Potrebbe morire in seguito al parto, e anche il bambino che ha in grembo rischia di non sopravvivere. Ma per i giudici della Corte suprema del Texas, Kate Cox deve andare avanti con la gravidanza, anche a costo di perdere la vita. In uno degli Stati più conservatori del Texas, dove l’aborto è consentito solo in rari casi, succede anche questo.
La donna, già madre di due bambini e ora incinta alla ventesima settimana, ha scoperto che il feto è affetto da trisomia 18, conosciuta anche come sindrome di Edwards, un disordine genetico che causa varie e gravi malformazioni fisiche e cognitive al nascituro, spesso fatale prima del parto o nel primo anno di vita. La ginecologa le ha consigliato di non portare a termine la gestazione, avvisandola che altrimenti mette a rischio anche la sua vita e la sua futura fertilità.
Per questo, ha iniziato una difficile battaglia giudiziaria, la prima del genere in Usa dopo la svolta del 2022, quando la Corte suprema federale ha annullato la Roe v. Wade, la sentenza che aveva garantito per mezzo secolo il diritto delle donne americane di interrompere la gravidanza. Nei giorni scorsi, Cox aveva vinto il primo round: la giudice distrettuale Maya Guerra Gamble aveva stabilito che la donna ha il diritto di abortire in base a una delle rare eccezioni mediche previste dalla legge del Texas. Ma il giorno dopo l’avvocato generale Ken Paxton, un repubblicano anti-abortista, ha presentato ricorso alla Corte suprema statale, che ha sospeso la decisione del giudice in attesa di entrare nel merito della questione.
E così la vita di Cox resta appesa a una querelle giudiziaria che ha forti connotazioni politiche. Fra un anno, gli statunitensi andranno alle urne per eleggere il presidente, e la questione dell’aborto divide profondamente l’ala più estremista dei repubblicani e i democratici. Il caso texano mette a nudo anche i preoccupanti limiti delle leggi contro l’interruzione di gravidanza. Nello Stato l’aborto dovrebbe essere consentito nei casi in cui la vita della madre può essere in pericolo, ma i medici sostengono che il testo della legge non è chiaro e che rischiano conseguenze legali: sino a 99 anni di prigione, multe fino a 100 mila dollari e la revoca della licenza. L’odissea di Cox dimostra che anche sui rischi per la vita delle madri, il giudizio della scienza può essere messo in discussione dagli orientamenti politici.
Continua a leggere su Today
Fonte : Today