L’Italia frena sulle sanzioni contro i coloni israeliani estremisti

L’Italia è contraria all’imposizione di sanzioni e al ritiro dei visti nei confronti dei coloni israeliani accusati di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania. La proposta sarà sul tavolo dei leader europei nel Summit Ue di giovedì prossimo, con un gruppo di Paesi che sta spingendo affinché la misura venga decisa seguendo quanto già fatto dagli Stati Uniti la scorsa settimana. “È arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti e prendere le misure che possiamo prendere in Cisgiordania. Non posso dire che ci sia stata unanimità al Consiglio ma si lavora per trovare una lista di persone responsabili per le violenze e gli Stati membri decideranno se approvare la proposta o meno”, ha detto il responsabile della diplomazia Ue, Josep Borrell, al termine del Consiglio affari esteri a Bruxelles.

Aumentano le violenze dei coloni israeliani contro i palestinesi, gli Usa bloccano i visti

La violenza dei coloni israeliani contro i palestinesi era già aumentata negli ultimi mesi dopo il via libera all’espansione degli insediamenti, concessi dal governo di Benjamin Netanyahu che si fonda sull’appoggio di partiti fortemente religiosi, ed è considerato il più estremista della storia della nazione. Gli attacchi sono aumentati ulteriormente dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, in cui sono stati uccisi più di 1.200 israeliani, in gran parte civili, e il conseguente scoppio della guerra a Gaza. Da allora, secondo le Nazioni Unite, le aggressioni dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania sono raddoppiate. Coloni armati e in uniforme si sono presentati nei villaggi palestinesi minacciando di uccidere chi non se ne andava, affermano residenti, attivisti israeliani per la pace e l’Onu.

Secondo le Nazioni Unite e il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem, gli incidenti hanno spinto oltre mille palestinesi di almeno 15 comunità a fuggire dalle loro case in Cisgiordania. Il numero è più del doppio del totale degli sfollati in Cisgiordania tra l’inizio del 2022 e il 6 ottobre di quest’anno, secondo B’Tselem. In tutto dal 7 ottobre più di più di 246 palestinesi, tra cui 65 bambini, sono stati uccisi in Cisgiordania secondo le Nazioni Unite. La maggior parte è stata uccisa dalle forze israeliane, ma almeno otto sono stati uccisi dai coloni. Complessivamente, Israele conta più di 700mila coloni distribuiti in 150 insediamenti autorizzati dal governo e 128 avamposti non autorizzati in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

“Non possiamo equiparare Hamas ai coloni di Israele”, ha detto però il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, a margine della riunione a Bruxelles. “Io condanno le violenze e le altre intemperanze, ma non è un’organizzazione terroristica quella dei coloni, non si può mettere sullo stesso piano il colono con il terrorista di Hamas”, ha affermato Tajani. I governi di Italia, Francia e Germania hanno firmato congiuntamente una lettera per appoggiare la proposta di Borrell, di istituire un regime sanzionatorio più stringente contro Hamas, che è già considerata una organizzazione terroristica dall’Ue, ma il nostro governo non sembra appoggiare l’idea di sanzioni parallele contro i coloni israeliani violenti.

Spagna, Irlanda, Malta e Belgio sono invece favorevoli all’idea, e stanno invece spingendo per una posizione più decisa contro Tel Aviv, affinché cessino le ostilità che fino ad ora hanno portato alla morte di 18mila persone, per la maggior parte civili, di cui oltre 6mila bambini, e al ferimento di circa 50mila persone. “Dobbiamo chiedere immediatamente a tutte le parti di dichiarare un cessate il fuoco umanitario duraturo che possa portare alla fine delle ostilità”, hanno scritto i leader irlandese, spagnolo, maltese e belga in una lettera indirizzata a Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. L’obiettivo di questa iniziativa è quello di “porre fine alla carneficina, al massacro di civili innocenti”, ha spiegato il ministro degli Esteri irlandese Michael Martin al suo arrivo a Bruxelles. Ma lo scorso Consiglio europeo i leader dei 27 non andarono oltre la richiesta di “pause umanitarie”, ed sembra difficile che nel prossimo si vada oltre, nonostante tra i favorevoli al cessate il fuoco ci sia anche la Francia di Emmanuel Macron.

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Fonte : Today