La crisi dell’industria del cocco in Sri Lanka

Corruzione e mancanza di manodopera tra le cause, ma l’ultimo ostacolo è arrivato con la proposta di bilancio del presidente Ranil Wickremesinghe di aumentare l’IVA del 18%. Secondo alcuni il settore sarebbe addirittura sull’orlo del collasso.

Colombo (AsiaNews) – L’industria del cocco dello Sri Lanka sta affrontando una grave crisi a causa di una serie di fattori: corruzione, tasse elevate, problemi legati ai fertilizzanti e alla salute delle colture, nonché la mancanza di assistenza statale nel raggiungere il mercato globale. Quella che era “una volta un’industria fiorente”, secondo gli esperti, sta affrontando un calo della produzione e della produttività anche perché il settore del cocco non gode di sussidi statali. I piccoli proprietari terrieri, che costituiscono il 69% dell’industria agricola, stanno quindi abbandonando il settore, tra le altre cose, anche a causa della mancanza di manodopera.

“L’ultimo di una serie di colpi è arrivato con la proposta di bilancio 2024 del presidente Ranil Wickremesinghe di aumentare l’IVA del 18% sui prodotti a base di cocco”, hanno raccontato ad AsiaNews gli agricoltori Mayantha Sirimanne e Nilushika Ratnayaka. “Ciò aumenterebbe ulteriormente i prezzi rendendo il prodotto sempre meno competitivo. Molti agricoltori stanno dividendo i propri terreni per metterli in vendita e secondo alcuni il collasso del settore sarebbe imminente”.

“Di recente abbiamo partecipato a un’asta presso la Coconut Development Authority”, hanno proseguito gli agricoltori. “Al posto dell’atmosfera frenetica tipica dei locali delle aste, abbiamo visto una manciata di broker e venditori fare offerte in mezzo a normali chiacchiere. Non c’era una vera chiamata per le offerte”, hanno rivelato Mayantha e Nilushika. Alcuni broker hanno inoltre spiegato che “i prezzi d’asta non sono un reale riflesso dello stock disponibile, perché solo circa l’1% delle noci di cocco prodotte vengono vendute all’asta. Ciò indica che l’industria è controllata da intermediari, che determinano i prezzi di vendita all’ingrosso, al momento sceso a circa 45 rupie, una decina in meno rispetto alla vendita al dettaglio”.

L’analista economico Navin Punchihewa ha detto ad AsiaNews che “in una recente udienza del Comitato per le imprese pubbliche, è stato rivelato che il sistema di aste online introdotto per demolire i monopoli ‘mafiosi’ è stato contrastato e ostacolato dai broker che volevano mantenere i loro interessi. I funzionari del CDA hanno a lungo mantenuto il sistema inattivo entrando in collusione con gli intermediari, nonostante la legge preveda che le imprese statali vendano i loro prodotti in un’asta pubblica. Tuttavia, durante il mandato di un ex ministro delle piantagioni accusato di manomettere i prezzi, la corruzione ha avuto modo di prosperare. Tale ministro – ha proseguito Punchihewa – avrebbe venduto il raccolto delle piantagioni di Chilaw attraverso un’asta privata, bypassando il CDA”.

Come spiegato dal presidente dell’Associazione dei coltivatori di cocco, Neomal Perera, che si occupa dell’esportazione del prodotto, “l’industria dello Sri Lanka sta affrontando un’enorme crisi a causa della scarsità di noci di cocco nel Paese, mentre la domanda è in aumento sia a livello nazionale che internazionale. I problemi con le esportazioni si stanno verificando verso mercati importanti come gli Stati Uniti e l’Unione europea. Nel frattempo, il Coconut Research Institute e il Coconut Cultivation Board all’inizio di quest’anno hanno rilasciato informazioni imprecise alla Banca centrale, indicando un raccolto di circa 3,3 miliardi di noci di cocco, mentre era di non più di 2,7 miliardi. Quest’anno l’industria ha sofferto perché non siamo stati in grado di ottenere un prezzo adeguato dagli acquirenti stranieri”, ha riassunto Neomal.

Fonte : Asia