Il 2023 che sta per finire è stato un anno privo di lanci memorabili per l’elettronica consumer. A parte il visore Vision Pro di Apple, che però arriverà sul mercato solo nel 2024, e anche allora in quantità limitate e a un prezzo molto alto: più una prova di concetto, insomma, che un vero prodotto. Tim Cook, quando lo ha presentato, ha parlato di “spatial computing”, come a dire che l’interfaccia stavolta non è un desktop, e nemmeno un piccolo schermo, ma il mondo intero: messo così, il Vision Pro potrebbe davvero essere l’inizio di una nuova era dell’informatica. Un giorno forse guarderemo indietro al 2023 come l’anno in cui la realtà mista ha cominciato a farsi strada.
E poi c’è l’iPhone, ma stavolta non per i miglioramenti incrementali nella potenza del chip o nella qualità del comparto fotografico. La quindicesima incarnazione dello smartphone Apple è la prima ad adottare un connettore per i dati e l’alimentazione non progettato a Cupertino: sotto la spinta della Ue, stavolta c’è una porta Usb-C, segno che a volte la politica ha ancora la forza di imporre delle scelte per il bene dei consumatori, a dispetto dello strapotere dei giganti della tecnologia. Che questo sia poi un bene anche per la ricerca e lo sviluppo di alternative migliori, rimane da vedere, ma intanto l’anno prossimo è atteso un altro grande cambiamento voluto da Bruxelles: l’apertura dell’App Store di iPhone e iPad ai negozi terzi. Dovrebbe favorire la concorrenza, e però potrebbe avere effetti negativi sulla sicurezza; vedremo se e come Apple saprà trovare un punto di equilibrio.
Per il resto, l’ondata dell’IA generativa travolgerà presto anche l’hardware, costringendo i produttori a reinventare smartphone, computer, tv e gadget, ma pure elettrodomestici di ogni tipo. Al momento si è visto solo qualche timido accenno, nelle nuove funzioni di Windows che integra Bing in Office, nel Pixel 8 di Google in qualche forno da cucina che compila ricette più fantasiose. E nell’AI Pin di Humane, una spilla che nelle intenzioni del produttore, dovrebbe prendere il posto dello smartphone, puntando tutto sull’integrazione con ChatGpt. Non succederà, non ora almeno.
I prodotti dell’anno
Apple Vision Pro
di Bruno Ruffilli
Il visore Vision Pro è stato lanciato a giugno, ma sarà in vendita solo dall’anno prossimo, forse a marzo. Eppure, in un 2023 dominato da software e servizi, è il prodotto hardware che ricorderemo di più. Perché Apple ha finalmente affrontato la realtà (aumentata, virtuale, mista), e lo ha fatto portando soluzioni tecniche originali e intelligenti. Come la possibilità di entrare e uscire dal mondo virtuale semplicemente se qualcuno ci parla, o l’interfaccia poco invasiva e molto intuitiva. Il Vision Pro è costoso e non proprio comodissimo da indossare: non sarà un successo di pubblico, non venderà quanto un iPhone, ma non è pensato per quello. Più che un prodotto da usare tutti i giorni, è una scommessa: che, come dice Tim Cook, apra una nuova era dell’informatica, lo spatial computing. A Cupertino ce la stanno mettendo tutta, e non è detto che non ci riescano anche stavolta.
Lenovo Yoga Book 9I
di Bruno Ruffilli
A Lenovo, che pure è il primo produttore di pc al mondo, va dato atto di sperimentare parecchio con il design e la funzionalità. Nel 2020 ha lanciato il Thinkpad X1 Fold, con un unico schermo pieghevole, ora debutta lo Yoga Book 9i, il primo notebook a doppio schermo Oled da 13,3 pollici. Come due (grandi) tablet affiancati, potremmo dire, ma con la potenza dei processori Intel Core. Sottile e leggero, è facile da usare sia come computer sia come tablet (o nella bizzarra modalità “tenda”), anche se concettualmente l’idea di un solo display pieghevole anziché due separati ci pare più interessante, perché permette di utilizzare lo schermo senza soluzione di continuità. È un fastidio con giochi e film, ma sul multitasking è come avere una postazione con due schermi in mobilità. Buona la tastiera bluetooth, ottima la penna in dotazione. Non è perfetto, ma promettente, anche considerato il prezzo (da 2.799 euro).
Dyson Zone
di Bruno Ruffilli
Sembra una normale cuffia a cancellazione di rumore, per quanto ingombrante, invece è (anche) un dispositivo personale di purificazione dell’aria. Nei padiglioni due micromotori aspirano l’aria dell’esterno per spingerla attraverso un doppio filtro e poi convogliarla in due condotti attraverso i quali raggiunge il naso e la bocca.
Dyson Zone, il primo wearable dell’azienda inglese, isola così dal mondo esterno: niente suoni, niente rumori, niente odori, né agenti chimici o inquinanti; perfetta per i viaggi in metropolitana o aereo, e per mettere una distanza siderale tra chi la usa e il resto dell’umanità. Ci vuole coraggio per proporre un prodotto del genere: funziona bene (più come cuffia che come purificatore d’aria), ma l’utilizzo nella vita di tutti i giorni è nella migliore delle ipotesi complicato, e così in giro se ne vedono pochissime, mentre il prezzo è crollato: da 959 euro a 699 in soli 4 mesi.
Google Pixel 8 Pro
di Bruno Ruffilli
Per anni, gli smartphone Google hanno adoperato un solo obiettivo per il comparto fotografico, colmando magistralmente con il software le limitazioni dell’hardware: oggi, però, il Pixel 8 Pro ne ha tre, come i top di gamma di quasi tutti gli altri produttori. Ma anche qui la fotografia computazionale è spinta al massimo, con un livello mai visto prima di elaborazione dell’immagine. Il Pixel 8 Pro (e anche il più economico Pixel 8) scatta foto che non esistono. Registra tante immagini a intervalli brevissimi, e di queste isola alcuni particolari: chi ha gli occhi aperti, chi sorride, chi guarda verso l’obiettivo. Poi li combina in una foto perfetta, ma inesistente nella realtà: nessuno ha riso insieme agli altri, c’era certamente chi aveva gli occhi chiusi, qualcuno guardava da un’altra parte. Verrà (presto) il giorno in cui l’IA cambierà radicalmente il modo in cui usiamo gli smartphone, ma a Mountain View sono un passo avanti agli altri.
Leica M11-P
di Bruno Ruffilli
La Leica M11-P è una fotocamera per professionisti, con sensore CMOS BSI da 60 MP, memoria interna da 256 GB espandibile, tecnologia a tripla risoluzione e processore Maestro III. Nasce con un compito preciso: combattere le manipolazioni, le fake news, le invenzioni dell’IA generativa. Per questo registra le Content Credentials nei metadati fin dalla fase di acquisizione e garantisce l’autenticità dell’immagine criptando le informazioni con uno speciale chip. L’autenticità delle foto e le eventuali manipolazioni possono essere verificate da chiunque, sul sito contentcredentials.org/verify. Altri produttori ci avevano già provato, ma lo standard adottato da Leica potrebbe avere successo: fa parte della Content Authenticity Initiative (CAI), ideata da Adobe nel 2019, che oggi conta quasi 2.000 membri, tra cui AFP, Associated Press, BBC, Getty Images, Microsoft, Reuters, The Wall Street Journal e altri.
Humane Ai Pin
di Andrea Nepori
Una spilla da giacca intelligente e connessa a internet, capace di ricevere e inviare messaggi, o di cercare su internet le risposte a qualsiasi domanda. Si chiama Ai Pin ed è il dispositivo indossabile che secondo Humane, startup di due ex-dipendenti Apple, si candida a sostituire lo smartphone. Sul Pin gira un sistema basato sull’intelligenza artificiale generativa dotato di un assistente intelligente con cui dialogare. C’è anche il dettaglio da film di fantascienza: un laser che proietta un’interfaccia effimera sul palmo della mano per controllare funzioni di base muovendo le dita.
La macchina del marketing è a pieno regime, ma il salto dalla tasca al bavero non è scontato. Parlare a un’IA in pubblico è ancora un tabù diffuso (quanti dialogano con Siri e Alexa in treno o sul bus?) e il prezzo è per pochi: 699 dollari più un abbonamento mensile di 24 dollari per il 4G. Chissà se lo vedremo mai in Europa.
Bluetti EP760
di Andrea Nepori
Negli ultimi anni l’aumento del costo dell’energia e il calo dei prezzi dei pannelli solari hanno favorito lo sviluppo di soluzioni alternative per l’accumulo energetico domestico e l’indipendenza dalla rete delle abitazioni. Nel 2023 la cinese Bluetti ha presentato l’EP760 un sistema di accumulo modulare che permette di immagazzinare fino a 19.840 Wh di energia. Questa capacità non solo può garantire la totale indipendenza di una casa di grandi dimensioni ma anche di uffici o sedi di piccole imprese. Il sistema si può posizionare all’interno o all’esterno, accoppiare con impianti solari esistenti o usare per il trasferimento dei carichi di punta se collegato alla rete pubblica. L’EP760 è inoltre dotato di un inverter capace di erogare una potenza di picco di 7600W a 230V, adatto ad alimentare in contemporanea diversi elettrodomestici. Prezzi di listino da 9.087 euro (ma si trovano molti sconti) con due batterie B500 incluse.
Teenage Engineering EP-133 KO II
di Andrea Nepori
Negli ultimi vent’anni l’azienda svedese Teenage Engineering si è fatta conoscere sul mercato globale con strumenti elettronici che uniscono l’alta tecnologia a un design industriale retro-minimal.
Sintetizzatori come l’OP-1 hanno creato un nuovo mercato e conquistato musicisti del calibro di Bon Iver, Jean Michel Jarre e Depeche Mode. Per tutti gli altri c’era un solo problema: il prezzo altissimo. L’ultimo modello lanciato da Teenage Engineering, il campionatore EP-133 KO II, va però in controtendenza. Costa 349 euro e racchiude funzioni di sampling avanzate, qualità audio eccellente, Midi in e out per suonare con una tastiera, audio input e output, microfono e speaker, e ovviamente un sequencer per creare le tracce. Non solo: è anche un piccolo capolavoro di UX e design, grazie a un look a metà fra il primo Walkman e i capolavori Braun di Dieter Rams.
LG Stanbyme
di Andrea Nepori
era bisogno di uno smart TV da 27” montato su una piantana con le rotelle? Probabilmente no, ma dal paese che ci ha dato Gangnam Style e Squid Game ci aspettiamo di tutto. E infatti LG l’ha fatto lo stesso: si chiama StanByMe (sic) ed è un monitor smart con touchscreen che si può scarrozzare per la casa o fuori come una comoda asta per la flebo. Sghignazzi a parte, è una bella idea: il design si adatta bene a qualsiasi arredamento, la base racchiude una batteria che dura fino a tre ore (dispiace per i fan di Martin Scorsese), il sistema WebOS funziona alla grande e il monitor si può pure ruotare in verticale. Peccato però che il display sia solo un Full HD 1080p, una risoluzione inaccettabile a questo prezzo (1.190 euro). LG offre televisori eccellenti con il doppio dei pollici e pannelli OLED 4K a cifre inferiori. Se alle rotelle preferite la qualità dell’immagine la scelta è molto semplice.
Sonos Era 300
di Bruno Ruffilli
Con la sola eccezione dell’HomePod, pensato apposta per Apple Music, finora non esistevano speaker singoli compatibili con Dolby Atmos e audio spaziale. Ma nel 2023 sono stati presentati prima il Sonos Era 300 (499 euro), poi il JBL Authentics 500 (629 euro), segno che per questo formato un futuro esiste, almeno secondo produttori di hardware e piattaforme di streaming. Dei due modelli, il Sonos è più piccolo, si integra più facilmente in casa, anche se ovviamente suona meno forte. Nessuna concessione alla nostalgia, ma un design lineare e inedito, che nasconde 4 tweeter e 2 woofer per gestire le basse frequenze, più un sistema che corregge in tempo reale l’interazione con l’ambiente per ottenere una risposta in frequenza il più lineare possibile. Risultato: un suono che riempie la stanza, è chiaro e mai stancante. Ottima l’app di Sonos, ampia la disponibilità di collegamenti con altri apparecchi.
Fonte : Repubblica