Huawei ha presentato a Dubai tre nuovi prodotti: il feeling con gli Emirati Arabi non è casuale

In uno dei grattacieli più iconici di Dubai, l’Address Sky View a pochi passi dalle famose “fontane danzanti” del Burj Khalifa, Huawei ha lanciato tre nuovi prodotti: il pc MateBook 16 D (di 13esima generazione), il tablet MatePad Pro da 13.2” e gli auricolari FreeClip dalla forma curiosa e innovativa.

Il Burj Khalifa, il grattacielo più alto di Dubai, si staglia dietro il pannello luminoso che annuncia l'evento di Dubai

All’evento chiamato “Creation of Beauty” hanno partecipato diversi giornalisti di testate europee (tra cui chi scrive, ndr) e il talentuoso illustratore italiano Ale Giorgini, che è salito sul palco per spiegare come la tecnologia, in particolare i tablet, hanno cambiato profondamente il suo processo creativo.

L'illustratore italiano Ale Giorgini durante il suo speech a Dubai

Giorgini ha provato in anteprima il nuovo MatePad Pro di Huawei con display Oled (2,880×1,920 pixel) e sostiene che i punti di forza del tablet, rispetto alle versioni precedenti, sono essenzialmente tre: è molto più leggero (Huawei dichiara appena 580 g, il che lo renderebbe più leggero di 100g rispetto a un iPad Pro 12.9″ Apple), ha un sistema operativo fluido e può contare su una smart pen – la nuova Huawei M-Pencil di 3a generazione – estremamente sensibile.

“Per il mio lavoro uso anche la Apple Pencil e devo dire che la M-Pencil di Huawei, soprattutto nelle sfumature che riesce a produrre, è un prodotto superiore” ha detto Giorgini a Italian Tech.

Il MatePad Pro da 13,2” e il MateBook D 16 di 13a generazione arriveranno in Europa – e dunque anche in Italia – a gennaio prossimo. Le FreeClip, invece, sono già disponibili nel nostro Paese.

I nuovi auricolari sembrano esprimere al meglio la strategia Huawei per i suoi wearable, che punta sull’estetica ma anche sulla solidità delle performance. Le FreeClip si agganciano come fossero due clip, appunto, con un archetto che tiene insieme da un parte la piccola sfera in cui è integrato l’altoparlante e, dall’altrà, la batteria che si fissa dietro l’orecchio.

Il risultato è un auricolare estremamente leggero che quasi ci si dimentica di indossare. E che resta saldo all’orecchio anche se si scuote energicamente la testa.

Le FreeClip insomma sono auricolari ideali per chi fa attività sportiva, in particolare per chi corre abitualmente, ma la loro particolare struttura ergonomica le rende anche un oggetto estremamente trendy.

Gli auricolari Huawei sono soprattutto comodi. Al di là del fatto che non esiste distinzione tra auricolare destro e sinistro – il che rende più semplice riporli nella loro custoida – le FreeClip sono auricolari open-ear: la sfera con lo speaker infatti non finisce nel canale uditivo esterno ma si appoggia invece alla conca del padiglione auricolare.

Le FreeClip sono meno invadenti e si indossano a lungo senza fastidi. Ma di contro non è presente la cancellazione attiva del rumore. La resa sonora, dopo un primo test effettuato nell’area demo dell’evento organizzato a Dubai, sembra comunque buona, anche grazie agli aggiustamenti che si possono fare attraverso un equalizzatore dedicato. Certo, gli auricolari non danno il massimo in ambienti rumorosi.

L’autonomia delle FreeClip – dichiarata da Huawei – è di 8 ore. Ma grazie alla ricarica che avviene nella loro custodia, può toccare complessivamente le 36 ore. Due i colori disponibili: nero e viola. Sono in vendita a un prezzo di 199,90 euro.

I prodotti lanciati negli Emirati Arabi sono solo l’antipasto di un 2024 che l’azienda asiatica ha intenzione di vivere da protagonista. Il suo amministratore delegato, Richard Yu, ha detto recentemente che il prossimo anno Huawei lancerà dispositivi innovativi pronti a “riscrivere la storia dell’industria tech”. Yu non ha specificato la natura di tali prodotti.

La promessa enfatica di Richard Yu rispecchia un entusiasmo percepibile tra i manager Huawei volati a Dubai.

Proprio ieri l’agenzia Reuters ha scritto che nel 2025 Huawei aprirà in Francia la sua prima fabbrica europea di apparecchiature per reti mobili.

Lo stabilimento nascerà vicino a Strasburgo nonostante diversi governi dell’Ue vietino o limitino – per ragioni di sicurezza-  l’utilizzo di componenti 5G prodotti Huawei per le infrastrutture dedicate alle telecomunicazioni. Tra questi c’era anche la Francia, che sembra aver ammorbidito la sua posizione in seguito a un incontro tra il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, e il vicepremier cinese He Lifeng avvenuto a Pechino a luglio scorso.

A questa notizia si aggiunge l’ottimismo scaturito appena due mesi fa dal lancio, in Cina, del nuovo smartphone top di gamma Mate 60 (e Mate 60 Pro) dotato di un “miracoloso” processore avanzato: il Kirin 9000s a 7 nanometri prodotto dall’azienda cinese SMIC (Semiconductor International Manufacturing Corp). Della serie Mate 60, che grazie al nuovo processore è tornata ad agganciarsi al 5G, sono stati spediti 2.4 milioni di pezzi (dato Counterpoint).

Il Kirini 9000s ha colto il mondo di sorpresa. In modo particolare gli Usa, che hanno disposto da tempo un embargo sulle tecnologie che servono per realizzarlo. Questo vuol dire che SMIC ha realizzato il nuovo processore in casa.

SMIC in realtà avrebbe prodotto un processore ancora più avanzato, il Kirin 9006c a 5 nanometri, che è stato montato su un nuovo notebook Huawei disponibile soltanto in Cina: il Qingyun L540 da 14 pollici.

“Nanometri” è la misura che indica la lunghezza media dei transistor sulla superficie del chip. Più sono piccoli i transistor (misurati in nm), più possono essercene in un determinato spazio. E questo ha un impatto positivo sulle prestazioni e sull’efficienza energetica del processore .

Tuttavia un numero inferiore di nanometri non assicura necessariamente un processore più performante. Ci sono altri elementi in ballo, come il numero dei core e l’architettura del processore stesso. Ma i passi in avanti di Huawei, in un mondo che ha sempre più fame di chip avanzati, mette in condizione il colosso tech cinese di competere al livello globale e di liberarsi dalla dipendenza dei fornitori statunitensi.

È quanto temevano le aziende americane specializzate nella produzione di processori – come Nvidia, Intel (che produce il processore Intel Core i9 montato sul MateBook D 16 di 13a generazione) e Qualcomm – che negli ultimi tempi hanno chiesto al governo Usa di alleggerire le restrizioni imposte un anno fa dal presidente Biden sulla vendita di semiconduttori – i materiali utilizzati per creare transistor nei processori – ad aziende cinesi.

Tali restrizioni potrebbero accelerare lo sviluppo di un’industria dei chip indipendente che potrebbe condurre, un giorno, a un dominio cinese in questo settore. “Si rischia di stimolare lo sviluppo di un ecosistema guidato dai concorrenti – ha affermato Tim Teter, consigliere generale di Nvidia – E ciò può avere un effetto molto negativo sulla leadership degli Stati Uniti nel mercato dei semiconduttori, nella tecnologia avanzata e nell’intelligenza artificiale”.

Proprio l’intelligenza artificiale è uno dei motivi che lega, a quanto pare, Huawei agli Emirati.

Ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti a un’ora e mezza di macchina da Dubai, ha sede G42, una società di intelligenza artificiale controllata dallo sceicco Rashid Al Maktoum che secondo il governo americano starebbe lavorando con aziende cinesi tra cui Huawei.

G42 negli ultimi mesi ha stretto accordi economici con colossi farmaceutici europei come AstraZeneca e con una non identificata società della Silicon Valley per costruire un “supercomputer”. Il mese scorso, inoltre, G42 ha annunciato una partnership con OpenAI, l’azienda che ha creato ChatGPT, che contribuirà alla diffusione dell’intelligenza artificiale negli Emirati.

In Medio Oriente, inoltre, Huawei sta portando avanti trattative per lanciare una rete 5G avanzata – chiamata 5.5G – che punta a migliorare le prestazioni di tecnologie come la realtà virtuale e le auto a guida autonoma.

Huawei ha annunciato le prime apparecchiature per il 5.5G proprio a Dubai questa settimana, in collaborazione con Du – uno dei due operatori di telecomunicazioni negli Emirati – e Saudi Telecom, azienda dell’Arabia Saudita.

Per Cao Ming, President of Huawei Wireless Network, le future reti 5.5G aumenteranno di dieci volte la velocità di trasmissione dati delle reti esistenti e contribuiranno all’evoluzione del 6G.

Fonte : Repubblica