivare le piante sotto questi stessi pannelli, così che ogni coltivazione possa beneficiare di un microclima favorevole.
Visto che l’obiettivo è quello di utilizzare nella maniera più efficiente possibile il suolo a disposizione, il terreno viene sfruttato anche per generare energia pulita proveniente dal sole. Non solo lavorazione del terreno, l’agrivoltaico è anche di più. Ogni fase viene infatti accompagnata da un attento monitoraggio per valutare con la massima attenzione l’impatto sulle colture agricole del sistema fotovoltaico. In aggiunta, si controlla regolarmente a quanto ammonta il risparmio idrico, senza dimenticare valori fondamentali come la fertilità del suolo, gli effetti sul microclima e la resilienza ai cambiamenti climatici.
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Fonte : Today