Ho visto un video che mostra l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre scorso. Il filmato è un montaggio fatto dal governo di Israele con diverse fonti. Gran parte del girato proviene dagli smartphone di componenti di Hamas (immagini pubblicate su canali Telegram e sui social, in quest’ultimo caso, rimossi successivamente), ma anche da telecamere israeliane – pubbliche e private – a circuito chiuso e dai telefonini dei sopravvissuti, in particolare di chi si è salvato al festival musicale Supernova. Il video dura circa 40 minuti ed è stato trasmesso a Milano in un ufficio di Israele in Italia. È stato mostrato in una sala riunioni a una decina di giornalisti (a cui è stato chiesto di lasciare all’ingresso i cellulari e ogni altro strumento per fare riprese video), alla presenza di Alon Bar, ambasciatore di Israele in Italia.
Cosa mostra il video
Le immagini sono molto crude, senza filtri e montate in ordine cronologico: si parte dall’ingresso in Israele, per poi arrivare all’attacco ai kibbutz e infine i video del rave. Si vedono omicidi, rapimenti, videoselfie dei combattenti di Hamas, lanci di bombe a mano, umiliazioni, decapitazioni e fucilazioni di corpi morti, esseri umani carbonizzati e anche gallery fotografiche delle vittime oscurate o irriconoscibili. Molte delle immagini di Hamas sono state girate con body cam: il risultato estetico è quello di un videogioco dove il punto vista della camera è di chi spara. Si potrebbe raccontare molto altro del video, ma non aggiungerebbe nulla all’orrore provato alla visione di quelle immagini e alla descrizione fin qui riportata. Diventerebbe pornografia, che risparmiamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori.
In passato Israele è stata restia a mostrare immagini del conflitto con la Palestina e Hamas. Stavolta, tuttavia, per stessa ammissione dell’ambasciatore, c’è la volontà di parlare all’opinione pubblica, soprattutto a coloro che hanno messo in dubbio alcuni aspetti dell’attacco di Hamas.
Parlare con l’opinione pubblica
Già, l’opinione pubblica. La quale, secondo Israele, non ha compreso quanto accaduto il 7 ottobre e che – sempre secondo lo Stato ebraico – continua a mettere sullo stesso piano Hamas con Israele. Una delle ragioni è anche da cercare nei social media. “Sono strumenti fatti per polarizzare le opinioni. Su quello fanno soldi e così quelle piattaforme non aiutano nella comprensione di fenomeni complessi”, spiega Bar. A chi gli fa notare che non c’è una proporzionalità tra le vittime in Israele e quelle a Gaza, l’ambasciatore risponde: “Non è possibile confrontare i numeri dei morti di una parte o dell’altra, certi calcoli vanno fatti sulle azioni messe in campo con le intenzioni di uccidere”. Una risposta che non ci convince ma che registriamo e per dovere di cronaca riportiamo.
Ma allora perché mostrare il video solo a pochi giornalisti e non a tutti? “Il principale motivo è il rispetto delle vittime e dei loro famigliari. Per questo abbiamo deciso di non rendere pubblico il video”, dice l’ambasciatore al termine della proiezione.
E ora? Ci sono diverse incognite sul futuro e sulle possibili evoluzioni del conflitto, anche ascoltando le parole di Bar. L’ambasciatore ha però delle certezze rispetto alle intenzioni di Israele per i mesi a venire: “Vogliamo sconfiggere Hamas, liberare tutti gli ostaggi e impedire che quanto accaduto il 7 ottobre possa ripetersi”. Bar dice poi che non c’è alcuna volontà di colpire i civili palestinesi anche se è possibile che questo avvenga e sia avvenuto. A Gaza, al momento, si contano oltre 18mila vittime dall’inizio delle ostilità. L’ambasciatore, ad ogni modo, ripete spesso durante le risposte date ai giornalisti un concetto: “È ovvio che per noi, dopo quelle immagini che vi abbiamo mostrato, è impossibile tornare indietro al 6 ottobre”.
Fonte : Wired